Il Presente, eternamente mutevole
Michelangelo Buonarroti -Studio di occhi e di due teste di profilo

Il “Presente”, così apprezzato, dovrebbe essere per definizione un punto, uno scenario fisso in cui gli accadimenti e gesti potrebbero procedere lenti ma sicuri. Ma gli Ellenisti già lo sapevano: Panta rhei, tutto scorre, tutto cambia. Alla velocità della luce oppure con lentezza esasperante “Improvvisamente” e “Presto” si manifestano o si spingono verso quel trattino astratto, dove il Futuro torna senza interruzione verso il Passato.

Così, all’improvviso, è accaduto in un batter di ciglia. Ciò che era speranza è d’ora in poi ricordo; apparentemente si tratta delle due facce del nostro modo di pensare. Dove si trova allora lo spazio destinato al Presente?

Esso non esiste; il “Presente” semplicemente non è reale nel nostro mondo, esiste solo nei racconti di fate o nella fiction. In senso stretto, nessuno può sapere – e ancor meno dire con precisione – che ore sono “adesso”, pensiamo di controllare il tempo ma, al contrario, lo rincorriamo. Tutto sommato, la corsa verso il “breve trattino” (che non lo è neppure) potremmo ancora chiamarla l’attuale, letteralmente l’atto, che opera nell’istante.

Un oceano di movimenti, di possibilità, di probabilità, di sviluppi; uno spazio fluido, malleabile nel quale è ancora possibile intervenire per rettificare qualcosa che – una volta passato il breve tratto – si rapprenderebbe fino a diventare un disco duro, saturo, in cui più nulla può entrare. Una cosa irreversibile non capita che una sola volta.

Ciò che esisteva prima del breve tratto diventa in seguito ricordo. Ma ciò presuppone anche l’accumulo di un tesoro di esperienze, da cui è possibile attingere liberamente quel che si può chiamare “il sedicente lato attuale”.

La parte attiva – dunque il presente – concorre a costruire il futuro, basandosi sull’esperienza del passato. Visto così, il cerchio è chiuso, il confine è dappertutto e da nessuna parte: un Niente senza fondo nel quale l’Adesso, l’Ora e il Presto o Tra Poco si fondono insieme in una regione dove non c’è spazio disponibile per l’aspettativa, il desiderio, il rimpianto o l’orgoglio. Vivere diviene allora un dato astratto, con una dimensione da togliere il fiato: il Silenzio.

Il movimento comprende almeno un punto di partenza e un punto d’arrivo. Il Silenzio è qualcosa di più che un’assenza di suono o di movimento. È un punto inesistente, la vera apparenza delle cose. Un’offerta continua di poter scambiare la frenesia quotidiana con un posto a sedere in tribuna, dietro quel piccolo tratto rassicurante, il solo punto da cui posso guardare me stesso per come sono, tranquillamente, senza essere dilaniato dal conflitto tra il sì e il no, senza il brulichio di un via-vai continuo.

Un inverosimile momento di libertà totale, un non-dover-fare, un non-dover-essere. E assai curiosamente si nomina questo spazio interiore in gran parte dimenticato “il Regno Incrollabile”. Si potrebbe anche chiamarlo verità, o durata.

Duraturo sì, ma non cristallizzato. Tuttavia l’incrollabile desidera sempre ed evidentemente mantenerci in movimento verso questo piccolo tratto atemporale e senza spazio, dove tutto passa a gran velocità senza riflettere, mentre lui stesso rimane nella calma. Silenzioso ma stabile, senza quasi increspature, nel groviglio delle impressioni che turbano l’animo. Ancor meno esso si annuncia come l’araldo del vero biotipo in cui tutti gli accadimenti e gesti possono, in effetti, procedere nel loro cammino, ma oramai fondati su una serenità e forza di spirito sulle quali ci si potrà sempre ritrovare.

Serenità e verità sono i doni del Regno dove è possibile penetrare, doni che si possono portare sul cammino da percorrere: armonia dell’eterno Presente, che può essere trovata solo nel cuore dell’uomo e diffusa a partire da esso, la voce di chi non conosce gli opposti e che, per questo motivo, è chiamato l’Unico-Bene; perfettamente percepibile attraverso i frangenti quotidiani, sebbene la sua eco abbia sicuramente già tanto spesso turbato il nostro cuore.

Articolo tratto dalle pubblicazioni di: Edizioni Lectorium Rosicrucianum

Scuola Internazionale della Rosacroce d'Oro

https://www.lectoriumrosicrucianum.it/

 

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Articolo pubblicato il 06/03/2019