Immense opere di riforestazione, segnali di vita dal mondo
Bacino dello Xingù. Programma di riforestazione in Amazzonia

20 milioni di alberi in Kenya, la Grande muraglia verde dal Senegal all’Etiopia, in Amazzonia altro progetto di riforestazione.

Secondo la Food Agriculture Organization dell’ONU, dal 1990 a oggi, una superficie pari a quella del Sudafrica; 129 milioni di ettari di foresta, sono stati distrutti con incalcolabili danni per emissioni di gas serra, per la distruzione di specie animali e vegetali selvatiche. La desertificazione dovuta al riscaldamento globale è causa di altrettanta perdita del patrimonio boschivo. Nel mondo si sta prendendo coscienza con colpevole ritardo della entità del danno e qualcosa si sta muovendo.  

Gli alberi sono grandi accumulatori di CO2, producono ossigeno, regolano i microclimi, contrastano l’erosione del suolo, offrono un ambiente sicuro a moltissime specie animali e sottospecie vegetali, producono frutti e legname, rendono pittorico il paesaggio. Piantarli e cercare di riattivare ogni ambiente silvestre originario è un obiettivo primario per la salvaguardia della vita sul pianeta.

Il Kenya sta piantando 20 milioni di alberi per ripristinare la deforestazione che ha ridotto la superficie forestale kenyota del 10% dal 1970 e il 1999, e di un ulteriore 8% tra il 2001 e il 2014, a favore della produzione di legname e carbone di legna.

Il progetto, che punta su specie vegetali autoctone, riguarda le regioni degli altipiani quanto le grandi aziende agricole, con la finalità di contrastare la metamorfosi climatica che, a causa della deforestazione, ha prodotto la diminuzione delle aree umide e delle piogge.

Allo stesso tempo, l’impianto della vegetazione mira a restituire zone naturali per la fauna in via di estinzione, migliorare la fertilità dei terreni, ombreggiare le coltivazioni, arginare l’erosione del suolo, incrementare la crescita di frutta spontanea, dando nutrimento, lavoro e ricchezza.

L’ambiziosa campagna di riforestazione è opera dell’International Tree Foundation (GB), fondata in Kenya nel 1920. La speranza è che l’iniziativa si espanda in altre aree verdi di questo mondo cementificato e saccheggiato, non solo di piante.

Sicuramente un altro progetto è il più ambizioso e lungimirante. Si tratta di quello della “Grande muraglia verde” nello Sahel. Nata nel 2007, l’iniziativa prevede il coinvolgimento di 20 paesi africani, uniti per creare una barriera di alberi resistenti alla siccità ai margini del Sahara.

Immagine da Wikipedia

 

La Grande muraglia verde è un progetto imponente, una sequenza di 8000 km impiantati di alberi, una catena di foresta larga non meno di 15 km, un muro verde capace di fermare la desertificazione, restituire fertilità ai terreni, fornire cibo e ambiente a specie animali e milioni di abitanti che vivono nella vasta regione sub sahariana.

Una barriera di fusti d’acacia, piante resistenti alla siccità, capaci di creare un nuovo habitat naturale che, partendo dal Senegal si estende in Nordafrica, fino a scendere nel basso Egitto verso il corno d’Africa.

La grande muraglia verde è pensata come la più grande struttura vivente sul pianeta Terra & una delle nuove meraviglie del mondo.

La muraglia di alberi è frutto di un’idea nata nel 1952 da una spedizione inglese, proprio per arrestare l’espansione del deserto e rinverdire la fascia tropicale africana. Idea ripresa nel 2002 e approvata nel 2005 dall’Unione africana. Attualmente solo il 15% del progetto è stato portato a compimento, ma l’impatto nei paesi coinvolti è stato molto positivo. In Nigeria, in Senegal e in Etiopia sono  stati recuperati ben 30 milioni di ettari.

Altro progetto di riforestazione è stato approvato in Brasile: 75 milioni di alberi autoctoni da seminare con una efficiente tecnica di piatumazione detto “muvuca”, nel bacino dello Xingù. Secondo studi della FAO, la tecnica muvuca consente la sopravvivenza del 90% dei semi impiantati nei terreni ormai poveri delle aree precedentemente disboscate.

Un piano a breve termine dunque, con l’obiettivo di recuperare un’area di 28.000 ha, rasa al suolo e convertita a pascolo per allevamenti intensivi. Un segnale di inversione di tendenza nei confronti della foresta amazzonica finora sfruttata in modo selvaggio. Un grande programma di ripopolazione della flora tropicale che però, l’elezione del nuovo presidente ultraconservatore Jair Bolsoniano sta mettendo a rischio.

Tutto ciò non significa che la distruzione delle foreste a livello globale si stia fermando, ma in certe realtà, la coscienza dell’importanza degli alberi si sta muovendo con interventi su vasta scala, mentre altre iniziative minori si stanno attivando.

Interessante è la piattaforma on-line Treedom che finanzia progetti delle comunità rurali e che offre a chiunque l’opportunità di acquistare, piantare un albero e seguirne lo sviluppo.

Dal 2014 a oggi, Treedom ha piantato circa mezzo milione di alberi in Africa, America Latina, Asia e anche in Italia. Ogni albero pregiato e produttivo, è messo a dimora dagli agricoltori locali ed è possibile seguirlo nella crescita dalla sua pagina on-line

Molto si può fare anche a livello di ogni singola persona. Sintomatico l’esempio del giornalista & fotografo brasiliano Sebastiao Salgado, e della moglie Lelia Deluiz. Insieme a un gruppo di persone motivate, dal 2001 al 2019 hanno piantato 2 milioni di alberi in un’area disboscata di 7000 ha. Una operazione pensata allo scopo di riattivare un ecosistema completamente distrutto e restituire il suo spazio alla vita. Nell’area sono ritornate 172 specie di uccelli, 33 di mammiferi, 30 tra rettili e anfibi. Un mondo rinato da zero.

Segnali di speranza per rispettare gli obiettivi mondiali sul clima e contenere l’aumento t. globale in + 1,5° entro il 2030, assorbire CO2, restituire terre e ossigeno al mondo.

Immaginare è lecito un “ New government” globale prossimo venturo  esente da influssi dannosi. Un direttivo per un futuro più intelligente e lussureggiante, che sta formando la sua cultura ambientale in ogni parte del mondo grazie a Greta, ragazzina scandinava, da taluni “gretti” derisa nell’aspetto; e grazie al suo movimento ecologista, oggi etichettato da aridi critici come: “massa di Gretini”.

Ossigeno per menti nuove, educate sementi già lungimiranti, figli nostri ormai più maturi di noi, fertili fusti di una nuova foresta che cresce. Speriamo che alcun incartapecorito giustiziere la fermi.

Alcune fonti:

https://www.greenme.it/informarsi/natura-a-biodiversita/20043-alberi-kenya-deforestazione

https://it.wikipedia.org/wiki/Grande_Muraglia_Verde

https://www.lifegate.it/persone/news/brasile-riforestazione-record-saranno-piantati-73-milioni-alberi

https://www.greenme.it/approfondire/buone-pratiche-a-case-history/30415-salgado-riforestazione

https://www.treedom.net/it/

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Articolo pubblicato il 28/05/2019