Tra casualità e causalità
immagine tratta dal WEB

Considerazioni introduttive a "L'eco dei fogli", un testo di Maurizio Galafate Orlandi

Libere considerazioni sulla casualità e causalità, tratte dall'introduzione al testo: "L'eco dei fogli" di Maurizio Galafate Orlandi

La prima volta che lessi il manoscritto, che imprudentemente Maurizio Galafate Orlandi mi sottopose per condividere alcuni pensieri di natura fondamentalmente filosofica, visualizzai una immensa scrivania colma di ogni tipo di fogli, libri, scritti, disegni, appunti e pamphlets.

Fogli che svolazzavano per conto loro al primo soffio d’aria di una finestra lasciata aperta, fogli che si mettevano in mostra per farsi riconoscere e per urlare i loro stravaganti contenuti, libri chiusi con decine di post-it che segnavano le pagine, disegni e scarabocchi fatti durante le telefonate… e molto altro ancora.

Il disordine sembrava regnare come unico elemento percepibile. Un disordine solo apparente che forse nascondeva un invisibile ordine ben mimetizzato?

Il sottotitolo del manoscritto riportava al fondo, … in un breve viaggio tra Casualità e Causalità.

I due termini, Casualità e Causalità, oltre ad essere anagrammi di se stessi dal peculiare significato antitetico, nascondono il vero quesito della Vita.

Coloro che vedono all’interno della propria Weltanschauung, un Universo nato dal nulla, che si è sviluppato nel corso di una decina di miliardi di anni, giorno più giorno meno, grazie unicamente ad eventi del tutto casuali che sono riusciti a creare mondi complessi, probabilmente non desiderano fare i conti con la teoria della probabilità.

Un esempio per tutti, Deepak Chopra, studioso definito da Time Magazine una delle cento menti eccelse del nostro secolo, riporta un articolo che tratta della nascita dell’Universo: In quel momento il numero delle particelle create era leggermente superiore a quello delle antiparticelle. In seguito particelle e antiparticelle entrarono in collisione annullandosi a vicenda e riempiendo l’Universo di fotoni. A causa dello squilibrio iniziale, dopo l’annullamento rimasero però alcune particelle che crearono quello che ora noi conosciamo come mondo materiale… Il numero totale delle particelle avanzate era 10 seguito da 80 zeri. Se il numero delle particelle fosse stato leggermente più elevato, le forze gravitazionali avrebbero costretto l’Universo appena nato a subire un collasso, creando così un enorme buco nero… Se il numero di particelle fosse stato più piccolo l’Universo si sarebbe espanso a una velocità tale da non concedere alle galassie il tempo di formarsi.

Chopra prosegue spiegando la perfetta proporzione tra le forze gravitazionali, spiegando che anche le forze nucleari che trattengono insieme il nucleo dell’Idrogeno, non avrebbero potuto essere in quantità più precisa, altrimenti non si sarebbe mai formato il Deuterio, e tutti gli altri elementi della Tavola Periodica.

Alla fine conclude affermando che “Il fatto che voi ed io esistiamo, così come l’Universo con le sue stelle, le galassie e i pianeti, è un evento altamente improbabile, una vera coincidenza, un miracolo che risale agli albori”.

M.G.O. ci ricorda una tesi opposta alla precedente, quella espressa nel best seller “Il Caso e la Necessità” di Jacques Monod, biologo e filosofo, premio nobel per la medicina nel 1965. “Le alterazioni (mutazioni) del DNA” afferma Monod, “sono accidentali e avvengono casualmente”. Secondo l’Autore solo il Caso sarebbe all’origine di ogni creazione biologica, perché è proprio la Casualità che genera le mutazioni, successivamente il determinismo attuerebbe la Selezione Naturale affinché l’essere così mutato, possa confrontarsi con l’ambiente.

Il caso potrebbe essere anche inteso come numero infinito di eventi, generati da infinite cause, il cui progetto rimarrebbe a noi sconosciuto. Come un’equazione con milioni di variabili, impossibile da risolvere.

Una considerazione molto curiosa riguarda il concetto di Entropia, o tendenza verso il disordine, espresso dal Fisico Rudolph Clausius nel 1864, riferita al secondo e terzo Principio della Termodinamica. 

Come sappiamo fornendo energia ad un sistema ordinato, nel quale vi siano determinate strutture ben organizzate, l’ordine iniziale diminuisce in funzione del tempo e della quantità di energia impressa, portando il sistema ad un sempre crescente disordine. Dopo il Big Bang lo spazio vuoto (ammesso che di vuoto si potesse parlare) venne invaso da molecole di Idrogeno e da fotoni, tale disposizione disordinata avrebbe dovuto allagare tutto lo spazio dell’Universo. In realtà la forza gravitazionale agì su piccoli gruppi di molecole facendole organizzare in minuscoli ammassi, creando, al tempo stesso zone di spazio apparentemente vuote. La Forza gravitazionale proseguì creando ammassi sempre maggiori che collassando diedero origine alle Stelle e alle Galassie, quindi le Stelle si trasformarono dopo numerosi processi in Super Nove, che esplodendo diedero origine agli Elementi più pesanti e complessi. Ordo ad Chao, e questo fu solo l’inizio.

 

Apocalisse di G.Guerreri

Pensiamo per un momento al paradosso della Vita: l’evoluzione stessa è un singolarità che inverte il processo Ordine-Caos: dalle forme più semplici si giunge a quelle più complesse. L’Evoluzione biologica sembra voler contraddire i principi della Termodinamica, creando strutture complesse a partire da elementi disordinati. In realtà anche l’Evoluzione rispetta la Termodinamica, a patto che si considerino tutti gli elementi che contribuiscono al vari processi biologici, fisici e chimici, intesi nella loro globalità.

“E se invece il Kaos non fosse pura casualità, bensì un tipo di ordine trascendente la nostra capacità di comprenderlo, con una sua logica talmente complessa che non siamo in grado neanche di percepirlo?”

Questa domanda che M.G.O pone in modo retorico ai suoi lettori, ci rimanda alla precedente ipotesi di una complessità infinita, o quasi, che pur essendo cripticamente forma organizzata e ordinata, potrebbe risultare incomprensibile alle nostre menti.

Il testo di M.G.O. ha la peculiarità di saltare da un argomento all’altro con innocente disinvoltura, rispecchiando quello che avviene costantemente nella nostra mente, quando i pensieri si accavallano per analogia, per associazioni, o per puro divertimento intellettuale.

Faremo lo stesso anche noi, proponendo considerazioni slegate dal contesto, solo apparentemente.

Prima di proseguire con l’analisi delle osservazioni del testo, vorrei porre l’attenzione su un concetto quasi metafisico: la presenza della Sezione Aurea nell’ambito universale. Chi desiderasse approfondire l’argomento potrà trovare numerose pubblicazioni che approfondiscono la presenza di un Ordine del tutto particolare e assolutamente inspiegabile: La Spirale Aurea è presente in numerose conchiglie di Cefalopodi, così come nelle Galassie più lontane. La Serie di Fibonacci che è alla base del Numero Aureo viene osservata nella disposizione dei fiori del disco dei girasoli o in quella delle scaglie della buccia degli Ananas. Viene rappresentata nella moltiplicazione dei conigli e in quella della disposizione delle foglie sugli steli di numerose piante.  Come se la Natura avesse la necessità di esprimere ordine, e per farlo avesse deciso di inventare i Numeri Irrazionali: Phi (1,618…) e Pi greco (3,141…).

Il Lavoro di M.G.O. pone sul tavolo degli studiosi numerosi quesiti e le domande si fanno via via più incalzanti… a partire dalla intrigante Premessa, dove viene citato Umberto Eco: “Occorre crearsi delle costrizioni, per poter inventare liberamente”, (In nome della Rosa, Postille). Questa affermazione potrebbe a prima vista sembrare un paradosso, se non addirittura un ossimoro… invece nulla di più vero!

Durante la composizione di terzine in endecasillabi vi è molto spesso il “dramma” della terza rima: la nota sequenza metrica, ABA BCB CDC DED…, costringe il poeta a escogitare qualche stratagemma che gli permetta di legarsi alle prime due rime. Molto spesso tale “costrizione” lo obbliga a deviare da quanto aveva in mente, costringendolo ad imboccare letteralmente, una nuova strada…:

«Quell’anima là sù c’ha maggior pena», 
disse ’l maestro, «è Giuda
Scariotto

che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena.               63

De li altri due c’hanno il capo di
sotto
quel che pende dal nero ceffo è Bruto: 
vedi come si storce, e non fa
motto!;

 

(Divina Commedia, Inferno  Canto XXXIV)

In questo caso Dante utilizza nella prima rima la parola più “improbabile”, concedendo alla seconda e terza rima una maggior immediata comprensione.

 

Solo per puro esempio e senza alcuna arrogante forma di irriverente velleità di comparazione, riporto un caso legato alla terza rima:

… E sono fissi e pigi come topi,

ch’il gelo della notte tutt’iberna,

 

e livida la nebbia rende sopi,

coloro che la vita hanno passato,

ad invischiar, si com’ Oritteropi,

 

le perle che la terr’ ha lor celato…

 

(La Danza dei Tarocchi, G.Guerreri, ebook Mondi Velati 2012)

 

 

Questo non è che un semplice esempio, nel quale la terza rima con topi trova una sua soluzione in Oritteropi, creando una situazione del tutto inattesa.

 

M.G.O. ci propone anche i noti “Lipogrammi” ovvero quelle costruzioni letterarie che prevedono l’assenza di una lettera (vocale o consonante), oppure la presenza di solo due vocali per tutta la lunghezza del testo:

Voglio solo colori o monocomposti di zinco. (Lipogramma con solo “o” e “i”…).

La forte creatività nasce dalla necessità di rispettare le costrizioni linguistiche adottate come regole imprescindibili.

Un bellissimo esempio viene offerto dalla “Introduzione 2”, che prendendo spunto dal testo normale della “Introduzione 1”, si autolimita nell’uso della lettera “e”, pur mantenendo (e qui sta la vera difficoltà), il senso di tutta la prima Introduzione.

L’autolimitazione diventa così occasione di autentica creatività, esperienza trascendente della ricerca di una soluzione nuova e inaspettata, soprattutto dallo scrittore. La parola diventa assoluta necessità, scelta non casuale ma imprevedibile risultato di una obbligata alternativa. Il paradosso sta proprio qui: il rigore di una regola precisa genera risposte nuove e creative. Se così  non fosse, se l’autore rimanesse vincolato al testo di partenza (quello che non ha subito mutilazioni grammaticali), o avesse paura di imboccare strade troppo improbabili, il gioco sarebbe irrealizzabile. Come nel caso della poesia vincolata ad un preciso schema metrico, così la scrittura di un lipogramma libera la Creatività con il metodo costrittivo.

Il testo di M.G.O. entra nel merito del significato di Tradizione, racconta della “memoria dell’acqua”, della propria esperienza a Glastonbury che egli stesso definisce “vissuta tra casualità e causalità”. Descrive il pensiero di Ettore Majorana e della rilevanza che lo scienziato volle dare alla casualità, anche nell’analisi dei fenomeni sociali.

La magia di questo incredibile testo, è quella di obbligare il lettore a pensare, a studiare e ad informarsi. Quando l’Autore ci parla delle Ley Lines fa un doveroso riferimento alla Linea di San Michele, quella retta inspiegabile che unisce le località dedicate a San Michele, disposte tra Irlanda, Inghilterra, Francia, Italia, Grecia, Turchia e Israele: tutti i luoghi portano il nome di San Michele… e sono situati su di una stessa retta…

 

Le domande contano più delle risposte, sembra volerci dire l’Autore, invitandoci a fare un bagno d’umiltà. Se vogliamo le grandi domande di natura esistenziale sono vecchie di millenni, mentre le risposte cambiano in continuazione aggiornandosi con le nuove informazioni che la scienza e la Conoscenza, più in generale, ci donano costantemente.

Un bellissimo quesito farà sicuramente riflettere il lettore:

“Sarebbe interessante sapere se il vincolo che lega la curiosità alla creatività sia causale oppure no, perché se è vero che la curiosità è desiderio di sapere per amore della conoscenza, e quindi di ricerca, mentre la creatività è intesa come capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze, chi è curioso è anche creativo e chi è creativo è anche curioso?”

 

Torniamo alla grande scrivania ricoperta di fogli, libri, scritti, disegni, appunti e pamphlets. Cosa nasconderanno tutti quegli elaborati mescolati ad arte da una mente invisibile, perché quella debole corrente d’aria ne ha fatto cadere solo uno in terra… facendoci scoprire che proprio quel foglio conteneva la vera risposta alla fatidica domanda: Casualità o Causalità?

 

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/06/2019