Cosa ne BICI di queste?

…che forse non vedremo mai!

Siamo in pieno svolgimento del Giro d’Italia ciclistico e come sempre in tale occasione si riaccendono i riflettori sulle due ruote di cui il nostro Bel Paese è riferimento di innovazione e qualità da oltre un secolo.

I movimenti spontanei ed organizzati a favore dello sviluppo dell’uso dei mezzi a propulsione umana sono sempre più tenuti in considerazione per la loro impronta green in ogni ambito.

 

Meno inquinamento e più mantenimento della salute mediante il movimento: un binomio di sicuro successo che vale la pena di sostenere ed incrementare.

 

Ma non c’è il due senza il tre! Manca ancora un elemento per giungere alla perfezione del mezzo: la comodità in sicurezza.

 

Così come non c’è il due senza il tre precedente, per poter conseguire il risultato, probabilmente occorrerà passare da due a tre ruote, “dalla bicicletta alla tricicletta”.

 

O almeno così deve essere stato evidente a chi, più di 25 anni fa fece queste curiose proposte e prototipi.

 

 

 

Precursori della scienza ergonomica ed attenti al trend verso il futuro, svincolati dalle convenzioni e dalla paura del ridicolo, coloro che sperimentarono questi mezzi non convenzionali si presero sicuramente una soddisfazione: attraversare il mare che c’è tra il dire e il fare.

 

E chissà mai che, anche se tra la nascita di un’idea e la sua realizzazione passano mediamente più di 20 anni, e in questo caso ne sono già passati di più, qualcun altro riprenda il discorso e lo porti avanti.

 

Corsi e ricorsi storici ce lo insegnano: ciò che è stato sarà di nuovo.

 

Come se fosse la prima volta!

 

Disegni, foto e testo

Pietro Cartella

 

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Articolo pubblicato il 15/05/2019