James Allen, un lavoratore spirituale del tutto sconosciuto nella nostra epoca
James Allen

James Allen (1864–1912) afferma che esistono due verità essenziali e cioè che oggi ognuno di noi si trova dove i propri pensieri lo hanno portato e, sempre oggi, ognuno di noi rappresenta l’architetto del proprio futuro.

All’età di 15 anni, in seguito ai dissesti finanziari del padre, emigrò con la famiglia negli Stati Uniti ma due giorni dopo l’arrivo in America il padre fu derubato e ucciso. James dovette abbandonare la scuola e mettersi a lavorare per sfamare la famiglia. Il suo primo lavoro fu quello di segretario particolare. Nel 1902 decise di dedicarsi alla scrittura e nei successivi nove anni scrisse diciannove libri. Per questo motivo si trasferì a Ilfracombe, una piccola località balneare sulla costa sud-occidentale dell’Inghilterra, attorniata da colline fiorite e costellata di bellissimi alberghi vittoriani, dove trovò una serena atmosfera, favorevole al suo nuovo lavoro.

Il suo primo libro si intitola From Poverty to Power (Dalla povertà al potere). Del suo secondo, As a man thinteth (Quel che un uomo pensa), Allen non era molto convinto, ma la moglie Lily lo spronò a pubblicarlo e fu un grande successo. L’ideale di James Allen era di vivere come Leone Tolstoi – ideale che condivise con molte migliaia di altri cercatori nel periodo tra la fine dell’800 e l’inizio del nuovo secolo – nell’intento di condurre una vita virtuosa, attraverso un’autodisciplina e sostenuta col solo frutto del proprio lavoro manuale, in una povertà volontaria.

Allen cercò, come Tolstoi, di migliorare la propria anima; come il grande scrittore russo, lavorava e scriveva di mattina, a mezzogiorno coltivava il giardino e la sera era riservata ai colloqui con le persone interessate al suo lavoro. Proprio come era successo a Jacob Böhme, la sua persona, il suo parlare sommesso, l’abitudine di ritirarsi in mezzo alla natura, all’alba, in raccoglimento e in contemplazione facevano una grande impressione a chi lo frequentava.

Come Buddha, insegnava che siamo il risultato dei nostri pensieri e il modo in cui pensiamo, nel nostro cuore, rivela quello che siamo. Per questo egli rimanda alla forza interiore dell’individuo e alla capacità del cuore di formare il carattere.

Il pensiero e il carattere sono uno e le circostanze esteriori della vita spesso rispecchiano uno stato interiore. In quest’ottica le circostanze sono indispensabili per lo sviluppo futuro. Allen spiega che è proprio il pensiero a costituire la spinta più forte per la resa di sé, poiché il retto pensiero porta al giusto comportamento.

Ci arricchiamo spiritualmente quando accettiamo in noi questa avventura interiore, ossia la trasformazione del pensiero; quando diventiamo consapevoli dell’unità di tutte le vite; quando impariamo, tramite la forza della contemplazione, ad ascoltare la voce del cuore; quando ci abbandoniamo alla natura a noi affine e la viviamo.

Certamente potrà succedere di essere gettati qua e là dall’impeto incontrollato dei nostri sentimenti. La sofferenza umana può essere schiacciante e, a volte, ci si può sentire oppressi dalla paura e dal dubbio. Solamente il saggio, che purifica il suo pensiero e la sua interiorità, può ottenere che le correnti e le tempeste dell’anima e del corpo cessino e si sottomettano alla grande Luce interiore.

Il suo insegnamento è qualcosa di estremamente concreto in quanto non ha mai formulato teorie, né scritto per amore della scrittura. Quando aveva un messaggio da trasmettere lo diffondeva, come faceva Gandhi, solo dopo averlo sperimentato ed essersi accertato della sua validità: ciò che scriveva lo aveva messo in pratica egli stesso.

Articolo tratto dalle pubblicazioni di: Edizioni Lectorium Rosicrucianum

Scuola Internazionale della Rosacroce d'Oro

https://www.lectoriumrosicrucianum.it/

 

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Articolo pubblicato il 12/03/2019