Giuseppe Timermans, professore di medicina e rettore dell’Università di Torino
Torino - Inaugurazione del monumento Timermans all'Università (particolare del disegno di Dalsani)

Considerato uno dei rinnovatori della scienza medica torinese e italiana, è ricordato da una statua oggi collocata in una nicchia del grande scalone dell'Università di via Po

Il dottor Giuseppe Timermans, professore di medicina e Rettore dell’Università di Torino, muore il 9 maggio 1873, dopo lunga malattia. Presto viene organizzata una sottoscrizione per erigergli un monumento nel portico del Palazzo dell’Università in via Po. La statua, opera dello scultore Odoardo Tabacchi viene collocata il giorno 9 dicembre 1876. Ne danno notizia due giornali illustrati milanesi.

Ma chi era questo signore al tempo tanto ammirato e stimato e ora dimenticato?

Giuseppe Timermans (spesso indicato come Timmermans) nasce a Giaveno, il 27 aprile 1824, da padre oriundo della Svizzera, guardia del corpo del re di Sardegna, e da madre piemontese. Altre fonti lo dicono nato a Torino, da famiglia fiamminga. Già da fanciullo deve lottare con le avversità della sorte.

Perde infatti il padre a soli cinque anni e soltanto grazie ai sacrifici della madre e di uno zio materno riesce a laurearsi in medicina nel 1846. È dotato di una mente acuta e conduce uno studio assiduo della medicina, di cui è appassionato, e così può crearsi una posizione agiata e percorrere una rapida e brillante carriera. Dapprima lavora come modesto medico pratico per una parrocchia, come medico municipale si occupa dei poveri torinesi.

Nel 1852 è già assistente alla clinica dell’Università di Torino, dopo avere svolto per poco attività ospedaliera. Due anni dopo, ottiene l’aggregazione al Collegio di Medicina. Nel 1859 è nominato professore di medicina legale e, nel 1863, professore di patologia speciale e clinica medica.

È anche medico ordinario all’Ospedale maggiore di San Giovanni e consulente alle carceri. Conosciuto a Torino e fuori per le sue cure sapienti e felici, accumula, in breve, ricchezze ed onorificenze.

Timermans è un grande innovatore dell’insegnamento della medicina nell’Università di Torino, alla quale fa compiere un salto di qualità «oltre la cerchia in cui si racchiudeva allora la scuola medica piemontese» (L’Illustrazione Italiana, 9 gennaio 1876).

Le pubblicazioni coeve insistono su questo aspetto dell’attività accademica di Timermans, sia pure con perifrasi e sottintesi, evidentemente per non fare nomi di personaggi che avrebbero potuto risentirsi. Scrivono ad esempio che il Nostro ha abbattuto «l’onnipotenza del salasso».

Pare di leggere tra le righe una critica ai metodi curativi del dottor Alessandro Riberi, che applicava largamente il salasso come sistema terapeutico.

A questo proposito, Henry d’Ideville, segretario di legazione all’ambasciata francese di Torino dal settembre 1859 al marzo del 1862, autore del prezioso libro “Journal d’un diplomate” scriveva: «… a Torino questo rimedio, così energico e così scioccante altrove, è impiegato in ogni occasione e per ogni motivo». E Massimo d’Azeglio informato dal fratello Roberto di una malattia della moglie Costanza, gli scriveva che più di tutto gli facevano paura i medici di Torino, che godevano di una fama europea!

E ancora: Timermans «dal nulla» ha portato l’insegnamento della clinica medica nell’Università di Torino a livelli superiori a quelli delle più rinomate università italiane, introducendo tutti i mezzi e gli strumenti di osservazione nati dal progresso nelle ricerche nel campo della patologia. È stato molto contrastato perché si proponeva di abbattere i principi nei quali i suoi maestri lo avevano formato ma i fatti gli davano ragione (L’Illustrazione Italiana, 9 gennaio 1876).

Possiamo integrare queste generiche notizie grazie a un moderno studio del professor M. U. Dianzani dove si precisa che il punto di svolta di Timermans è segnato dall’arrivo a Torino del fisiologo olandese materialista Jakob Moleschott.

La formazione scientifica di Timermans era legata alla teoria del vitalismo che si opponeva al meccanicismo assoluto: secondo il vitalismo, i fenomeni vitali, governati da entità immateriali, trascendenti o immanenti, non potevano essere ridotti a interpretazioni chimico-fisiche.

Affascinato dalla personalità e dalle dottrine di Moleschott, Timermans ne segue assiduamente le lezioni, si converte al positivismo e collabora con il fisiologo olandese nel tentativo di riformare le dottrine e gli insegnamenti impartiti nella Facoltà. Nel 1864 costituisce l’Istituto Clinico Medico, concepito con criteri innovativi, fornito di un laboratorio di ricerca e di un ambulatorio, di aulette per lezioni e seminari.

Quando, dal dicembre del 1870, è nominato rettore dell’Ateneo torinese, cerca di estendervi i nuovi principi.

Fra le occupazioni della scuola e della numerosa clientela, Timermans riesce anche a scrivere i suoi “Rendiconti di clinica” e il suo “Triennio di clinica medica”, dove sono raccolti i suoi studi coscienziosi su vari casi clinici.

La sua proficua attività di rettore viene però interrotta da una tormentosa e lunga malattia al midollo spinale, che i suoi colleghi non riescono a curare, e che lo porta a morte, il 9 maggio 1873, a soli 49 anni, tra il sincero compianto dalla cittadinanza torinese. La Gazzetta Piemontese di domenica 11 maggio, sotto il titolo “Onori funebri al professor Timermans”, riporta le parole di uno dei suoi allievi medici, pronunciate al funerale del giorno precedente.

Presto viene aperta una sottoscrizione pubblica per erigergli un monumento. Grazie ai rendiconti periodicamente riportati da questo giornale, apprendiamo il nome della moglie di Timermans, Giulia Rossi (17 dicembre 1875).

Già nell’agosto di quell’anno, i torinesi hanno una anticipazione sulla statua di Timermans, opera del professor Odoardo Tabacchi, che sarà inaugurata nel portico dell’Università all’apertura delle scuole. Sotto il titolo “Studi di scoltura in Torino”, l’anonimo cronista della Gazzetta Piemontese, il 23 agosto 1875, scrive: «Il chiaro professore è ritratto in piedi, coi poco artistici abiti che vestiamo oggidì, non avendo voluto il Tabacchi avvolgerlo nella toga, come già hanno due altre statue nelle arcate vicine; ma egli seppe pure riescire a fare tal simpatico lavoro, che ognuno lo contemplerà con singolare compiacenza».

Il monumento è solennemente inaugurato il 19 dicembre 1875, nel cortile dell’Università. È la figlia di Timermans che toglie il velo che lo ricopre. L’Illustrazione Italiana del 9 gennaio 1876 così commenta: «L’opera del Tabacchi è pregevolissima; forse la posa è un po’ teatrale, ma l’effigie è viva».

Si direbbe che la statua sia stata inizialmente posta nel cortile e in seguito collocata in una nicchia del grande scalone di accesso all’Aula Magna del primo piano.

Ho già dedicato parecchi scritti rievocativi a personaggi torinesi del passato ma nel caso di Timermans si aggiunge un fatto personale: tutte le volte che mi sono recato in via Po per questioni di lavoro, salendo lo scalone che porta al primo piano mi sono imbattuto nella sua statua, annerita dallo smog per tutti gli anni ’70 e ’80, poi riportata alla decenza con i lavori di restauro dell’intero complesso.

A Torino, a Timermans è stata dedicata una via, in borgata Parella, tra via Valentino Carrera e la strada antica di Collegno.

 

L’Illustrazione Italiana, del 9 gennaio 1876.

L’Illustrazione Popolare, del 13 febbraio 1876 (contiene lo stesso testo e figura de L’Illustrazione Italiana).

Himetop. The History of Medicine Topographical Database

M.U. Dianzani, Giuseppe Timermans (1824 - 1873), TorinoScienza.

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Articolo pubblicato il 25/06/2019