Alessandro Di Battista, Senaldi inchioda i grillini: la verità dei sondaggi, perché crollano.

Analisi spietata del direttore di Libero Quotidiano.

Nel giorno che doveva sancirne il trionfo, sui grillini è piovuta una doccia gelata. Mentre Di Maio, con il premier Conte a fargli da spalla, presentava la tesserina del reddito di cittadinanza come fosse il nuovo modello dell' i-Phone, su La7 Mentana rendeva noti gli ultimi sondaggi Swg: Lega al 33,8%, più 1,2 in sette giorni, M5S al 24%, meno 0,9. Segnale allarmante per Cinquestelle, significa che gli italiani hanno smesso di cascarci.

Hanno capito che il ministro del Lavoro non è Steve Jobs e il rettangolino plastificato che egli esibiva come un avveniristico capolavoro appena sbarcato dal mondo delle meraviglie è una promessa di debito per 55 milioni di cittadini e un' elemosina per gli altri, distribuita con dubbi criteri d' equità. Già Renzi aveva la mania delle conferenze stampa di governo a effetto, e l' ha pagata cara, ma il tracollo di consensi di M5S si annuncia più rapido della caduta del Pd. E soprattutto, a differenza di quello dei Dem, è senza speranze di risalita.

Il dato dei consensi è ancora più emblematico se si riflette sul fatto che arriva alla fine della più turbolenta settimana nei rapporti tra leghisti e grillini da che è partito l' esecutivo gialloverde. I due alleati, ma forse ormai è il caso di chiamarli compagni di strada occasionali, hanno litigato su tutto e i cinquestelle hanno avuto la capacità di assumere sempre la posizione più impopolare.

Salvini raddoppia i consensi grazie alla politica sugli immigrati, chiede aiuto contro i giudici che vogliono processarlo per essa, rende pubblica la notizia che la decisione di non far sbarcare i profughi dalla Diciotti è stata di tutto il governo e i grillini, con il presidente Fico in testa, anziché menarsene vanto vogliono metterlo alla sbarra. Hanno le manette nel dna e una tale disistima della propria capacità di convincimento e dei propri elettori che temono di non riuscire a spiegare loro la differenza tra un processo, sacrosanto, a chi ruba e uno, politico, a un ministro che prende una decisione di governo.

DALLA PARTE SBAGLIATA
Fosse solo questo. Di Battista ha girato l' America Latina per quasi un anno collegandosi via satellite ogni due per tre per parlare di politica italiana. Il turista per finta è così pervaso di ideologia marxista e ha una capacità d' osservazione così limitata da attraversare i Caraibi senza riuscire a capire che in Venezuela c' è una dittatura. Infatti ha obbligato l' Italia, una democrazia occidentale, a schierarsi con l' affamatore di popolo Maduro, costringendo perfino il poco loquace Mattarella a intervenire per garantire al mondo che non stiamo diventando la nuova Unione Sovietica. D' altronde il feeling tra M5S e l' erede di Chavez è spiegabile con il fatto che la Roma della Raggi, anche quanto a sicurezza, somiglia sempre più a Caracas.

 

Poi c' è il caso Tav, di cui gli italiani sanno poco, ma è bastato che gli esperti della commissione voluta dai grillini dicessero che non serve e che Di Maio assicurasse che finché c' è lui non si farà perché sorgessero spontanee manifestazioni di piazza a favore delle grandi opere.

Toninelli merita un capitolo a parte. A trenta giorni dalla tragedia di Genova, da Vespa sorrideva con il plastico del nuovo Ponte Morandi, promettendo che l' avremmo visto su per il 2020. Si è preso una caterva di fischi  e, sei mesi dopo, abbiamo ancora in piedi il mozzicone avanzo del crollo. In compenso ha detto che non gli importa nulla se l' Europa ci chiederà indietro i soldi che ci ha dato per la Tav. Sono spiccioli, dice, ma si dubita che li metterà lui. Però dopo una nevicata ha promesso di rendere pubblica l' Autostrada del Brennero, che già lo è e nella quale l' incauto ministro ha collocato settimane fa un tunnel inesistente.

Anche sulle profilassi, cavallo di battaglia del Movimento, siamo al caos. I grillini dicono di non volerli, però vaccinano i loro figli, meno male, e la ministra M5S della Salute, la Grillo, li difende, come ultimamente ha fatto, con una giravolta di 180 gradi, pure Beppe, il Grillo comico per scelta e non per inadeguatezza manifesta. Sono impagabili. Cavalcano l' ignoranza dei no-vax per prendere voti, ma nel privato fanno l' opposto. Logico che quando la gente lo capisce, i voti se ne vadano.

Tutti gli elettori di centrodestra si chiedono cosa aspetti Salvini a tagliare il cordone e mandare gambe all' aria il governo. Le Europee, si vocifera, ma per altri aspetterà che si concluda tutto il giro delle Amministrative del 2019. Ma chi glielo fa fare? Fintanto che Berlusconi dorme e il Pd litiga sul fatto se sia meglio perdere con Calenda, Zingaretti o Martina, Matteo cresce per il semplice fatto di governare con gente totalmente inadeguata. A Salvini basta lasciare parlare Di Maio e compagni e dire l' opposto per crescere nei consensi, quasi per inerzia. Ancora qualche mese e poi perfino Mattarella, che a primavera vedeva il leader leghista come il fumo negli occhi e avrebbe preferito un governo Pd-M5S, si convincerà che, piuttosto che andare avanti con i grillini, meglio tornare alle urne e consegnare il Paese alle destre.

FUGHE E FISCHI
Non si può lasciare impunito Di Battista. Era atteso come la Madonna per risollevare la baracca, ma non fa che creare guai. La sua missione è rassicurare la base che il matrimonio d' interessi con la Lega non ha inquinato il Movimento, ma quella che doveva essere la soluzione si sta rivelando il problema.

La maggior parte degli italiani che ha votato M5S lo ha fatto per protesta, per rottamare il Pd e Forza Italia, non certo perché credeva alle baggianate propagandate da Di Maio e soci come la panacea a tutti i mali italici. Adesso molti di loro si sono accorti che, per cambiare, basta il Salvini deberlusconizzato e che è meglio mandare a stendere i grillini, prima che loro stendano noi tutti. Di Battista non l' ha capito e continua a urlare come un ossesso.

Intanto ha già preparato la via di fuga in India, da dove forse tornerà innamorato delle caste come dal Sud America è tornato innamorato dei dittatori. Capiamo la sua agitazione. Non è il caso di tornare a lavorare nell' azienda di papà, che lo pagherebbe in nero, tra una cartella di Equitalia e l' altra.

Stessa sorte toccherebbe al collega Di Maio, fischiato di recente quando ha fatto visita al suo liceo, unico caso nella storia di campano di potere al quale i compaesani non baciano la mano, preferendo come si è visto poco tempo fa quella di Salvini. Consapevole di questo, Giggino farà di tutto per non farsi scaricare da Matteo. Voterà no all' autorizzazione a procedere contro il ministro dell' Interno e molto altro, ma questa non è una buona notizia, perché allontana il giorno del suo addio.

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Articolo pubblicato il 07/02/2019