Sanita’: CIDA, in Valle D’aosta serve una dose massiccia di managerialita’

Check-up preoccupante per la sanità in Valle D’Aosta

COMUNICATO STAMPA CIDA

Aosta, 23 maggio 2019. Check-up preoccupante per la sanità in Valle D’Aosta, con una forte preoccupazione per la i passi indietro di quella che era un’eccellenza; esiste tuttavia una ‘ricetta’ per fronteggiare la crisi e imboccare un sentiero virtuoso.

E’ quanto emerge da una ricerca realizzata da AstraRicerche per CIDA tra febbraio e marzo 2019 – presentata ieri in un convegno ad Aosta - che ha visto la partecipazione di 100 soggetti della Sanità della Valle d'Aosta che hanno compilato un questionario on line relativo alle principali dinamiche nella regione.

Nel dettaglio, l’Ospedale Umberto Parini – centro del sistema sanitario della Regione ed oggetto dell’indagine statistica - è visto in difficoltà: più dell'80% percepisce un calo della qualità dei servizi ospedalieri, con il rischio che perda la sua storica eccellenza (79%).

I motivi elencati dagli intervistati sono vari: carenza di personale medico (78%) e infermieristico/parainfermieristico (72%), ma anche una gestione non valida (74%) con il 38% che sottolinea la presenza di limiti gestionali, anche a prescindere dal limitato budget a disposizione).

Meno gravi, ma comunque non positivi, gli aspetti strutturali (criticati da una parte del campione compresa tra il 40% e il 47%): parcheggio, vie di comunicazione, spazi a disposizione, dimensione e impianti delle camere di degenza e delle sale di attesa. Livello di critica paragonabile anche per gli aspetti tecnologici, sia quelli relativi alla pratica medica (43%) che quelli di dialogo con il pubblico, di gestione dei pazienti, etc.).

Analizzando più in profondità la ricerca, appare che i problemi vanno ben al di là dell'Ospedale: il Sistema Sanitario Regionale è in forte difficoltà per i tempi di attesa lunghi, per la scarsità sul territorio di medici e infermieri (non coprendo le necessità di varie aree della regione), per la loro demotivazione, per la scarsa integrazione tra Ospedale e servizi periferici; sono tutte critiche sostenute da una parte amplissima del campione (tra il 73% e l'83%).

La conseguenza pratica è che i cittadini sono costretti a sopportare lunghe attese (80%), usare servizi privati (80%) o quelli pubblici ma di altre regioni (69%).

Le soluzioni con cui il campione concorda (spesso in modo quasi unanime) sono chiare: stabilità dei vertici (assessore, direttore della USL) ma soprattutto una forte visione manageriale di medio-lungo periodo (anche per superare i forti dubbi sull'utilizzo non corretto del budget a disposizione, tra sprechi e malversazioni – 84%); più della metà concorda con l'idea di collaborare con altri SSR (con il modello di medici di altre regioni che raggiungono il territorio valdostano per consulenze mirate o con la telemedicina); l'aumento del numero delle risorse umane è necessario per l'81%, da ottenere cercando di limitare l'esodo verso altre regioni o verso il privato (72%) ma anche favorendo nuovi ingressi eliminando il vincolo linguistico, pubblicizzando meglio i concorsi (troppo spesso deserti o con partecipazione in sotto numero) e dando incentivi economici a medici e infermieri (ognuna di queste tre idee è sostenuta dall'81% dei rispondenti).

“La ricerca commissionata da CIDA e realizzata da AstraRicerche – afferma Mario Mantovani presidente della confederazione dei dirigenti pubblici e privati – testimonia la difficoltà della sanità valdostana, comune ad altre regioni, di dare risposte adeguate alla domanda di cure e servizi di complessità crescente.

La fotografia può sembrare impietosa, ma si rivela uno strumento utile per evidenziare le maggiori criticità ed individuare gli interventi più idonei a ristabilire un rapporto equilibrato fra domanda ed offerta di sanità pubblica.

Uno degli aspetti emersi dall’analisi, sul quale CIDA e le sue categorie rappresentate è pronta ad agire da subito, riguarda la necessità di maggiori competenze manageriali nella gestione delle risorse umane ed economiche. Un’esigenza condivisa da circa il 90% degli intervistati”, ha concluso Mantovani.

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Articolo pubblicato il 24/05/2019