VOCEeOTTO: la canzone napoletana indossa lo smoking
Foto di Tina Rossi Ph

“La musica napoletana è passione, è amore. Sono canzoni che nascono da un bisogno d’amore. Napoli credo si sia distinta e riscattata da sempre, raccontando proprio l’amore. Amore che, almeno secondo me, è la chiave per risolvere i problemi che ci affliggono. Sono canzoni che nascono da grandi poeti, e noi questa sera racconteremo poesie e canzoni di artisti di diverse epoche, con grande enfasi e con grande passione, perché amiamo la poesia”.

Parole e musica di Nicola Oliveri, cerimoniere, padrone di casa e voce solista di “Voce & Otto”, poco prima del “ri-battesimo” dell’orchestra (capirete il perché leggendo l’intervista completa).

Una “data-zero” (gioco di parole assolutamente voluto e, credo, gradito dall’amico Nicola)

sold out, tenutasi al “Palcoscenico Piccolo Teatro”, che ha sancito la rinascita del progetto, destinato ad avere un grande successo, ed un gran seguito da parte degli appassionati.

 

Appassionati non soltanto di musica napoletana, diciamolo subito: lo show farà la felicità di chi ama gli arrangiamenti  sofisticati e moderni, le esecuzioni strumentali tecnicamente perfette, ma soprattutto instaurerà quel feeling tra protagonisti e pubblico, che solo i grandi performers sanno creare e trasmettere.

 

Non aspettatevi però, uno spettacolo in stile Renzo Arbore.

Nicola e soci, hanno studiato una scaletta che, certo, ripercorre la classica tradizione partenopea, ma lo fa attraverso una lettura “nightclubbing” dei vari brani: così all’interno di “Anema e core” potremo apprezzare il basso in stile Stanley Clarke, “Dicitencello vuje” diventa unplugged, quasi teatrale, per voce, violino e pianoforte, “Tu si na cosa grande” e “Malafemmena” esaltano il pathos di testo e musica, e “Cu’mmè” (da brividi), rende il giusto e doveroso omaggio agli indimenticati Roberto Murolo e Mia Martini. C’è tempo naturalmente, anche per cantare tutti insieme, e non poteva essere altrimenti che con “Tu vuò fà l’Americano”, giusto tributo al grande Renato Carosone, e naturalmente con “O’ sole mio” e “O’ surdato ‘nnamurato”.

 

Voce, naturalmente Nicola Oliveri, e Otto, l'orchestra, ovvero: Antonio Testaferrata, pianoforte, Ugo Viola, fisarmonica, Marco Viola, violino, Maurizio Scarpa, mandolino e chitarra, Domenico Martucci, mandolino e chitarra, Gualtiero Marangoni, basso e Gianluca Fuiano, batteria.

 

Uno spettacolo assolutamente da vedere, anche se non possedete lo smoking…

 

Come ti è venuta questa idea: dal “CantaZero”, ed altre esperienze musicali e teatrali, al “Voce e Otto”?

“In realtà questo progetto nasce ancora prima del “CantaZero”: ha più di dieci anni. Questi Maestri, che sono anche amici, compagni di tanti altri lavori che abbiamo fatto insieme, mi hanno voluto come voce solista, e così ho iniziato a studiare la canzone napoletana, e il napoletano, perché come tu sai, sono calabrese di origine. L’ho fatto con grande passione, perché ho scoperto un mondo che non conoscevo. Loro sono straordinari: hanno una sonorità e una padronanza dello strumento incredibile, e condividiamo questa passione. Sul palco ci divertiamo e siamo noi stessi. Viviamo delle emozioni e le trasmettiamo al pubblico, che come hai visto, stasera è stato meraviglioso.

Si, molto partecipe: siete riusciti a coinvolgerlo, pur non facendo le canzoni più “tarantellose” del repertorio partnopeo. Ma dimmi: la scelta di inserire “Cu’mmè”, omaggio a Mia Martini, come è nata?

“Guarda, è una canzone che entra immediatamente nel cuore, al di là dell’epoca. Gragnaniello è un grande poeta. Probabilmente è rimasta nel cuore di tutti, anche per la grande interpretazione di Mimì. Ci è sembrato giusto, inserire in questo contesto, una canzone profonda, che arriva all’anima”.

Come del resto arriva all’anima “Dicitencello vuje”, di cui amo alla follia la versione progr del mio amico Alan Sorrenti. Tu stasera l’hai trasformata in modo altrettanto spettacolare, voce e piano, in quello che, almeno a mio parere, è stato il momento più alto dello spettacolo.

Anche in questo caso: come ti è venuta l’idea?

“Ti dico la verità, ad un certo punto dello show dovevamo inventarci qualcosa che ci rendesse liberi, liberi di interpretare: soprattutto violino, pianoforte e la mia voce. Ognuno di noi ha suonato il proprio strumento liberamente, lasciandosi andare alla passione dello spartito e del testo”.

Bellissima risposta! Rende perfettamente l’idea di quanto abbiamo visto e sentito. Senti Nicola, tu fai il “CantaZero” con le basi, mentre stasera ti sei cimentato con la band, anzi con una piccola orchestra. Ti ho notato proprio più…libero. Libero di dare sfogo al tuo estro. Che ne pensi?

“Grazie a te del complimento! Sai, la musica, quando è suonata dal vivo è un piacere, sia per chi la ascolta, che per chi la interpreta. Ti dà modo di vivere emozioni e di condividerle con il pubblico. Effettivamente sarebbe bello anche un “CantaZero” con la band, anche se non è per niente facile. Come sai, Renato usa un’orchestra da sessanta elementi, più il gruppo, quindi diventerebbe difficile riproporre le stesse sonorità. Ne verrebbe fuori una versione più…povera…se mi passi il termine. Quindi, almeno per ore, proseguo con le basi”.

Per chiudere: so che questa…data zero…se mi passi il termine (si ride, ndr), non finisce qui…

“No. In realtà l’hai giustamente chiamata data zero, perché effettivamente è così. Stasera siamo ripartiti dal “Palcoscenico piccolo teatro”, perché l’ultimo concerto insieme, sette anni fa circa, lo facemmo proprio qui. Poi, come sai, tutti noi siamo impegnati artisticamente e professionalmente in tanti altri progetti, quindi abbiamo abbandonato. Abbiamo deciso qualche mese fa di ricostruire il gruppo, anche per via dell’amicizia che ci unisce. Abbiamo deciso di ripartire proprio da qui, per affrontare presto delle situazioni molto interessanti e gratificanti, fra cui una data in Svizzera a breve. Poi, ci saranno dei concerti nei teatri”.

Quindi…il Palcoscenico Piccolo Teatro…si evolve, e va in trasferta…su altri palcoscenici!

“Assolutamente si! Voce e Otto ha tutte le carte in regola per farlo, sorride sornione, ndr).

Nicola, ti dico grazie del tempo che mi hai dedicato, e ti, vi auguro tutto il successo che vi meritate.

“Grazie a te, che ci segui sempre con passione e attenzione”.

 

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Articolo pubblicato il 09/04/2019