No al reddito di cittadinanza, sì a quello di natalità

Una proposta che dovrebbe indurre alla riflessione

No al reddito di cittadinanza, sì al «reddito di natalità»: è quanto hanno chiesto, pubblicamente ed a gran voce, Lavinia Mennuni, consigliere di Roma Capitale, Flaminia Camilletti, responsabile di Mamme d’Italia, Maria Molinari, presidentessa dell’associazione culturale Hermes 2000, Giovanna Sorbelli, presidentessa di Eudonna, e Fabrizio Lastei, portavoce di Militi Christi.

«L’Italia è in una condizione di grave emergenza – hanno detto – Ha il più basso tasso di natalità a livello europeo e la Storia, oltre a tutti gli indicatori, dicono che una nazione che non fa figli è destinata a morire». Per questo, «all’Italia non servono iniziative assistenzialistiche a pioggia quali il reddito di cittadinanza, serve piuttosto investire su famiglie e imprese. In particolare, occorre un sostegno forte alle famiglie, quelle che ci sono e che faticano ad arrivare a fine mese e quelle che ancora non ci sono, perché manca la possibilità di affrontare la difficoltà di mettere al mondo un figlio in quest’epoca di incertezza. Non è solo una questione di alta politica, bensì un tema economico, perché vi è una indiscutibile contrazione, che deriva da una popolazione che invecchia, non si rinnova e non ha giovani dalle forti spalle, che possano fare da architrave di sostegno dello Stato. Ogni popolo, che ha rinunciato a sostenere la vita è decaduto. Noi vogliamo fermare questa deriva e riteniamo che sia una priorità di tutte le agende istituzionali».

Da qui, la proposta: «Siamo in piazza per far partire una grande mobilitazione per chiedere al governo il reddito di natalità» vale a dire un pacchetto di misure, che comprende: 1) un assegno mensile per ogni figlio nato fino al compimento del 18° anno di età, nonché detrazioni fiscali per le famiglie numerose; 2) defiscalizzazione parziale per le imprese, che assumono donne in età fertile; 3) defiscalizzazione totale per le imprese, che si riconvertono con modulazione dell’orario e dell’organizzazione del lavoro, per andare incontro alle esigenze delle donne già assunte con bimbi piccoli o in età scolare; 4) gratuità del sistema scolastico dell’infanzia; 5) incentivi per l’acquisto di generi alimentari e sanitari per l’infanzia; 6) creazione di figure professionali di sostegno per le famiglie numerose.

«In questo modo – hanno aggiunto i promotori della manifestazione – l’Italia, come già avvenuto in Francia, oltre ai benefici anche economici di una nazione popolosa, nel breve periodo avrà modo di rilanciare un’economia specifica alimentata dalle misure per la natalità con benefici per le imprese, per l’occupazione e per il benessere delle famiglie».

DIDIMO

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Articolo pubblicato il 18/03/2019