I lavoratori che salvano le imprese

Oltre 15 mila posti preservati in tutta Italia

Sono almeno cento le aziende che sono state rilanciate, dopo la gestione fallimentare di management tentato da finanziarizzazione e astratte sperimentazioni, dai lavoratoriche ne hanno preso in mano i destini. "I garzoni più imprenditoriali dei padroni", per dirla con il linguaggio d'un tempo.

 

Sono 8mila i lavoratori direttamente coinvolti, ma ne comprendono circa 15mila grazie all’indotto, per un fatturato superiore a 200 milioni di euro l’anno. Grazie al coraggio di chi non ha invocato assistenza, piuttosto ha preso in mano il proprio destino e si è reso artefice delle proprie fortune, ricomprandosi quelle realtà produttive, soprattutto del settore manifatturiero, che i loro "capi" avevano lasciato nel baratro.

 

Si chiamano “fabbriche recuperate” o workers buyout (spesso anche dette WBO). Ciascuna ha le proprie particolari vicissitudini, ma tutte celano storie che varrebbe la pena raccontare una ad una. Un percorso di rinascita che trae origine da una possibilità nata ben prima della crisi che le ha colpite, cioè quando venne pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, nel 1985, la legge n°49, detta anche “legge Marcora”. Il suo promotore fu Giovanni Marcora, partigiano nella II guerra mondiale, visionario democristiano della sinistra sociale, ministro dell’Industria nel 1981 durante il governo del repubblicano Giovanni Spadolini.

 

Esperienze di autogestione che confermano come il primo welfare sia il lavoro.

 

D.C.

 

(Immagine in copertina tratta da Linkiesta)

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 08/04/2019