Accordo fatto su Ursula Von der Leyen alla Commissione Ue.

Ministra tedesca della Difesa, 7 figli e fortemente atlantista, fedelissima della Merkel e proposta da Macron, ha il placet dell'Italia e di Visegrad.

Ursula von der Leyen, 61 anni, tedesca della Cdu quindi del Ppe, ministro della Difesa del governo Merkel, ma soprattutto da sempre ministro del governo Merkel, fin dal suo esordio alla Cancelleria nel 2015.

 

Intorno alle 19 di ieri il consiglio europeo, alla sua quarta convocazione dopo le elezioni, partorisce l’accordo tra i leader. E’ von der Leyen il prossimo presidente della Commissione europea, di professione medico, evangelica con sette figli. Il suo nome piomba sul tavolo delle trattative in mattinata, girava da prima ma non così forte. Perché, all’indomani del fallimento del vertice europeo che ha provato a trovare un’intesa sul socialista olandese Frans Timmermans, il nome di Ursula è stato proposto a Merkel da Emmanuel Macron.

 

E, soprattutto, sulla tedesca si registra subito il sostegno dei paesi di Visegrad, nonché dell’Italia: tutti paesi che ieri hanno fatto blocco contro Timmermans. Dal gruppo parlamentare dei socialisti a Strasburgo arriva un no, ma l’accordo a Bruxelles regge lo stesso: c’è l’ok di Pedro Sanchez al quale è stato dato il mandato di negoziare con gli altri leader.

 

Oltre a von der Leyen, il pacchetto prevede la francese Christine Lagarde alla Bce, il socialista spagnolo Josep Borrell alto rappresentante per la politica estera, il liberale belga Charles Michel presidente del Consiglio europeo. E le vicepresidenze al socialista Frans Timmermans, la liberale Marghrete Vestager e c’è anche una vicepresidenza per l’Italia: lo dice il presidente del Consiglio Donald Tusk e anche lo stesso Conte in conferenza stampa a fine Consiglio.

 

Il premier poi dice chiaramente che l’Italia punta a ottenere il portafoglio della Concorrenza. A chi? A un leghista: “Nel governo - dice - c’è un accordo di massima: la competizione elettorale ha dato chiari segnali per il successo della Lega e tutti siamo d’accordo che in questa designazione la magna pars ce l’avrà la Lega ma concorderemo insieme la figura più idonea”.
 

Il miracolo della soluzione del caso delle nomine Ue, un vero e proprio rompicapo durato più di un mese, è, appunto, tedesco. Perchè Ursula ha un curriculum che convince molto a est, lì dove è nata la fronda anti-Timmermans, da Visegrad via via agli altri paesi che si sono accodati: in primis l’Italia e poi Croazia, Bulgaria, Cipro, Lituania e anche l’Irlanda. Il governo italiano esprime soddisfazione per la nomina.

 

Di famiglia luterana, von der Leyen è stata ministro degli affari sociali, del Lavoro, prima di arrivare alla Difesa. Incarico che evidentemente ha svolto così ad alti livelli da venire considerata la favorita per la successione al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Fortemente atlantista, piace molto agli anti-Putin dell’est, a cominciare dai polacchi di Jaroslaw Kaszynski, lui che ha rifiutato un’alleanza con Matteo Salvini proprio per i legami della Lega con Mosca. Eppure Ursula ha l’ok anche di Giuseppe Conte che oggi a Bruxelles ha avuto un lungo colloquio con Angela Merkel e anche con l’ungherese Viktor Orban, i leader di Austria, Gran Bretagna, Croazia, Bulgaria, oltre che con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk stamane appena arrivato all’Europa Building.

Salvini non si esprime per tutto il giorno sul pacchetto di nomine. Benchè su Ursula von der Leyen ci sia già l’ok di Orban, alleato ormai saldo per il leghista. Del resto, in questa fase Salvini ha più bisogno di ‘benedizioni’ da Washington che da Mosca, dopo la sua visita negli Usa qualche settimana fa, servita a sigillare l’opera di accreditamento politico oltreoceano quale futuro premier in Italia. Chissà quando, ma l’operazione è iniziata: in questa fase, meglio Donald Trump che Putin, i ‘lasciapassare’ politici passano ancora dagli Usa più che da oriente, che sia la Russia o la Cina, forte sull’occidente a livello commerciale ma non ancora a livello politico.

 

Quando da Bruxelles annunciano l’accordo, il vicepremier leghista dice: “A prescindere dai nomi, l’importante è che in Europa cambino le regole, a partire da immigrazione, taglio delle tasse e crescita economica. E su questa battaglia l’Italia sarà finalmente protagonista”.


E allora, Ursula. Un altro indizio in giornata a favore di un quasi-accordo è il fatto che oggi il socialista Timmermans ha mandato una lettera al presidente uscente dell’Eurocamera Antonio Tajani nella quale comunica la rinuncia ufficiale al seggio parlamentare. Ursula von der Leyen nominerà Timmermans vicepresidente della Commissione, insieme alla Liberale Marghrete Vestager.

 

In questo modo l’accordo tiene in conto il ruolo degli Spitzenkandidaten, i capolista dei partiti che in teoria dovevano correre per la presidenza della Commissione in quanto legittimati dal voto popolare (pur senza le liste transnazionali, il che è una macchia che li indebolisce). Ma da Strasburgo, dove è iniziata oggi la nuova legislatura con la prima plenaria del nuovo Europarlamento, nel gruppo Social-democratico prevale lo sconforto: sono contrari e minacciano di non votare Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione.

 

L’Europarlamento infatti dovrà esprimersi con un voto alla prossima plenaria di metà luglio. Per cui l’accordo di Bruxelles deve necessariamente ottenere la maggioranza all’Eurocamera. In teoria, Ppe (182 eurodeputati), Liberali (108), Ecr (61) e sovranisti (73) ce la farebbero ad approvare la nomina della tedesca: 425 sul totale di 751. Ma vorrebbe dire che l’Ue si reggerà su un patto che include gli ‘odiati’ sovranisti ed esclude i socialisti: incredibile fino a poco tempo fa. Eppure pare andrà così.


Il ‘pacchetto’ delle nomine Ue sul tavolo del Consiglio Europeo è “una vittoria per Orban e compagni. Hanno stoppato Timmermans, che ha difeso lo Stato di diritto. Il processo degli Spiztenkandidaten è morto. Ursula Von der Leyen qui è il ministro più debole: questo sembra sufficiente per diventare capo della Commissione”, scrive su Twitter l’ex presidente del Parlamento Europeo, il tedesco Martin Schulz.

 

E ancora: il tedesco Bernd Lange, primo vicepresidente del gruppo dei Socialisti&Democratici dice che il pacchetto di nomine “non è accettabile per i socialdemocratici”. “Un no molto chiaro: la maggioranza non è pronta a sostenere l’attuale accordo sugli incarichi Ue”, dice anche Tanja Fajon, altro vicepresidente del gruppo socialista. Critico anche il vicepresidente del gruppo dei Verdi, Bas Eickhout: “Congratulazioni al Consiglio. Lo stato di diritto massacrato per alcuni incarichi per Merkel, Macron e Sanchez”, scrive Eickhout.

In questo caos, diventa difficile anche individuare dei candidati alla presidenza dell’Europarlamento: domattina alle 9 si inizia a votare. Si parla del bulgaro Sergei Stanishev o dell’italiano David Sassoli per i socialisti, ma sono tutti nomi che non sembrano avere consistenza perchè in casa socialista l’accordo di Bruxelles non viene dato per fatto. E anche in casa Ppe c’è caos.

 

La presidenza della Commissione alla tedesca von der Leyen taglia le chance del tedesco Manfred Weber (capolista alle europee che puntava alla presidenza della Commissione) di diventare presidente dell’Eurocamera: due tedeschi alla guida delle istituzioni europee è troppo. C’è l’ipotesi di dividere la legislatura, come è successo in quella passata: metà presidenza socialista Schulz, metà Tajani del Ppe. Ma stavolta si dovrà tener conto anche dei liberali (in pista ci sarebbe Guy Verhofstadt) o dei Verdi (Ska Keller si è candidata). 


Ad ogni modo, incredibile ma vero, la ricchissima Ursula von der Leyen piegherebbe quindi anche i populisti. Il suo curriculum trasuda agiatezza, per famiglia originaria e poi matrimonio. Il padre Ernst Albrecht era direttore generale in Commissione europea, lei stessa ha vissuto a Bruxelles fino a 13 anni, fino a quando il padre è tornato in Germania per diventare premier della Bassa Sassonia. Studi alla London School of economics, laurea in medicina pur con accuse di plagio nella tesi, è sposata con Heiko von der Leyen, famiglia aristocratica di industriali della seta, professore di medicina e amministratore delegato di una azienda di ingegneria medica. Hanno sette figli.

 

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Articolo pubblicato il 03/07/2019