All’ombra del campanile

Il valore della specificità per i piccoli Comuni d’Italia

Gli antichi Romani erano soliti affermare come, dividendo, fosse più facile governare e trasmettere una visione condivisa. Tuttavia la difesa delle proprie specificità, tanto per le persone quanto per i Territori, risulta invece sinonimo di robustezza e tenacia: una tenacia che si proietta nel Futuro, consapevole della Storia e degli insegnamenti del Passato.

Pubblichiamo di seguito un comunicato contenente alcune riflessioni sulle pratiche di fusione dei Comuni: le voci critiche sono quelle dei rappresentanti locali della Lega (forza politica che dell’identità territoriale ha da sempre fatto una vera e propria ragione fondativa) nonché dell’ANPCI, l’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia.

 

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Interviene sul tema direttamente dalla Camera dei Deputati l'On. Alessandro Giglio Vigna: "riguardo alle nuove polemiche scaturite dal tema degli Enti Locali che hanno proceduto alle fusioni, premettendo che ogni Comune è libero di associarsi come meglio crede, con il direttivo Regionale dell'ANPCI abbiamo ragionato sul fatto che occorra fare molta attenzione riguardo a queste operazioni che spesso spengono la luce della storia, delle tradizioni e della cultura dei Comuni, soprattutto di quelli più piccoli, alimentando delle chimere dorate temporanee, che spesso si rivelano dei boomerang, come per esempio ciò che è accaduto qualche mese fa ad alcuni Comuni Canavesani che dopo essersi fusi non hanno potuto beneficiare in modo completo di alcuni contributi statali previsti per i singoli Municipi.  Sulle fusioni non me la sento di essere né dialogante né politicamente corretto:  per quel che mi riguarda non esiste nulla di più lontano dalle mie idee, sono rarissimi i casi in cui fondere non è sbagliato, questi rari casi hanno ragioni storiche profonde. Alcuni Sindaci del Canavese hanno sbagliato, illudendo i cittadini con propaganda modernista hanno cancellato con un colpo di spugna i loro Comuni sintesi di identità, storia, tradizione, campanile".


Igor De Santis, borgomastro di uno dei Comuni più piccoli della penisola, riflette con questa dichiarazione congiunta insieme al collega Consigliere Comunale ingriese Andrea Cane, neoeletto anche in Regione Piemonte: "da noi in Val Soana non ci siamo mai sognati di pensare di fondere non solo i Nostri Capoluoghi e Frazioni, ma soprattutto le nostre identità per poi diventare una sorta di nuovo Ente Locale malforme e barcollante modello Frankenstein, con il miraggio di ottenere i contributi straordinari che Stato e Regioni hanno stanziato a tale scopo, senza rendersi conto che questi contributi sarebbero poi stati ridotti. Una condizione di fusione che come condiviso con l'amica Franca Biglio riteniamo fondamentalmente poco vantaggiosa nel medio lungo termine, scelta che come Amministratori di un Comune che tiene duro da anni riteniamo non efficiente e ci batteremo anche in Regione nei prossimi anni affinché Autonomia faccia mai rima con la perdita delle identità locali, bensì con più voce ai Comuni. Sicuramente ci sono alcune situazioni territoriali che impongono le fusioni, ma pensiamo che certe decisioni nel passato siano state troppo affrettate e non ci pare corretto in questo caso prendersela con i rappresentanti del Governo, soprattutto dopo che la Commissione Europea ha accolto le istanze dell'esecutivo italiano con Bruxelles, cancellando di fatto qualsiasi spauracchio di procedura d’infrazione per debito della nostra Nazione".


Conclude le riflessioni in modo ancor più secco Franca Biglio, Presidente dell’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia (ANPCI): "senza i folli contributi statali e regionali, i Comuni avrebbero mai pensato seriamente di fondersi? Davvero si è potuto credere che lo Stato potesse erogare, in piena spending review e rischio di procedura di infrazione europea, come nel paese di Bengodi, tutti quei milioni?! Prima di imboccare una strada senza ritorno occorreva leggere bene le norme: art 20 dl 95/2012 comma 1 e smi che stabilivano un importo nei limiti degli stanziamenti finanziari previsti in misura comunque non superiore a 1,5 milioni di euro. Da anni portiamo avanti la battaglia contro questa finta spending review, dimostrando che i piccoli Comuni non hanno bisogno di tutori che impongano o spingano verso le unioni e le fusioni, strumenti che, oltre a generare maggiori costi, riducono gli spazi di democrazia diretta nella nostra amata Italia".

 

(Nell’immagine in copertina, il Presidente dell’ANPCI Franca Biglio e il Consigliere Regionale Andrea Cane)

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Articolo pubblicato il 10/07/2019