Genitori e figli – 6 di 10

Cosa conosciamo davvero di noi stessi e dei nostri figli?

Ogni essere umano è costituito da un 95% di elementi inconoscibili e solo da un 5% di aspetti conoscibili. Se le due parti non sono coerenti, se non c’è sintonia tra ciò che si dice e ciò che si è e si fa, si perde autorevolezza e credibilità.

 

Come può un essere umano arrivare a conoscersi profondamente

e divenire così un esempio coerente?

 

Se infatti come penso di conoscermi io, come pensano di conoscermi gli altri diversamente da come mi vedo io, e come possono conoscermi tutti, me compreso, costituiscono, nel migliore dei casi, il 5% di ciò che è conoscibile di noi stessi, il 95% di come noi siamo realmente non lo conosce nessuno.

 

È da scoprire, e tale scoperta non può che essere un compito individuale. Un compito che richiede un impegno costante non delegabile ad altri, un compito che richiede un’attenzione continua e non solo sporadica quando, costretti dagli eventi, la subiamo come uno shock.

 

Questo lavoro su se stessi è fondamentale per comprendere come avvengono le cose dentro e fuori di noi, come esse si propagano agli altri e dagli altri ritornano verso di noi con un effetto boomerang che si amplifica ogni volta, specie se avviene all’interno della nostra famiglia, nello spazio ristretto della nostra casa.

 

Inutile cercare di scaricare le colpe su altri.

 

Ciò che ci accade è sempre in qualche modo chiamato da noi stessi perché, per legge naturale, il simile attira il simile.

 

Si potrà cercare di evitare che succeda o di negare che ciò sia vero, ma prima o poi il cerchio si chiude e il conto da pagare arriva, trovandoci quasi sempre impreparati.

 

Ecco perché conviene affrontare la situazione e fare tutto ciò che possiamo quando richiesto dagli eventi, quando ancora abbiamo la possibilità di farlo senza che si aggiungano al conto anche gli interessi!

 

Quindi ora cominceremo ad esplorare in qualche modo alcuni altri aspetti del 5% conoscibile del funzionamento di un essere umano, oltre a quelli a cui abbiamo accennato in precedenza.

 

Per esempio sappiamo quanto l’ambiente esterno influenzi le caratteristiche di base di ogni essere vivente.

 

Vivere in un ambiente soleggiato non è lo stesso che vivere in un luogo sempre immerso nella nebbia o nei fumi.

 

Allo stesso modo abitare in montagna non è uguale a risiedere vicino al mare.

 

Stare per ore rinchiusi in un’aula scolastica, o in un luogo di lavoro, non è lo stesso che trovarsi all’aperto in simbiosi con la natura.

 

Guidare un’auto nel traffico per ore non è come camminare nei boschi

 

Studiare tutto il giorno non corrisponde a giocare.

 

Fare un lavoro cerebrale non equivale a lavorare manualmente.

 

Coltivare le nostre relazioni in mezzo al caos e al rumore non crea le stesse dinamiche come farlo in luoghi tranquilli e adatti.

 

Anche se tutte queste condizioni non dipendono sempre direttamente da nostre scelte, non di meno esse contribuiscono alla qualità del nostro umore, nel bene e nel male.

 

Ma non finisce lì!

 

Infatti, senza che ce ne possiamo accorgere, perché avviene a piccoli passi, impercettibilmente e lentamente, esse modificano stabilmente anche alcune sfumature del nostro carattere e, a volte, in modo abbastanza dirompente, il nostro grado di tolleranza e i comportamenti conseguenti.

 

Basti per tutti l’esempio, facilmente sperimentabile, di come cambia di esprimerci nella quotidianità o quando siamo in vacanza, in un luogo e situazione completamente diversi.

 

Tutte le nostre normali preoccupazioni sembrano essere svanite di colpo e ogni cosa sembra sempre fatta apposta per farci stare bene.

 

Perfino il tempo viene percepito in modo del tutto diverso e noi stessi diventiamo più disponibili ad accettare eventuali contrattempi senza farne una tragedia. Infatti è come se fossero sempre presenti tutte le possibilità di risolverli senza che qualcuno ci pressi a farlo!

 

Avviene lo stesso per i nostri figli quando si trovano insieme ad altre persone in altri frangenti, ovvero in “vacanza da noi o di noi”. Al contrario, si può facilmente constatare come cambi immediatamente il loro comportamento non appena intravedano all’orizzonte l’ombra di un loro genitore.

 

Cioè, in certe situazioni, la sola presenza di un genitore costituisce un fattore ambientale in grado di influenzare pesantemente il comportamento del figlio.

 

Sfortunatamente tale situazione può andare oltre i limiti naturalmente sopportabili e riconducibili ad una corretta relazione tra le parti; per esempio quando il figlio si trova troppo spesso a dormire nel letto insieme a uno o entrambi i genitori.

 

Sembrerebbe una cosa buona e non è detto che non lo sia quando avviene sporadicamente e non in conseguenza di eventi particolari, come per esempio un incubo notturno, perché … potrebbe diventare un incubo notturno richiamato a richiesta per ottenere il risultato di stare nel letto con i genitori.

 

Un genitore accorto deve saper riconoscere la reale necessità di sostenere il figlio che ne ha bisogno e non farsi “semplicemente coinvolgere per quieto vivere”. Se un piede zoppica, la soluzione non è zoppicare anche con l’altro!

 

In sintesi possiamo dire che ciò che conosciamo del nostro funzionamento è in grado di condizionare in qualche misura il modo in cui ci percepiamo, ciò che siamo e come ci relazioniamo con gli altri esseri viventi e il mondo.

 

Proseguiremo la nostra navigazione nel mare del 5% conoscibile di noi stessi e degli altri nel prossimo articolo.

 

Preparate il costume, gli occhiali da sole e la crema protettiva!

 

segue nella settima parte

disegno, schema e testo

Pietro Cartella                                                              

 

 

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Articolo pubblicato il 03/04/2019