Da Renzi a Di Maio, da Di Battista a Boschi: i padri sono il tallone d’achille dei giovani politici.

Figli di un papà minore: quando il genitore ti ammazza il futuro in politica.

Le colpe dei padri non ricadono sui figli, ma sono il calvario della nuova classe politica italiana. La notizia di ieri dell’arresto ai domiciliari di Tiziano Renzi Laura Bovoli per false fatture e bancarotta fraudolenta ha stoppato sul nascere un possibile ritorno sulla scena del loro secondogenito Matteo e confermato ancora una volta questa particolare tendenza. Da Renzi a Boschi, da Di Battista a Di Maio, se sei giovane e aspiri al potere non basta più nascondere gli scheletri nell’armadio, bisogna coprire anche la foto di famiglia.

 

I leader della Prima Repubblica erano troppo anziani per avere dei genitori ingombranti e quelli della Seconda erano troppo indagati per preoccuparsi delle colpe dei padri. Quelli della Terza hanno una cosa in comune: tutti incensurati, tutti figli di una piccola borghesia imprenditoriale di provincia, tutti delegittimati per colpe non loro. L’eccezione che conferma la regola è Matteo Salvini, il politico più vecchio (già consigliere comunale di Milano nel 1993) come da tradizione ama ancora ricevere in prima persona gli avvisi di garanzia.

 

«Se ha sbagliato, pagherà. Se non ha sbagliato, chiederà i danni. Ma io non sarò mai il suo prestanome e lui non sarà mai un fascista che insulta il presidente della repubblica», scrive Renzi nel suo libro appena uscito “Un’altra strada”. Il riferimento neanche troppo velato è alla vicenda dei padri di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista accomunati come Tiziano Renzi da problemi giudiziari. E come non citare il padre di Maria Elena Boschi, ancora indagato per quattro filoni dell'inchiesta su Banca Etruria, piccolo istituto di credito di Arezzo, di cui era vice presidente, prima del commissariamento. Che siano assunzioni in nero, capannoni abusivi, o fatture false non importa. Non è questa la sede per discutere delle accuse e se n’è già parlato molto. L’aspetto più interessante è come i figli difendono i padri.

 

Perché è vero, le reazioni di Renzi e Boschi non sono quelle di Di Maio e Di Battista. I dem hanno sempre dichiarato l’innocenza dei loro genitori, i grillini invece hanno dichiarato la colpevolezza fin da subito, minimizzando la portata del reato. Ma il tono di tutti e quattro i giovani leader è sempre lo stesso: il fatto può essere più o meno grave ma la famiglia viene prima di tutto. «Conosco mio padre, so chi è, so che è una persona per bene, so come ha cresciuto me e i miei fratelli» così Maria Elena Boschi appena scoppia il caso Banca Etruria. «Mio padre ha fatto degli errori nella sua vita, e da questo comportamento prendo le distanze, ma resta sempre mio padre», spiega Di Maio dopo il servizio de Le Iene sul capannone abusivo del papà. «Vedremo se questi due cittadini settantenni, incensurati, sono davvero i pericolosi criminali», commenta Renzi su Facebook dopo la notizia degli arresti domiciliari ai genitori.

 

Anche il romano Di Battista è in realtà figlio di un piccolo imprenditore di provincia. Il padre Vittorio ha una piccola azienda di ceramica a Civita Castellana, in provincia di Viterbo. «Lui mi ha spiegato che è una fase di difficoltà e che ogni tanto, a lui che ha 78 anni, viene a dargli una mano questa persona. Non lo giustifico ma comprendo il piccolo imprenditore, sono situazioni generalizzate».


La verità è che ce la siamo un po’ cercata. Abbiamo rottamato i politici di mestiere cresciuti nelle scuole di partito perché erano ancorati al Novecento. Abbiamo accusato gli imprenditori prestati alla cosa pubblica di fare solo i propri interessi. E abbiamo maledetto i tecnici bocconiani perché erano troppo lontani dal Paese reale. Alla fine sono rimasti gli outsider: politici locali con tanta ambizione, avvocati di provincia, steward della domenica e animatori da villaggio turistico. Non prendono mazzette, non hanno interessi milionari, non partecipano a gruppi Bilderberg. Ma rappresentano quella piccola italietta di provincia che è il vero tessuto del Belpaese.

 

Sono i figli di piccoli e medi imprenditori che spesso hanno debiti, assumono in nero per arrivare a fine mese e se possono fanno credito agli amici, perché in provincia ci si conosce tutti. Conosciamo i dati sul lavoro nero (3,3 milioni di lavoratori invisibili che generano 77 miliardi di fatturato in nero secondo la Cgia di Mestre) e quelli sull'abusivismo edilizio (19 case su 100 secondo il rapporto Bes) e poi ci stupiamo che alcuni italiani non facciano il contratto al dipendente o si costruiscano un capannone in più? I padri dei nostri giovani leader rappresentano il Paese reale. Giusto che la magistratura indaghi, ma è sciocco stupirsi: li abbiamo scelti perché sono come noi.

 

«La nostra generazione ha il dovere di riscoprirsi Telemaco, ha il dovere di meritare l'eredità», disse Renzi nel luglio 2014 quando presentò al Parlamento europeo le linee guida del semestre presieduto dall'Italia. L'ex presidente del Consiglio non parlava dell’eredità materiale dell’azienda di famiglia, ma di una giovane classe politica stufa di guardare gli altri al potere ormai da troppo tempo.

 

Cinque anni dopo quella generazione di nati tra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta più che Telemaco in attesa di raccogliere l’eredità dei padri è diventata una “generazione Oreste”. Ovvero ha avuto la stessa sfortuna del giovane principe perseguitato per anni dalle Erinni per un matricidio commesso per colpa del padre Agamennone.

 

Miti greci a parte, chi può vantarsi di avere un genitore “anonimo” è Matteo Salvini: «Sono felice che mio padre sia un tranquillo pensionato che al massimo va a fare volontariato in parrocchia o a giocare a bridge» ha detto dopo aver saputo della vicenda del capannone di papà Di Maio. L’ironia della politica all’italiana è che l’unico leader senza problemi in famiglia è il solo a rischiare un processo in prima persona, per il caso del sequestro dei migranti nella nave Diciotti. Ma per quello non c'è un finale da tragedia greca, basta Rousseau.

 

linkiesta.it

immagine: tvzap.kataweb.it

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Articolo pubblicato il 19/02/2019