Semaforo verde per il Piemonte

Sanità e Lavoro le priorità: un’intervista all’On. Roberto Rosso, neoeletto Consigliere Regionale

On. Rosso, “se non sei di Sinistra vota Rosso”: questo è stato il Suo slogan nel corso della campagna elettorale. Lei è entrato in Consiglio Regionale del Piemonte  con un consistente bottino di preferenze: qual è il bilancio di questa cavalcata vittoriosa?

Certo un po' di stanchezza… ma soprattutto tanta soddisfazione per questi cinque mesi di continua immersione tra la gente. È stata un'esperienza salutare e positiva, che mi ha messo ancor più a contatto con i problemi veri delle persone. Di giorno facevo volantinaggio nei mercati di Torino e la sera presenziavo ai vari meeting, nel corso dei quali ho stretto la mano ad altre 5000 persone. Tutte occasioni preziosissime, perché ora so che cosa la gente di Torino e Provincia vuole davvero da me e dalla nuova Giunta.

Il mio risultato personale mi ha ovviamente appagato: quasi 5000 preferenze, recordman di Fratelli d'Italia e secondo uomo più votato in assoluto del Centro-destra piemontese, ma dopo chi si trova in un partito che è sette volte più grande del mio. Insomma, ho di che essere orgoglioso.

Quali saranno le Sue priorità e quelle di Fratelli d'Italia in seno alla coalizione, durante la prossima consigliatura?

Anche se difficilmente potremo occuparcene come Fratelli d'Italia, il tema ineludibile per chiunque si prefigga di ben amministrare il Piemonte è quello della Sanità. Il nostro sistema sanitario regionale necessita di essere trasformato in una realtà liberale, copiando i modelli virtuosi del Veneto e della Lombardia, anziché quelli delle Regioni più bolsceviche della Nazione. Qui da noi destiniamo il 90% del bilancio regionale agli ospedali, in Lombardia soltanto il 50%. Questo significa che non rimangono soldi da investire nell'economia della Regione, mentre i nostri vicini iniettano ben 13 miliardi di euro. Eppure i loro ospedali sono più efficienti, non hanno liste di attesa e la gente può anche decidere di farsi curare in clinica, senza pagare di tasca propria.

La seconda priorità riguarda il Lavoro, di cui noi di Fratelli d'Italia potremo occuparci direttamente. Occorre innanzitutto privatizzare i centri per l'impiego, che oggi il lavoro lo trovano soltanto per i loro impiegati. E poi legare la retribuzione dei centri di formazione professionale all’effettivo piazzamento lavorativo dei ragazzi che presso di essi si formano. In ultimo, serve un'ampia gamma di risorse da destinare alle aree depresse, in cui purtroppo oggi nessuno più investe, in mancanza di appositi finanziamenti della Regione. In queste zone aumenta così il degrado urbano e proliferano gli immobili collabenti, quelli cioè caratterizzati da gravi carenze manutentive.

On. Rosso, durante il Suo ventennale cursus honorum Lei ha ricoperto molteplici incarichi, fra cui quello di Sottosegretario al Lavoro e all’Agricoltura. Se il Piemonte fosse un malato e Lei il suo Medico, che medicina somministrerebbe per rilanciare questi due settori, Produttività e Primario?

Per quanto concerne la Produttività, oggi sono pochissimi i centri di formazione in Piemonte capaci di dare risposte effettive al tentativo di tanti giovani e meno giovani di trovare un lavoro. Per esempio, la Scuola Camerana di Torino trova un impiego ai propri iscritti qualche mese prima che i corsi finiscano e sulla stessa scia si situano in parte gli istituti salesiani. Altri centri hanno una capacità d’impiego assolutamente deludente. Il punto è che con i fondi della Comunità europea dovremmo cercare di attrezzare strumenti finanziari idonei a rilanciare il lavoro in quelle aree laddove si è perso da anni o decenni, e possibilmente trasformando le attività manifatturiere in terziario avanzato, turismo e gestione dei beni culturali, tesoro di cui risulta particolarmente ricca questa nostra Regione.

In merito all’Agricoltura piemontese, essa è declinabile in due realtà tra loro differenti, da tenere in debita considerazione. Ci sono le coltivazioni estensive tipiche della Pianura Padana, da noi principalmente mais e riso, oltre alla parallela produzione di latte. Dall’altro lato, esistono poi tutti quei prodotti di nicchia o di alta qualificazione agricola caratteristici soprattutto delle aree collinari e montane. In entrambi i casi si dovrà procedere valorizzando la qualità, la vendita a chilometro zero, la certificazione del prodotto e la sua denominazione di origine: ben sapendo però che per le produzioni estensivistiche queste non potranno essere le sole caratteristiche di cui tenere conto.

On. Rosso, in passato Lei ha concorso in modo determinante alla costituzione e promozione dell’Università del Piemonte Orientale. Come investire sulla cultura e sul know-how dei nostri giovani, affinché il loro bagaglio di conoscenze diventi anche cultura d’impresa, su cui investire per rilanciare l’economia e, di concerto, i consumi?

La creazione della seconda Università piemontese con Rettorato a Vercelli e Facoltà a Vercelli, Novara e Alessandria è stata probabilmente la mia conquista parlamentare di cui vado più orgoglioso. Sfidavo in quel caso il Governo Prodi, che voleva mantenere un unico Ateneo centralizzato su Torino: invece sono riuscito a ottenere il risultato opposto. Vercelli è una grande città d’arte, per fortuna non l’unica del Piemonte. Infatti Asti, Casale, Saluzzo, Alba non sono da meno. Esiste un grande patrimonio storico-culturale che è andato negletto nei secoli passati per volontà dei Savoia di accreditarci come unica dinastia originaria di queste terre. Il Marchesato del Monferrato, il Marchesato di Saluzzo e il Principato degli Acaia furono corti dinastiche secolari, con una tradizione spettacolarmente vivace e varia. Monferrini furono alcune delle più importanti personalità delle Crociate, Re di Gerusalemme e Imperatori di Bisanzio: eppure uno studente liceale di Torino nulla conosce di questa incredibile storia. È necessario chiarire un punto: dobbiamo investire sul nostro passato per riscoprire le radici che possono tornare a far grande il nostro futuro!

Sulla scorta dell’esperienza da Consigliere Comunale di Torino, come pensa che dovrebbero integrarsi le Amministrazioni comunali e regionali per far realmente da traino alla ripresa del Piemonte?

Torino è la capitale del Piemonte. Negli ultimi quattro secoli la storia della nostra Regione ha fatto molto perno attorno a quella della sua capitale: pertanto, conseguentemente, investire su Torino significa tornare a fare grande il Piemonte. Noi auspichiamo collaborazione e dialogo con la Giunta Appendino, tuttavia è doveroso rilevare comportamenti assai contradditori per quanto riguarda il suo agire. L’ultimo in ordine di tempo è la scellerata decisione di vincolare per 12 anni con la ZTL allargata tutto il centro della città, soffocandone così le attività commerciali e i negozi. Una Giunta che sta avviandosi verso il termine del suo mandato dovrebbe al massimo legare le proprie scelte al periodo di carica residuo. Viceversa, condizionare i futuri mandati a scelte strategicamente sbagliate dimostra un’arroganza e una presunzione di cui faremmo tutti volentieri a meno.

Un’ultima domanda, On. Rosso. La TAV: come si porrà la Regione Piemonte con il Governo nazionale?

Sarebbe criminale rimandare ulteriormente la partenza della TAV, dopo che l’85% dei Piemontesi, ivi compresi i Valsusini, si sono dichiarati a favore dell’opera durante le ultime elezioni regionali. I 5S hanno sempre asserito come in democrazia “1 vale 1”. Abbandonino dunque l’arroganza con cui ritengono che le loro scelte non debbano sottoporsi al vaglio democratico e acconsentano anche loro a realizzare ciò che i Piemontesi si attendono con forza dal prossimo Governo regionale.

Grazie per la disponibilità On. Rosso, e auguri di buon lavoro.

Grazie ai Lettori di Civico 20 News per la loro attenzione.

 

(Immagine in copertina tratta da TG Vercelli)

 

 

 

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Articolo pubblicato il 12/06/2019