Da Settimo Vittone (Torino) al campo di battaglia di San Martino del 24 giugno di 160 anni fa
La battaglia di San Martino, 24 giugno 1859

Un episodio poco noto della 2a Guerra d’Indipendenza Italiana - Nota storica del prof. Fabrizio Dassano

Civico 20 News ospita l’articolo del prof. Fabrizio Dassano “Da Settimo Vittone al campo di battaglia di San Martino del 24 giugno di 160 anni fa”, quale nota di approfondimento dell’evento, al fine di contribuire alla diffusione dell’ informazione.

 

La battaglia di San Martino fu uno degli scontri che costituirono  la battaglia del 24 giugno 1859, meglio conosciuta come "Battaglia di Solferino e San Martino", con la quale si conclusero le attività belliche della seconda guerra di indipendenza.

La battaglia di San Martino avvenne contemporaneamente alla battaglia di Solferino, ma viene ricordata con il nome di questo abitato, nei dintorni del quale si svolse, in quanto quella parte del fronte era di competenza dell'esercito del Regno di Sardegna, sotto il comando del Re Vittorio Emanuele II.

Le forze in campo erano pressoché equivalenti, anche se il “Sardo-Piemontesi” presentavano un certo vantaggio numerico con 22.000 e 48 cannoni, contro i 20.000 austrici e 80 cannoni.

Diversa la situazione sul campo dove i “Sardo-Piemontesi” dovevano affrontare  frontalmente  gli austrici del Feldmaresciallo Ludwig von Benedek, appostati in posizione favorevole sulle alture dominati la pianura circostante.

La scontro fu sanguinoso e violento da entrambe le parti e questo è testimoniato dalle perdite umane con  i 5.572 Sardo- Piemontesi (869 morti, 3.982 feriti, 774 dispersi), contro i complessivi 2.536 austrici.

Dal punto di vista tattico fu una vittoria “sabauda”, ma gli Austrici si ritirarono ordinatamente su disposizione dell’Imperatore Francesco Giuseppe, che ritenne vantaggiosamente  strategico ritirarsi oltre il Mincio e nella fortezza di Peschiera.

Quanto sopra è una sintesi della battaglia di San Martino, evento ampiamente noto e studiato in tutti i particolari nel quadro della storia risorgimentale, ma “preambolo” utile per introdurre la nota storica del prof. Fabrizio Dassano, che riporto di seguito.

 

Da Settimo Vittone al campo di battaglia di San Martino del 24 giugno di 160 anni fa.

La piazza di Settimo Vittone che ospita la chiesa della Madonna delle Grazie nei pressi dei resti dell’antico castello e del complesso del battistero di San Giovanni e della Pieve di San Lorenzo è intitolata al conte Rinaldo Setto di Settimo Vittone, che morì 160 anni fa.

Era il 24 giugno 1859 e aveva da poco compiuto 38 anni e raggiunto il grado di capitano di I classe. Nato in paese, si era trovato in fanteria dopo l’arruolamento volontario nel Corpo dell’Artiglieria sabauda. Nell’Armata Sarda fu al 17° reggimento di fanteria, schierato nella 5ª divisione del luogotenente generale Cucchiari, in quello che diventò un vero macello per oltre 39.000 uomini tra morti, feriti, dispersi e prigionieri.

Così terribile, per cui lo svizzero Hanry Dunant avrebbe creato la Croce Rossa.

La divisione era forte di 9.512 fanti, 412 cavalieri e 20 cannoni. La prima ricognizione piemontese partì alle 3 del mattino di quel 24 giugno 1859. Con il sole del Lago di Garda nel cielo, alle 7 i bersaglieri della ricognizione segnalarono la presenza del nemico che fu subito attaccato e respinto verso Pozzolengo.

Ma il grosso delle truppe dell'8º Corpo austriaco era ormai sul posto, poiché alle 6,30 aveva ricevuto l’ordine di occupare le alture a nord del paese di San Martino. Attaccato da forze soverchianti, il reparto in ricognizione ripiegò sulla collina della chiesetta di San Martino, dove venne raggiunta da unità minori della 3ª Divisione del generale Mollard.

Ancora sovrastate, le truppe piemontesi alle 8,15 si ritirarono fino alla linea ferroviaria quando sopraggiunse la Brigata “Cuneo” della 3ª Divisione che alle 9 attaccò le posizioni austriache conquistando momentaneamente San Martino.

Contrattaccata da forze superiori, la brigata dovette però abbandonare la posizione che fu ancora conquistata dai piemontesi dopo un successivo assalto. Le truppe austriache si ritiravano di mezzo chilometro. Alle 9,30, due nuove brigate austriache intervennero nella lotta e la “Cuneo” dovette a sua volta retrocedere intorno alle 10 verso la linea ferroviaria, dove si riordinò con l'ala sinistra all'altezza di località.

Seguirono altri tre feroci attacchi piemontesi e alla fine, alle 7 di sera,  gli austriaci comandati dall’imperatore Francesco Giuseppe dovettero ritirarsi, battuti anche a Solferino, dall’esercito francese di Napoleone III.

Colpito al petto il capitano Rinaldo morì ed ebbe la medaglia d’argento al valor militare, una lapide murata all’esterno della chiesa dell’Ossario di San Martino voluta dalla vedova, Innocenza Musso, e una piazza a Settimo Vittone. Con lui si estinse il suo casato.

 

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Articolo pubblicato il 24/06/2019