Torino. TAV, in una spirale di nebbia

I tatticismi all’interno del Governo potrebbero pregiudicare il voto regionale

È ormai trascorsa una settimana senza un nulla di fatto nella contesa governativa inerente il proseguimento dei lavori per la realizzazione del Tunnel  ferroviario sotto il Moncenisio. Dopo i lunghissimi ed inconcludenti rituali dei mesi scorsi, ieri era attesa la pronuncia del Governo poiché Lunedì 11 il Consiglio di Amministrazione del TELT dovrebbe dar l’avvio agli appalti per il proseguimento del lavori nel tunnel.

Il Presidente del Consiglio Conte (che in questi giorni, invece di esercitare il suo ruolo cardine tra le parti, è apparso sempre più come la macchietta in tasca a Di Maio), non si è neppur nascosto dietro a una fumosa clausola dilatoria, ma così si è espresso:oggi è stata una mattinata di intenso lavoro che ha prodotto i suoi frutti. Ho inviato una lettera alla Telt, società incaricata della realizzazione della Torino - Lione, invitandola ad astenersi, con effetti immediati, da qualsiasi ulteriore attività che possa produrre ulteriori vincoli giuridici ed economici per lo Stato italiano con riguardo ai bandi di gara. Ho chiarito che questo Governo e le forze politiche che lo sostengono si sono impegnati a “ridiscutere integralmente” questo progetto e che abbiamo intenzione di interloquire con la Francia e con l’Unione europea alla luce delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite. Ovviamente, conclude Conte, non vogliamo che nel frattempo si perdano i finanziamenti europei già stanziati”.

Mentre Salvini, serafico afferma "noi regaliamo agli Italiani 5 anni di Governo. Non c'è nessuna crisi in vista", parlando delle divisioni sul Tav "la situazione economica è tale che nessuno si può permettere di giocare sul futuro degli Italiani", per poi pronunciarsi su eventuali elezioni anticipiate "non ci penso neanche - così il leader leghista -. Abbiamo fatto tanto in nove mesi e voglio fare ancora di più in cinque anni". "Io rimango convinto che la Tav si debba fare, per collegarci al resto dell'Europa”, conclude.

Intanto ieri a Torino, si sono svolte due iniziative di mobilitazione. Nel corso della mattinata le 33 sigle di industriali e organizzazioni sindacali si sono riunite alla presenza di alcuni parlamentari ed hanno evidenziato di valutare, tramite i propri uffici legali, "tutte le azioni esperibili nell'ipotesi in cui non venissero pubblicati i bandi nei termini previsti, oppure messe in atto procedure volte a rallentare o contrastare il corretto completamento dell'iter necessario alla realizzazione dell'opera".

Nel pomeriggio, anche alla presenza di Sergio Chiamparino, davanti a Palazzo Carignano, luogo simbolico perché sede del Parlamento subalpino, le “madamine” hanno organizzato un flash mob  che ha coinvolto oltre duemila persone, per annunciare una ulteriore manifestazione in piazza Castello per domenica 17 Marzo.

Sergio Chiamparino, presente alla manifestazione,  rilancia quanto già dichiarato in Consiglio regionale e concordato con i presidenti di Liguria, Lombardia e Veneto circa la possibilità d’indire un referendum o assumere altre iniziative in autonomia tra le regioni. "Se i bandi non partono senza se e senza ma, sostiene Chiamparino, il Governo vada in Parlamento e si assuma le sue responsabilità. Se non è in grado di farlo, se ne vada a casa" .

La prossima settimana a quale funambolismo dovremo ancora assistere?

Ad un Di Maio spiritato nell’ elargire fondi privi di controlli ai suoi elettori sfaccendati, noncurante della situazione economica in precipitoso peggioramento e la chiusura totale verso investimenti ed infrastrutture?

E sino a quando le strategie dilatorie di Salvini, continueranno a portare acqua al suo mulino?

Com’è noto in Piemonte il 26 Maggio si voterà per le elezioni regionali. Il presidente Chiamparino sino dal Natale dello scorso anno ha annunciato la sua candidatura. La realizzazione del TAV e lo sblocco degli investimenti per risollevare il Piemonte, cercando di farci dimenticare pagine opache vissute dalla sua giunta nei cinque anni decorsi, sono elevati alla sommità del suo programma.

Chiamparino sta così aggregando associazioni ed altre espressioni delle società civile in liste di supporto e diffonde il suo programma in tutta la regione.

Ad inizio della scorsa settimana, Nicola Zingaretti, appena eletto segretario del PD è piombato a Torino per avallare l’impegno del suo partito su TAV e sviluppo per rilanciare ancor più la candidatura Chiamparino.

Nel centro destra piemontese regnano invece il caos e la desolazione. Manca un programma di riferimento per la prossima legislatura, così come un presidente designato. Forza Italia ha lanciato la candidatura di un europarlamentare albese, sconosciuto ai più ed inviso all’interno del partito, ove, tra l’altro, ben altre professionalità di successo, invece di poter emergere, sono state oscurate.

A giorni alterni si va ripetendo che potrebbe scendere in campo Salvini, per sbrogliare la matassa, confidando di ricevere in Piemonte una valanga di voti, per effetto di trascinamento, a prescindere dal ruolo insignificante tenuto dal gruppo consigliare della Lega nella legislatura che volge al termine.

Con il motto “SI LAVORO, SI TAV per il Piemonte”, nel centro destra si presenterà, con  una lista civica, anche il gruppo che fa capo a Mino Giachino, ideatore delle due manifestazioni che hanno portato in piazza Castello oltre 30000 cittadini, oltre alla mozione su Change Org che sta raggiungendo le 130000 adesioni e, ad oggi segna previsioni di successo.

Se da Roma non emergeranno atti concreti e favorevoli alla TAV ed allo sblocco egli investimenti di cui la nostra regione ha tanto bisogno, prima del voto, anche l’onda positiva a favore di Salvini, in Piemonte potrebbe cambiar direzione e Mino Giachino, nonostante la serietà d’impegno ed intenzioni, trovarsi con il cerino acceso  tra le dita.

Chiamparino intanto accende ancor più i motori e commenta gli ultimi avvenimenti governativi, tra l’approvazione corale “rischiamo una roba da repubblica delle banane”!

Gli equilibri di Governo stanno forse relegando il Piemonte a  putrella del sistema?

C’è già qualcuno che, con cognizione di causa sta riscoprendo la “questione settentrionale”. Non sarebbe mai troppo tardi!
   

 

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Articolo pubblicato il 10/03/2019