Le mire fallaci di Di Maio
Foto di repertorio (ansa.it)

Circola voce che intenda intercettare i voti dei moderati, visto che nessun partito sembra al momento rappresentarli

Anche in occasione del voto europeo risulta che moltissimi elettori sono indecisi  su chi votare e spesso, se spaventati da estremismi e posizioni non equilibrate, preferiscano disertare i seggi elettorali. L’ultimo sondaggio diffuso prima dell’obbligatorio silenzio elettorale dice che almeno un terzo dell’elettorato brancola nel buio e non ha ancora fatto la sua scelta di voto.

Di qui l’esasperata campagna elettorale di queste ultime settimane, con i due partiti di governo sempre più divisi tra loro e impegnati a contendersi porzioni di quegli indecisi che potrebbero risultare determinanti per l’esito finale delle urne.

 

La situazione italiana è alquanto disarmante. Ci sono due vicepremier che si beccano praticamente su tutto, mentre tra le opposizioni non c’è nessuno che si distingua per originalità. Il Pd è ora guidato da Nicola Zingaretti, che non si capisce quando faccia il governatore del Lazio, ruolo che ricopre tuttora, visto che è impegnato quasi a tempo pieno nel suo nuovo ruolo politico di segretario del Pd.

 

Forza Italia si regge quasi esclusivamente su Silvio Berlusconi, che non si prevede in quale misura riuscirà ancora ad essere ancora attrattivo. Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia non sfondano e nei sondaggi navigano tra i 4 e i 5 punti percentuali.

 

C’è chi sostiene che Luigi Di Maio, in mancanza di alternative, stia provando a conquistare moderati ed indecisi. Anche se non si capisce come possa il leader pentastellato attrarre elettori che cercano moderazione, equilibrio e rassicurazioni, considerato che lui fino a pochi giorni fa lanciava messaggi di tutt’altro tenore.

 

Non riusciamo a dimenticare che le fortune politiche dell’attuale Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico si legano alla stagione dei “vaffa”, dei “no” su tutto, che hanno propiziato il successo dei grillini e ne hanno determinato l’ascesa al potere. Ma anche nell’ultimo anno Di Maio ha fatto di tutto fuorchè vestire i panni del moderato.

 

Arrivò perfino a chiedere l’impeachment per il Capo dello Stato Sergio Mattarella, si è affacciato sul balcone di Palazzo Chigi per festeggiare la fine della povertà e soprattutto lo sforamento del debito per finanziare misure assistenzialistiche. Ma la contraddizione più stridente, la piroetta più eclatante del vicepremier pentastellato riguarda l’economia e si collega alla nuova impennata dello spread, schizzato intorno a 290 punti.

 

Luigi Di Maio tuonava  contro i burocrati europei, denunciava gli speculatori internazionali e considerava lo spread un numeretto privo di significato.

Il vicepremier pentastellato addirittura voleva sospendere i finanziamenti italiani all’Unione europea. Bene, oggi non è più così. Il leader leghista si è mantenuto coerente con quella impostazione e ha dichiarato nelle scorse ore che il 3% nel rapporto deficit-Pil “si deve sforare”, pur di assicurare al Paese di poter ripartire.

 

Di Maio, invece, pur di schiacciare sulla destra Salvini, ha dichiarato che lui vuole “far salire il salario minimo e non lo spread” e che bisogna scongiurare il rischio di una crescita dello spread. Ma allora a quale Di Maio bisogna credere? A quello che soltanto qualche mese fa giudicava irrilevante il parametro dello spread o al Di Maio moderato e appiattito sui vincoli europei?

 

L’annuncio del “Capitano” sul debito ha spaventato i mercati e il differenziale tra bund e btp è tornato a impennarsi. I grillini stanno prendendo la palla al balzo per tirarsi fuori dall’angolo nel quale il leader leghista li aveva confinati con la sua debordante propaganda politica e provano a conquistare i ceti moderati, anche attraverso annunci roboanti su bonus bebè e altri aiuti alle famiglie.

 

I grillini sono consapevoli che l’elettorato è fluido e per conquistarlo loro sono disposti a corrergli dietro e ad assecondarne umori e pulsioni. Ma tutto questo alla lunga non può pagare perché le cose annunciate andrebbero fatte, prima che la gente capisca che è tutta una sceneggiata.

 

In campagna elettorale sembra essersi scatenata una guerra tra demagoghi, a suon di fake news e prese in giro sulla pelle degli italiani. Ma la dura realtà, soprattutto in campo economico, presto ci presenterà il conto e Di Maio apparirà sempre più come un imbonitore ampiamente screditato.

 

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Articolo pubblicato il 19/05/2019