Torino - Politica e manette. Le mani sporche dei garantisti

L’etica, questa sconosciuta

Siamo in campagna elettorale, anzi, i Piemontesi sono chiamati ad eleggere i deputati che ci rappresenteranno al Parlamento europeo, i nuovi consiglieri regionali ed i sindaci e consiglieri comunali in molti comuni.

Di Europa nessuno ne parla, nonostante si avverta una prioritaria necessità per capire in quale ambito si collocheranno i nostri deputati e seguendo quali presupposti.

Emergono  invece quadretti tragicomici di esclusi illustri che minacciano di far cascare il mondo, candidature di consolazione a coloro che non hanno dato prova di dedizione e consapevolezza in precedenti mandati politici che fan da contraltare a transfughi che con disinvoltura hanno cambiato casacca, in zona cesarini, per essere stati esclusi dai partiti di provenienza.

Il pesce puzza dalla testa perché l’onere di informare e coinvolgere il Paese, aspetterebbe ai leader ed ai loro apparati romani.

I partiti politici piemontesi invero, hanno  discusso a lungo sulla sparizione dei posti nel listino per il rinnovo del consiglio regionale, sui rapporti di forza e poco più. Il centro destra non ha ancora portato a conoscenza degli elettori il proprio programma. Ambedue gli schieramenti non hanno neppure ipotizzato  la probabile squadra di governo nei settori  nevralgici.

In modo più defilato si sono svolti i rituali tra Chiamparino e le molte liste civiche in suo appoggio.

Le  uniche testimonianze di attaccamento al  futuro del Piemonte le stanno rendendo i candidati nelle liste civiche aderenti al centro sinistra, (“Chiamparino  per il Piemonte” capeggiata da Mario Gaccone, i Moderati di Mimmo Portas)  oltre all’unica lista ammessa al giudizio degli elettori dai boiardi di Forza Italia e di Fdi, cioè la” SI Tav SI Lavoro per il Piemonte nel cuore capeggiata dia Mino Giachino, il professor Abruzzese e Gianluca Vignale, perché i candidati si collocano al di fuori del partitismo e si battono per gli scopi enunciati dal loro gruppo.

I partiti invece, che non stanno emergendo su programmi e coinvolgimento dei cittadini, negli ultimi mesi danno mostra di esistere  per la corposa evidenza dei mandati di arresto, gli avvisi di garanzia e le denunce di cittadini per i comportamenti malavitosi di molti loro esponenti a livello regionale e nazionale di primo piano. Invece di avvertire un senso di disagio per l’agire eticamente esecrabile dei propri rappresentanti, i leader nazionali si baloccano tra garantisti e colpevolisti con la solita faccia tosta ed il fastidio evidente, di chi moralmente è abituato a convivere con il malaffare che neppure ne avverte il lezzo.

Intanto il Paese è bloccato, si continuano ad ignorare le esigenze vitali dei cittadini, non si bada ai conti pubblici ed al degrado che ci allontana dal modo civile e produttivo.

É vero, la politica condizionata dalla magistratura è una cosa ributtante, da repubblica delle banane. Ma quanta credibilità si è persa per aver sempre coperto sotto il velo del garantismo figure che erano evidentemente in politica esclusivamente per cercare soldi!

Ormai non esiste più selezione. C’è la bramosia a candidare chiunque, purché porti voti, sporchi o di cittadini ingenui. L’importante è fare soldi, con incompetenza e purtroppo disonestà.

Tanti, troppi, coloro che oggi sono al centro delle cronache bastava davvero solo guardarli in faccia. E quanti militanti storici ed onesti dei partiti, nessuno escluso, sono stati contestati ed emarginati per aver segnalato l’inopportunità di accettare questo o quello?

Intanto con quale serenità il cittadino si recherà a votare, quando per fare un attualissimo esempio, nelle liste delle Europee ci sono individui che oggi si trovano in galera, non certo in conseguenza di un reato di opinione, ma per aver tenuto comportamenti abbietti e di sconcertante disonestà?

All’inizio della triste stagione del terrorismo, il Partito Comunista giustificava coloro che compivano gesti efferati con l’epiteto di “compagni che  sbagliano”. Ieri sera, nel corso di  una trasmissione televisiva, quella faccia tosta di Tajani definiva gli esponenti del suo partito arrestati e rinviti a giudizio  come dirigenti politici che hanno sbagliato.

Forse se prima di pavoneggiarsi nelle piazze e in TV  i leader politici riscoprissero Socrate ed Aristotele, l’Italia di conseguenza, potrebbe ottenere maggiore credibilità.

Ma forse da queste menti inutilmente spaziose sarebbe pretendere troppo.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 10/05/2019