Con i nostri 50 centesimi allo straniero del supermercato alimentiamo il racket della mafia nigeriana.

“Capo, amico!”. Ormai è qualche anno. Siamo sempre più abituati a vedere davanti ai supermercati dove facciamo la spesa tutti i giorni degli stranieri, soprattutto africani, che ci chiedono l’elemosina. Prendono servizio alle 8,30 e smontano nel pomeriggio, a orario variabile. Non sono sempre gli stessi, ogni tanto cambiano. È un’invasione silenziosa, benevola, si mettono a disposizione con gli anziani, caricano la spesa in macchina, riportano il carrello.

Sono sempre gentili e raccontano la solita storia, ti fanno vedere i documenti di soggiorno e dicono che stanno in regola. Chi è il meschino che non gli dà almeno 50 centesimi o un euro? In una giornata accattonano anche cento euro. Esentasse. Pochi hanno notato che i rom, che prima facevano questo mestiere, sono stati di fatto esautorati. E anche qualche italiano che ha provato a chiedere l’elemosina di fronte a uno dei 57mila punti vendita in Italia, è stato bruscamente allontanato, anche con minacce pesanti, secondo le testimonianze raccolte.

Addirittura un africano, dopo aver cacciato un disoccupato italiano, a Taranto, ha intimato al direttore della struttura di cacciare tutti fuorché loro, altrimenti avrebbero fatto sapere di essere stati vittima di un atto di razzismo.

Questa gente riesce anche a sfruttare la nostra idiozia. Chiediamoci alcune cose. I documenti di soggiorno gli sono stati dati per fare accattonaggio e vagabonaggio sul territorio italiano? In secondo luogo, le piazzole antistanti i supermercati di chi sono? I direttori dei supermercati danno loro l’autorizzazione per chiedere l’elemosina? Perché la sera i cassieri acconsentono a cambiare gli spiccioli in banconote fruscianti? Questi stranieri si sa da dove vengono, dove dormono, e dove vanno la sera? Inoltre c’è da considerare che si trovano non solo davanti alle grandi distribuzioni ma anche davanti ai bar-tabacchi, pasticcerie, rosticcerie, etc. di una certa importanza e comunque in tutti i centri commerciali.

Davanti a ogni supermarket c’è un africano, ovunque, ormai fanno parte dell’arredo urbano, non ce ne accorgiamo nemmeno. Le cifre sono da capogiro: decine di migliaia di stranieri, molti dei quali certamente clandestini, che rastrellano 50/100 euro per uno, con un introito netto che va dai 50 ai 100mila euro al giorno. Al giorno. Un giro d’affari spaventoso.

Probabilmente la mafia nigeriana dietro a questo ennesimo racket

Difficile pensare che dietro a questo ennesimo business regalatoci dai governi di sinistra, dalle ong, dalle organizzazioni caritatevoli e dal Vaticano, non si sia dietro un vero e proprio racket. Una mafia a cui questi sfortunati africani ogni sera consegnano il 90 per cento degli introiti, o per estorsione pura o per ripagare il prezzo del viaggio dalla Libia in Italia. Ogni centesimo che diamo loro rafforziamo la mafia nigeriana, che verosimilmente è dietro a questo gigantesco affare, ma non ci poniamo il problema del danno che fanno all’Italia e agli italiani.

Molte volte, inoltre, si sono verificate risse furibonde tra stranieri per la conquista della piazza, anche se da tempo non se ne verificano più, segno evidente che la situazione è stata normalizzata da un’organizzazione superiore. Alcuni politici,m soprattutto di Fratelli d’Italia, hanno presentato interrogazioni su questo preoccupante quanto sotterraneo fenomeno, ma la cosa non è andata oltre. Le forze dell’ordine non intervengono più di tanto, perché per ogni africano allontanato un altro prende il suo posto e poi le contravvenzioni, a chi farle? a chi recapitarle? dato che molti sono senza fissa dimora.

Questo racket di stranieri, come si è detto con tutta probabilità nigeriani, tolgono risorse ai veri poveri e alimentano il traffico e gli affari della montante mafia nigeriana. L’intervento deve essere organico e deve venire dall’alto, altrimenti non se ne esce. Non ci risultano inchieste della magistratura in corso, a parte una della procura di Milano chiamata Baseball cup, che non sappiamo comunque se sia andata avanti.

La soluzione sarebbe quella di allontanare tutti questuanti dalla proprietà, anche esterna, dei supermercati, ma è chiaro che le direzioni degli esercizi non possono essere lasciate da sole in una battaglia che potrebbe essere pericolosa, lo Stato si deve schierare decisamente. Anche perché non siamo di fronte a una guerra tra poveri, ma a un vero e proprio affare, pari alla prostituzione o al traffico di droga, che sta danneggiando gravemente le fasce più deboli della popolazione, nel disinteresse della gente, che anzi, spesso, alimenta inconsapevolmente questo racket con i suoi 50 centesimi al “povero africano” coi quali si scarica la coscienza, ignorando che il poveretto è l’ultimo anello di una catena di criminalità che sta silenziosamente ma sistematicamente invadendo il nostro disgraziato Paese.

Di tasse obbligatorie ne abbiamo sin troppe, non abbiamo bisogno di un’altra tassa obbligatoria da versare quando entriamo e usciamo da un bar o da un supermercato. Ci aspettiamo che qualche politico o qualche magistrato di buona volontà di decida ad aprire un’inchiesta seria su un fenomeno che probabilmente è più vasto e radicato di quello che sembra. La Dia ha dimostrato l’esistenza della mafia nigeriana. Ora ci dobbiamo dare da fare per sgominarla. Ci bastano e avanzano le mafie di casa nostra.

secoloditalia.it

   

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Articolo pubblicato il 22/02/2019