La vittoria perfetta di Matteo Salvini: il governo ora è lui (e il centrodestra pure).

L’unico vero trionfatore della notte elettorale abruzzese si chiama Matteo Salvini.

Il vicepremier e leader del Carroccio incassa un risultato che forse nemmeno i suoi si sarebbero aspettati. In un contesto non certo facile con un scontro in corso tra l’Italia e la Francia e con uno scontro tutto interno con l’ala più “sinistra” dei pentastellati – ricordiamo che solo qualche giorno fa Dibba gli ha detto di non rompere i coglioni e di tornare dal Cavaliere - Salvini strapazza i “compagni” di governo e completa l’Opa all’interno del centrodestra.

 

Oggi la sua Lega ha una dimensione nazionale come non era mai successo da quando è iniziata l’operazione di sfondamento al Sud. I dati delle liste che giungono a rilento fotografano una realtà più che favorevole al ministro dell’Interno: i verdi (o blu) di via Bellerio veleggiano al 28% in Abruzzo, Forza Italia si ferma al 9 % e il M5s crolla al 18,78 %.

 

Insomma, senza la Lega il centrodestra non va da nessuna parte e di conseguenza il centrodestra di vecchio conio è soltanto un pezzo di storia politica italiano. Ormai, dovrebbe essere ribattezzato in destracentro.

 

Tuttavia il dilemma che attanaglia osservatori e non è: questi numeri muteranno il quadro politico nazionale? La risposta è semplice: no. Non ci sarà alcun cambio maggioranza, come ieri dalle colonne del Corriere della Sera invoca il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. «Il segnale delle urne conta. Il contratto non va, tocca alla nostra coalizione», è l’appello del presidente del Parlamento Ue. A questo punto della scena Salvini insisterà con la politica dei due forni con l’obiettivo di fare en plein alle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Per intenderci, il ministro dell’Interno si trova adesso nella situazione ideale.

 

La sua è la vittoria perfetta perché dopo l’exploit in Abruzzo potrà continuare a convivere a palazzo Chigi con il M5S ma da una posizione egemone e a livello locale, come nulla fosse accaduto, continuerà a sedersi al tavolo con Fratelli d’Italia e con quel che resta di Forza Italia. D’altro canto, per quale motivo dovrebbe fare il tifo per un cambio di maggioranza? E per quale motivo i grillini, oggi fortemente indeboliti, dovrebbero decidere di far cadere il governo e di rompere con la Lega?

 

La verità è che se c’è qualcuno al quale converrebbe tornare alle urne questo è Matteo Salvini. Ma quest’ultimo non sembrerebbe avere alcuna intenzione di governare con i vecchi compagni di viaggio, e, soprattutto, con gli azzurri di Silvio Berlusconi. Con il Cavaliere i rapporti sono assai tesi. Non a caso raccontano che Salvini non avrebbe voluto partecipare alla conferenza stampa del centrodestra unito di giovedì scorso a Pescara.

 

E ancora raccontano che nella sua testa c’è un solo schema di gioco: al governo con Di Maio, e a livello locale con Fi e Fd’I. «Matteo – confida un leghista – desidera portare a compimento gli impegni presi. Poi deciderà il da farsi». Non volterà le spalle agli “amici” cinquestelle per una vittoria in Abruzzo. Semmai inizierà a ragionare se sarà opportuno o meno provare a conquistare una o più regione senza gli alleati storici del centrodestra. O, come qualcuno sussurra, solo in tandem con Giorgia Meloni. L’asse sovranista prende forma. E il leader del Carroccio sa benissimo che all’indomani delle europee tanti, forse troppi, di Forza Italia busseranno alla porta di via Bellerio.

 

linkiesta.it

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Articolo pubblicato il 12/02/2019