Torino. La solitudine dei propositivi e le ambiguità dell’arcivescovo Nosiglia

Primo maggio inconcludente e di tensioni.

La drammatica situazione occupazionale che ha anche investito la nostra regione, non si risolve certo con un decreto legge, ne invertendo i principi dell’economia. E’ desolante constare che purtroppo, nella ricorrenza del primo maggio, coloro che dovrebbero aver voce in capitolo per indicare o cercare di decidere, si siano persi in luoghi comuni, alcuni dei quali soddisfano chi ascolta, ma, nei fatti, contribuiscono ancor più ad emarginare coloro che  realmente  attendono il tanto sospirato lavoro o la tutela dello stesso.

L’arcivescovo Nosiglia la sera del 30 aprile ha partecipato alla veglia di preghiera organizzata dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del lavoro. Nel suo intervento ha, tra l’atro stigmatizzato l’emarginazione sociale in tutte le sue fattispecie, ma invece d’indicare la priorità delle  situazioni e decisioni che potrebbero invertire lo stato di crisi, si è limitato ad invocare “L’impresa come nuova forma di solidarietà e possibilità di creazione della ricchezza, intesa non solo in termini monetari, riscoprendo la via inedita dell’economia civile.

Per poi così proseguire; ” E’ un campo tutto da scoprire e può rivelarsi uno strumento fecondo per realizzare non solo profitti ma anche quelle solidarietà che sono il migliore antidoto all’individualismo e al culto del denaro fine a se stessi. Essere imprenditori significa investire sulle capacità dell’uomo senza soggiogarle alla forza ineluttabile del denaro e del profitto fine a se stesso. Essere imprenditori, conclude Nosiglia, può essere una forma alta di testimonianza cristiana e la comunità dei credenti deve accompagnare queste vocazioni.”

Non un accenno ai lacci della burocrazia, alla legislazione farraginosa, alla necessità d’infrastrutture, all’inconcludenza delle scelte governative di ieri e di oggi, per far uscire la nostra regione dall’isolamento e favorire la vocazione produttiva del territorio, alla centralità dell’impresa che produce per rimanere competitiva sul mercato.

Tant’è vero che le giovanotte della GIOC, nel corteo variopinto e variegato del primo maggio, hanno espressamente dichiarato che non avvertono l’importanza della carenza delle infrastrutture e degli ostacoli all’imprenditorialità.

Per loro i problemi importanti sono ben altri. Dal palco hanno espresso esempi ancor  più banali, invocando rivendicazioni, assistenzialismo, necessità di ridurre gli orari di lavoro e mai centrando il vero problema. Purtroppo anche gli oratori ufficiali non hanno compreso che se l’imprenditore produce ed è competitivo, si crea ed espande l’occupazione, senza la necessità di erogare sussidi.

In simili adunate vengono lasciate da parte le teste pensanti che stanno emergendo anche tra i vertici delle organizzazioni sindacali. Forse ci vorrà ancora tempo?

Siamo in campagna elettorale e, per qualche tratto abbiamo anche assistito alla passerella della sindaca e dei quattro aspiranti alla presidenza della regione, con candidati e consiglieri uscenti in ordine sparso.

Il tutto tra l’indifferenza generale, perché il discredito cui gode la nostra classe politica è così elevato che nessuno ci fa più caso. Così pure i politicanti non vanno certo per il sottile per farsi conoscere e affrontare fattispecie concrete e sentite.

Tant’è vero che il candidato alla presidenza della regione del Centrodestra che alcuni danno per favorito, non ha ancora presentato la sua coalizione, né diffuso il programma elettorale.

E’ anche entrata la TAV tra le punture di spillo e le dichiarazioni senza seguito, condite solo di polemiche, che hanno rilasciato i candidati governatori.

Però la scure dei sindacati che hanno organizzato il corteo, è calata su Mino Giachino che dalla dicitura della sua lista, per partecipare al corteo, ha dovuto togliere la dizione “SITAV” e limitarsi al “SILAVORO”, e ovviamente non è stato scelto tra i relatori.

Costoro non hanno neppure riflettuto che se l’empasse TAV si è in parte dissipata , lo si deve alle tre manifestazioni che Giachino e società civile hanno ideato, a partire dal novembre scorso, portando in piazza Castello migliaia di persone. Non certo all’accortezza di maggioranza ed opposizione.

Il corteo è stata turbato da scontri fisici tra i NO TAV ed esponenti del M5S a loro sostegno e le forze dell’Ordine.

I NOTAV in coda al corteo cercavano dapprima di avanzare nel centro, per poi scontrarsi con esponenti del PD. 

In proposito Pietro DI LORENZO, Segretario Nazionale del SIAP sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato, ha rilasciato questa dichiarazione: “Ancora una volta i professionisti del disordine hanno cancellato la presenza e la voce di chi è sceso in piazza per dimostrare la propria angoscia”. Siamo stanchi, prosegue DI Lorenzo, di rappresentanti politici che sono già all’opera per giustificare gli assalti alla Polizia, interpretando come sempre il ruolo di vittime e cercando di ribaltare una verità sotto gli occhi di tutti. Chi siede in consiglio comunale e regionale e non ha ancora imparato la distinzione tra esercizio democratico del pensiero e imposizione violenta della propria idea dovrebbe essere coerente e dimettersi immediatamente.”

“Non accetteremo passivamente, conclude il segretario nazionale del SIAP, il solito teatrino volto a mettere sul banco degli imputati la Polizia e la Questura. Ancora una volta i nostri ragazzi in divisa hanno garantito a TUTTI, con la solita professionalità, il diritto ad esserci, e li ringraziamo per questo. Resta l’amarezza di una situazione che pregiudica le modalità stesse di rappresentanza di chi, in questa situazione sociale, soffre veramente. Crediamo da tempo che sia giunta l’ora di ripensare l’appoggio o la tolleranza che un vasto mondo politico e sindacale ha verso chi, innegabilmente, con questi violenti attacchi antidemocratici impedisce proprio a loro di rappresentare al meglio le vere istanze di cui sono portatori”.

I consiglieri comunali grillini respingono al mittente queste dichiarazioni.

E’ la solita solfa. Ma per rimanere nel concreto, tra scaramucce, frasi fatte e danza macabra tra le parti, chi sarà in grado di risolvere gli annosi problemi del Piemonte ad iniziare dall’ovviare alla scarsità del lavoro per invertire un andazzo negativo?

La parola ai non pochi supponenti!!!

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Articolo pubblicato il 02/05/2019