La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

I marioli del vicolo delle Cosce, il ladro francese, il buon samaritano…

Talvolta dalla cronaca nera affiorano realtà ormai dimenticate della toponomastica popolare cittadina. Un esempio è fornito da questo articolo della «Gazzetta Piemontese» del 28 giugno 1876, dove leggiamo:

 

Arresti. – Ieri mattina le Guardie di P. S. della Sezione Po si presentavano in una bettolaccia posta sul corso Lungo Po (corso Cairoli) in quel vicolo che sta di fronte ai Turaccioli e che il popolino battezzò Vicolo delle Cosce. Qui operarono l’arresto di tre marioli, soggetti alla vigilanza della polizia e gravemente pregiudicati. Sono tre braccianti: Bernardo Olivero, di anni 21, Luigi Fenoglietti, di anni 27, e Battista Novo, di anni 19.

L’Olivero era fuggito pochi giorni sono dall’Ospedale San Giovanni, ove era stato ricoverato per ferita ricevuta in colluttazione con una guardia municipale, a cui aveva vibrata una coltellata. Dopo la sua fuga stette sempre in gozzoviglia e stava coi due amici facendo baldoria quando capitarono le   Guardie di P. S. I tre malandrini non possedevano un centesimo.

 

Anche se il quadro del giovane deviante Bernardo Olivero fornito da questa cronaca appare decisamente poco rassicurante, il suo vero punto di interesse risiede oggi nella presentazione del vicolo delle Cosce.

La localizzazione di questo vicolo non è stata agevole: la pianta di Torino del 1874 non mostra vicoli in nessuno degli isolati affacciati sul futuro corso Cairoli. Sono riuscito a evocarlo soltanto parzialmente basandomi sul fatto che la cronaca dell’arresto accenna a «Turaccioli», non meglio precisati, e l’Annuario d’Italia (1892) parla di un negozio di turaccioli in corso Cairoli al civico 22.

Secondo la pianta del 1874, l’isolato posto su corso Cairoli all’angolo con corso Vittorio Emanuele II (per usare i nomi attuali) comprende i numeri civici da 16 a 24. Così, collocando il negozio di turaccioli al numero 22 si può ragionevolmente situare il vicolo delle Cosce in questo isolato.

Affermazione certo non tassativa e sempre in attesa di precisazioni di Lettori meglio informati.

Va anche detto che in questo isolato, dove attualmente la numerazione appare differente da quella del 1874, troviamo un lungo passaggio in corrispondenza del civico 28 che da un lato dà accesso ad alcuni portoni e dall’altro è delimitato dal muro di cinta dell’elegante villa Vitale al civico 22 con portone carraio e portoncino ai numeri 24 e 26.

Proseguiamo con la descrizione di un elegante ladro francese arrestato nel gennaio dello stesso anno.

 

Ieri mattina il signor Depaoli, nell’aprire il suo negozio di panettiere, in via Doragrossa, ebbe una brutta sorpresa. Il cassetto del banco era stato scassinato e vi si erano rubate 1.500 lire.

Il Depaoli non poteva aver sospetto sui suoi giovani che lavoravano in locale sottoposto alla bottega: nel fare le sue dichiarazioni alla Questura disse però che aveva regione di sospettare d’un tale che aveva congedato qualche tempo fa dal suo servizio.

Il brigadiere Gotta e la guardia Guglielmini, prese le più minute indicazioni dal querelante, si posero in giro e con un’avvedutezza non comune scoprirono il ladro nel pomeriggio quando e dove meno lo si aspettava.

Egli, a cavallo, in abito di gentleman rider, percorreva la via S. Domenico, quando s’imbatté nei due agenti che senz’altro riconobbero, come al fiuto, il mariolo, e invitaronlo a far un giretto all’uffizio di Questura.

Portava in tasca 1.300 lire circa, e dopo i soliti incombenti fu condotto in carcere.

È un giovanotto ventenne, disertore dell’esercito francese, di nome Grellé Antonio («Gazzetta Piemontese», 28 gennaio 1876).

 

A questo punto torniamo a un classico della cronaca nera torinese: la rissa in osteria. Ma quella descritta dalla «Gazzetta Piemontese» di lunedì 24 settembre 1877, e verosimilmente avvenuta nella precedente giornata di domenica, introduce l’insolita figura di un «buon samaritano».

 

Alterchi. – Tra due giovani che si erano recati a bere nella bottiglieria Canelli in via S. Dalmazzo, nacque un diverbio che finì col mandare uno di essi a capo rotto da una bottiglia scaraventatagli contro dall’avversario.

Il ferito, giovane confettiere, certo B. G., fu soccorso da un bravo cittadino, il signor Gio. Grattarola, il quale dopo averlo condotto in una farmacia, pagò del proprio una vettura per portarlo all’ospedale.

 

La bottiglieria Canelli in via S. Dalmazzo si può identificare con l’Albergo Canelli oggi ricordato come uno dei luoghi di riunione clandestina del Cnlrp (Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese) nel periodo resistenziale e meritevole di ulteriori considerazioni nella nostra rubrica.

Concludiamo con quella che il cronista definisce «Una farsa ben combinata» per intrappolare la vittima, una grave aggressione che si svolge nella piazza Emanuele Filiberto, l’attuale piazza della Repubblica, più nota come Porta Palazzo.

 

Ferite gravi e furto. – La notte del 1° (Festa di Ognissanti) al 2 novembre 1877 certo S. B., mentre attraversava la piazza Emanuele Filiberto, s’imbatté in quattro sconosciuti che altercavano fra di loro.

Il S. volle intromettersi per pacificarli, ma pe’ suoi buoni uffici ebbe prima due coltellate allo stomaco, una delle quali gravissima, e poi venne derubato dell’orologio d’argento del valore di 40 lire e del portafogli con lire 4.

Si vede che era una farsa ben combinata per prendere in trappola il disgraziato («Gazzetta Piemontese», 3 novembre 1877).

 

E con questa ultima nota di cronaca nera, salutiamo il colto pubblico e l’inclita guarnigione!

 

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Articolo pubblicato il 09/05/2019