Cinquestelle: Invotabili, ma votati

L’analisi di Mauro Carmagnola

Il problema democratico è una questione seria. Hitler andò al potere col consenso del popolo (si opposero solo i collegi bianchi attorno a Colonia, mentre tutti i rossi divennero bruni), Mussolini fece svolazzare i manganelli, ma il suo primo governo era bianco-nero, al punto che il Ppi dovette trasformarsi in Dc per di far dimenticare la triste pagina (rimase come continuità tra le due esperienze l’irremovibile scudo-crociato).

Mutatis mutandis gli italiani hanno votato in massa, soprattutto al Sud, il Movimento 5 stelle. Un partito semplicemente invotabile.

Non per la dietrologia, che pure suscita inquietudine e perplessità, ma per la vetrina rappresentata da Di Maio, Fico, Di Battista, Toninelli, Crimi, Castelli, che già ci aveva tenuto compagnia nella precedente legislatura dove comparivano un giorno sì e l’altro pure non solo sul loro blog ma sui tiggì in fascia protetta.

Perchè invotabili?

Innanzitutto perchè ignoranti, di quella ignoranza che da condizione di subalternità (i cafoni di Silone) si è trasformata in saccente arroganza, grazie all’utilizzo di strumenti tutto sommato semplici, ma potenzialmente devastanti.

Poi perchè fautori di quell’invidia sociale che portò alla notte dei cristalli ed alla collettivizzazione dei soviet annientando al tempo stesso spirito d’intraprendenza ed appartenenze forti e sapienti (da quelle religiose a quelle di matrice illuministica).

Infine perchè espressione dell’ultima, possibile lettura infantile e luddista proponibile nel mondo interconnesso dove, se tutto va bene, fai la fine della Grecia e, se qualcosa va male, finisci come il Venezuela.

Senza spostare gli equilibri mondiali di un millimetro, ma facendo soffrire soltanto la tua gente. Ed è quello che sta succedendo al popolo italiano che, però, la responsabilità di averli votati - soprattutto al Sud - ce l’ha e che un simile atto di prevedibile autolesionismo poteva evitarselo.

Tutto ciò ha un nome: questione democratica. Vi sono, poi, le mille sfaccettature a cavallo tra il penoso ed il ridicolo, come quella del movimento cattolico, apostolico e romano che offre una tribuna al re -travicello dei pentastellati (Conte) per averne in cambio un’elemosina per i servizi resi al reddito di cittadinanza.

Una robetta assimilabile ai 35 euro per i migranti finiti nelle tasche delle organizzazioni in mano agli italiani.

Questo rappresenta l’altra parte della questione democratica: la scarsa credibilità di chi si proclama tale.

 

Mauro Carmagnola

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Articolo pubblicato il 07/03/2019