È morto Gianluigi Gabetti, storico braccio destro di Gianni Agnelli

Il dirigente d'azienda, per quasi 40 anni al fianco dell'Avvocato, era ricoverato al San Raffaele. Aveva 94 anni. Traghettò la Fiat nel nuovo millennio

E’ morto Gianluigi Gabetti, storico braccio destro di Gianni Agnelli. Il dirigente d'azienda aveva 94 anni ed era ricoverato al San Raffaele. È stato il manager che più ha contribuito a traghettare la Fiat dopo il periodo di turbolenza seguito alla morte di Gianni prima e Umberto dopo.

DALL'OLIVETTI ALLA FIAT

Classe 1924, laurea cum laude in Giurisprudenza a Torino, Gabetti inizia la sua carriera alla Banca Commerciale per poi passare ben presto in Olivetti. Il primo incontro con l'Avvocato è nel 1971 a New York, dove il manager si occupava della Olivetti corporation of America.

Immediatamente Agnelli gli propone di diventare direttore generale dell'Ifi, la finanziaria della famiglia. Gabetti ha un giorno per pensarci e accetta. Dell'Ifi diventa anche amministratore delegato nel marzo 1972. È vicepresidente della Fiat dal novembre 1993 al giugno 1999.

Negli anni all'Ifi e all'Ifint Gabetti è il regista di operazioni di grande rilevanza. Con Cuccia, nel dicembre del '76 conclude l'accordo che porta i libici della Libyan Arab Foreign Investment Co (Lafico) a sottoscrivere un aumento di capitale della Fiat.

IL RIASSETTO DELLA FIAT

Ancora Gabetti, dieci anni dopo, nel settembre 1986, riacquista tramite Ifil, 90 milioni di azioni Fiat ordinarie dalla Lafico, con un esborso di circa 1 miliardo di dollari, portando a poco meno del 40% la partecipazione di Gruppo al capitale ordinario Fiat.

A metà degli anni '90 Gabetti lascia l'Italia per dedicarsi a investimenti internazionali attraverso l'Exor (ex Ifint) con sede a Ginevra. Lasciate le cariche per limiti di età e ritiratosi a Ginevra nel 1999, rientra dopo poco a Torino a causa della malattia dell'Avvocato per essergli vicino e aiutare la famiglia nella logistica delle cure in Italia e all'estero.

Alla morte di Gianni, Umberto Agnelli diventa presidente della Fiat e chiede a Gabetti di tornare in servizio affidandogli la presidenza dell'Ifil. Gabetti si occupa del riassetto del Gruppo nel 2003 e dell'aumento di capitale a cascata di Ga, Ifi, Ifil e Fiat. Nel 2004 muore anche Umberto e Gabetti diventa presidente della Giovanni Agnelli e C. Sapaz, presidente dell'Ifi e dell'Ifil diventando il punto di riferimento della famiglia.

L'ARRIVO DI MARCHIONNE

Quando Morchio si propone per diventare presidente di Fiat, in un week-end Gabetti, dopo un consulto con le sorelle dell'Avvocato e la famiglia Agnelli, trova la soluzione per il vertice della Fiat: Luca Cordero di Montezemolo presidente.

Poche ore dopo, John Elkann incontra a Ginevra Sergio Marchionne (all'epoca ad di Sgs) e gli propone di diventare ad: il 1 giugno Marchionne diventa amministratore delegato della Fiat.

Nel 2005 dà mandato all'avvocato Franzo Grande Stevens di studiare una soluzione che permetta alla famiglia Agnelli di mantenere il controllo sulla Fiat. Viene approfondita quella della conversione in azioni dell'equity swap sottoscritto nella primavera del 2005 da Exor, quanto il valore dei titoli Fiat aveva raggiunto valori particolarmente bassi (sotto il valore nominale, pari a 5 euro).

Nell'aprile del 2007 John Elkann, l'erede designato dall'Avvocato, gli succede alla presidenza dell'Ifi.

(Lettera 43)

 

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Articolo pubblicato il 14/05/2019