Torino - Fidas: c'è sempre bisogno di sangue

I giovani sono il futuro delle donazioni

Il salto di Chiara e Giuseppe davanti al camper di Fidas, Federazione italiana associazioni donatori di sangue, testimonia l’energia di una realtà associativa che ha un cuore grande, che batte da 60 anni, e che continuerà a farlo proprio grazie a giovani come Chiara e Giuseppe, Andrea ed Elia, e quanti altri nomi.

Perché i giovani sono una risorsa importante per continuare ad assicurare sangue a chi ne ha più bisogno, e non soltanto nelle emergenze.

 

La donazione di sangue, infatti, è un cuore che batte, costantemente, perché c’è n’è sempre bisogno. L’anno scorso i 435mila donatori italiani Fidas - federazione che raccoglie 72 realtà associative, articolate in 1.156 sezioni - hanno contribuito all’autosufficienza nazionale con 370mila unità di sangue ed emocomponenti.

 

Per celebrare i 60 anni di vita, Fidas ha organizza 25 tappe lungo tutto lo “stivale”, “il Fidas tour 2019”, interamente social con l’hashtag #FIDASessanta. E’ partito lunedì 25 marzo da Torino (che fino al 24 è stata la sede del 20esimo Meeting nazionale Giovani Fidas), per arrivare a Matera il 26 aprile, in concomitanza con l’apertura del 58esimo congresso nazionale della Fidas.

 

«Il messaggio che portiamo a tutti gli italiani è che c’è bisogno di sangue e di persone che con generosità tendano il proprio braccio, c’è bisogno soprattutto di giovani che possano garantire in futuro il mantenimento dell’autosufficienza nazionale per sangue, emocomponenti e medicinali plasmaderivati» ha esortato il presidente nazionale Aldo Ozino Caligaris nel corso della conferenza stampa torinese del 22 marzo scorso, in cui sono stati celebrati i 60 anni e le attività in programma. «Per questo molte delle tappe del tour si svolgeranno nelle scuole che hanno aderito al concorso “A scuola di dono”, dove saranno premiati gli studenti di ogni ordine e grado che hanno realizzato i lavori migliori».

 

Come ricorda Giovanni Borsetti, presidente Adsp Fidas «non bisogna pensare che il sangue è una risorsa solo durante le emergenze, come i terremoti e le catastrofi. Perché donare il sangue non ha eccezioni». E poi pensando ai giovani aggiunge «Attraverso i nostri “gruppi Giovani” chiamiamo a raccolta i ragazzi e le ragazze di tutta Italia per fare squadra». 

Un compito di grande importanza ce l’hanno, per esempio, Elia Vazquez, che è il coordinatore nazionale Giovani Fidas, e Andrea Bortolo che è il consigliere nazionale per le attività giovanili di Fidas.

 

Fidas a Torino: numeri di grande solidarietà

 

I numeri di una macchina operativa come Fidas parlano chiaro anche a Torino. «Fidas e Avis – spiega la dottoressa Anna Maria Bordiga, direttrice della Banca del sangue della Città della Salute e della Scienza di Torino - forniscono al Centro di produzione e validazione di emocomponenti della Città della Salute e della Scienza 120mila donazioni di sangue intero l’anno, 25mila donazioni di emocomponenti raccolti in eferesi, che vengono distribuiti successivamente agli ospedali dell’Asl Città di Torino, dell’Asl To 4, all’ospedale di Pinerolo dell’Asl To 3, all’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano e all’istituto Ircc di Candiolo, sopperendo a tutta l’esigenza trasfusionale metropolitana, senza dimenticare che ne beneficiano anche la regione Lazio e Sardegna».

 

Donare sangue vuol dire stare bene in salute!

 

Il sangue è vita, ma vuol dire anche salute. Donare sangue vuol dire anche stare in salute 365 giorni l’anno.

Secondo uno studio condotto da Fidas sullo stato di salute fisica e psicologica nei donatori periodici di sangue, è emerso che per gli uomini di età media 50 anni, sono poco meno ipertesi con valori minori di colesterolo e di Hdl rispetto ai donatori italiani e alla popolazione complessiva e hanno un rischio cardiovascolare dell’1.1%, rispetto al 5% della popolazione generale.

 

Le donatrici, sempre di età media 50 anni, hanno un rischio cardiovascolare residuo dello 0.4%. In conclusione, il rischio cardiovascolare dei donatori è nettamente inferiore, quindi sono sicuramente più protetti. Perciò, i donatori periodici sono sicuramente più “protetti” da futuri eventi di natura cardiovascolare, come infarto del miocardio e ictus.

 

I donatori sono stati sottoposti anche a due questionari che hanno esaminato le caratteristiche di autostima e di emotività e vissuto corporeo durante la donazione. Dai risultati ottenuti è sorprendente come la maggioranza dei donatori (96,46%) abbia un’autostima normale non ritenendosi quindi persone “speciali o supereroi” e come il 96,8% dei donatori abbiano dimostrato emotività normale e buona consapevolezza del vissuto corporeo della donazione, sottolineando, quindi, la cosciente responsabilità del gesto effettuato. Provare per credere. E lo spot “Metti in circolo l’energia” realizzato da Fidas è la testimonianza

 

https://www.youtube.com/watch?v=wVo3Q7_APJc

 

 

 

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Articolo pubblicato il 27/03/2019