Meteo d’altri tempi

Il libro di Rita Cristina Manfro «ci ricorda come spesso la natura sia capace di riconoscere i cambiamenti del tempo molto meglio, e soprattutto molto prima, dei computer più potenti», come scrive Andrea Giuliacci nella sua Prefazione

Ho conosciuto Rita Cristina Manfro nel corso della mia attività universitaria come studiosa non accademica che perseguiva un suo personale percorso di ricerca nel campo delle tradizioni popolari, con particolare attenzione all’esistenza delle genti di montagna, ricco di suggestioni come nel caso degli ex voto nei Santuari alpini e della devozione popolare, della cura degli animali, della difficile vita di un passato remoto e prossimo nelle cascine e nelle baite…  

Il suo recentissimo libro, “Meteo d’altri tempi” (Atene del Canavese, 2019), è dedicato alle previsioni del tempo che il sapere popolare tradizionale sa ricavare dall’osservazione di elementi della natura come animali, vegetali, fenomeni atmosferici ma anche dall’ambiente domestico e da dolori fisici.

L’Autrice ricorda che fin dall’antichità, l’uomo è affascinato dai fenomeni meteorologici, attribuiti alle divinità irate o capricciose, che cercava di mitigare con sacrifici e offerte. Fino al Medioevo le previsioni si elaboravano osservando i pianeti e le stelle, con istruzioni utili per eserciti, marinai e agricoltori.

Dal Rinascimento, grazie a grandi viaggi in nave e a studiosi come Leonardo, Galilei, Torricelli la meteorologia si sviluppa in maniera più scientifica. La sconfitta di alcune grandi battaglie poi, a causa dei fenomeni atmosferici avversi, ha spinto la ricerca alla creazione dei primi servizi di previsione meteorologica.

Soltanto nel ‘900, grazie a nuovi strumenti e a nuove scoperte scientifiche, si riesce a elaborare previsioni meteo, con discreto margine di attendibilità.

Ma come venivano percepite le manifestazioni del tempo dalle genti di montagna? L’obiettivo della ricerca condotta è stato quello di testimoniare come i montanari cercassero di fare le previsioni del tempo, osservando attentamente i segnali che la natura ancora oggi fornisce.

Così Rita Cristina Manfro espone «Il sapere d’altri tempi». Illustra quali componenti dell’ambiente alpino, come gli animali domestici e selvatici (settore più consistente), i vegetali, gli elementi naturali (torrenti, nuvole, pioggia, arcobaleno…) e della casa (camino, fiamma della candela, fumo, sale da cucina…) possano essere visti in funzione delle previsioni del tempo.

Considera anche la devozione popolare, con l’analisi del suono delle campane, dei giorni della settimana, dei Santi del ghiaccio, delle valenze meteorologiche assunte dalle festività di Natale e di Pasqua. Sono riportati i Santi citati in proverbi che prevedono il tempo, i Santi protettori climatici e i mesi che nei proverbi sono definiti nella loro declinazione meteo.

Queste informazioni sono raccolte in un libro che per la sua struttura “orizzontale” costituisce un atlante illustrato di facile consultazione: ogni singolo elemento, animale, vegetale, fenomeno atmosferico, è considerato in poche pagine adiacenti, dove le suggestive foto a colori dei due giovani fotografi Alessandra Simiand e Stefano Vachet si alternano al testo, e può essere visto con un coerente “colpo d’occhio”. E per l’accattivante realizzazione del libro ci complimentiamo con la casa editrice Atene del Canavese!

Nella sua Prefazione, Andrea Giuliacci mostra ai Lettori il “dietro le quinte” della meteorologia ufficiale, quando ricorda una battuta ammonitrice del padre, il noto colonnello Giuliacci, rivolta ai giovani allievi previsori: «ogni buon meteorologo, per poter prevedere al meglio l’evoluzione del tempo, dovrebbe sempre portarsi dietro qualche piccola fratturina passata, capace di avvertirlo degli imminenti cambiamenti delle condizioni meteo». Andrea Giuliacci si ripromette di rivolgere un diverso sguardo ad animali sinantropi: « … dopo aver letto quanto scrive Cristina a proposito della capacità di tanti volatili di percepire in anticipo il mutare del tempo, ora guarderò con occhio diverso quella cornacchia che con frequenza durante la stagione fredda torna a visitare il giardino di casa mia: non più (solo) una chiassosa compagnia, quanto piuttosto un’utile vedetta meteo capace di aiutarmi nella previsione della neve!».

Mi sia permesso, in conclusione, di ringraziare l’Autrice per aver ricordato i libri di mia moglie Donatella Cane, dedicati alle tradizioni e alla cultura popolare della Valle di Viù.

 

Rita Cristina Manfro, laureata in Scienze e Turismo Alpino, ha collaborato con il Museo dell’Agricoltura del Piemonte e con l’Università di Torino nei Seminari della serie Cascine e territorio, Santità e Religiosità popolare, La medicina veterinaria di campagna. È stata relatrice in conferenze e seminari presso l’Abbazia Benedettina Mater Ecclesiae di Orta San Giulio, alla manifestazione Alpi 365 e al Circolo Ufficiali di Torino.

Ha pubblicato “Quadri Votivi nei Santuari delle Alpi Occidentali” (Susalibri Edizioni, 2015).

Vive e risiede a Torino con il marito ed i tre figli.

 

 

Rita Cristina Manfro

Meteo d’altri tempi

foto di Alessandra Simiand e Stefano Vachet

Atene del Canavese, San Giorgio Canavese (TO), 2019

Pagg. 256, illustrazioni a colori, rilegato - € 20:00

 

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Articolo pubblicato il 08/03/2019