Ricordo di Carlo Muhlbauer
Carlo Muhlbauer con la moglie Fiammetta, in abiti tradizionali di Viù (TO)

di Alessandro Mella

A un mese dalla scomparsa, desidero presentare ai Lettori di “Civico 20 News” questo ricordo di Carlo Muhlbauer (Torino, 17 aprile 1950 – 5 febbraio 2019), scritto da Alessandro Mella.

Carlo è stato per molti anni impegnato nelle attività culturali e ludiche, rivolte a villeggianti e residenti soprattutto nel periodo estivo, nel Comune di Viù (Torino) da cui proveniva una parte della sua famiglia.

Le parole di Alessandro Mella bene evidenziano i meriti umani e culturali di Carlo (m.j.).

 

Qualche settimana fa, con il garbo silente del galantuomo del buon tempo antico che gli apparteneva, ci ha lasciati, a soli 68 anni, Carlo Muhlbauer.

Da molto tempo combatteva con gravi problemi di salute che ne avevano minato il corpo ma non l’animo. La malattia aveva reso fragile quell’uomo un tempo vigoroso ma dallo spirito mai domo.

La sua vita fu quella di uomo esemplare. Marito devoto della sua amata Fiammetta, funzionario solerte e attento al pubblico bene e, soprattutto, persona innamorata delle proprie montagne, della gente, delle storie e delle musiche di quei paeselli arroccati tra rocce e boschi.

All’Associassion Piemontèisa e al Gruppo Folkloristico di Viù, in particolare, dedicò tutta la sua esistenza profondendo sforzi incredibili per far conoscere ovunque la musica, i colori, l’entusiasmo degli alpigiani laboriosi ma anche pieni di vita e musicalità.

Il ballo ne riempì sempre i pensieri, il cuore e lo spirito e tanto amò le Valli di Lanzo che ogni qual volta vi tornava, il suo animo sembrava ritrovare energia e ristoro. Mai nessuno deve aver sentito dalla sua voce un lamento, una parola di rassegnazione e d’amarezza. Lui guardava lontano, al futuro, con animo sognatore senza porsi limiti. Combatteva e resisteva ed ancora l’estate scorsa volle salire sul palco di Villa Franchetti durante lo spettacolo del suo amatissimo gruppo.

L’impresa gli costò sofferenza e sacrificio ma lui vinse. Vinse ancora. Carlo non ha perso l’ultima battaglia perché il suo ricordo è vivo nel cuore dei tanti che l’hanno conosciuto, amato, stimato e seguito con la sua stessa trascinante passione.

Oggi non balla più la courenta nei cortili delle nostre frazioni, era bravo, troppo bravo e quando Dio ha deciso di farla imparare agli angeli, ha chiamato a sé il maestro migliore. Solo lui poteva andare da loro a spiegare quanto siano belle le nostre montagne, quanto siano allegre le musiche delle loro genti.

Un compito che solo un cuore limpido come gli stessi ruscelli alpestri poteva assolvere mentre oggi, quaggiù, i giovani e meno giovani continuano a tramandarne gli insegnamenti ma, soprattutto, il coraggioso esempio.

 

Alessandro Mella

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Articolo pubblicato il 07/03/2019