Apollo 11: 50 anni dallo sbarco sulla Luna. Amarcord di quel luglio del 69

Le ipotesi di complotto, il souvenir di gioventù, chi c’era dov’era? Riflessioni sull’universo ultima frontiera

Cinquant’anni fa, nella notte tra il 20 e il 21 luglio gli astronauti americani Neil Armstrong ed Edwin Aldrin sbarcarono dal LEM mettendo piede sulla Luna. Da quel primo, piccolo passo sul satellite, ma così grande per l’umanità, si sono susseguite molte ipotesi sulla possibilità che lo sbarco fosse solo una finzione.

Perché è logico pensare che non vi fu complotto

La teoria del complotto, sostenuta da più parti, iniziò ad asserire che gli astronauti non avessero mai posato piede sul suolo di Selene. A distanza di tempo, qualche dubbio nell’immaginario collettivo rimane.

Andando alla ricerca di tesi credibili e scartabellando libri, oltre a scorrere testimonianze di alcuni giornalisti come Luca Liguori, che fece la radiocronaca in diretta dello sbarco proprio dai microfoni di Houston, ciò che viene tramandato dalla storia pare essere senza dubbio una realtà.

Il motivo più convincente è collegato a una pura verità numerica: nel progetto Apollo 11 erano coinvolte 18.000 persone, un numero tanto elevato che, nel caso di una “balla spaziale”, sarebbe stato ben difficile da trattenere un segreto o metterlo del tutto a tacere. L’idea del complotto, esposta in varie pubblicazioni, però, non è totalmente archiviata poiché, sempre dalle stesse fonti, risulta che l’allora presidente americano Richard Nixon aveva predisposto una montatura, un film da esibire nel caso in cui l’allunaggio non fosse andato a buon fine.

Infatti, Nixon si era rivolto al regista Stanley Kubrick, pioniere cinematografico dei viaggi spaziali, artefice dell’immenso “2001 Odissea nello spazio”. Il cortometraggio pare essere stato effettivamente girato dalla Metro Goldwin Mayer a Londra, e sarebbe andato in onda nel caso dell’impossibilità di allunare, mentre i tre astronauti (il terzo, Collins, era nel modulo di comando), avrebbero invece stazionato in orbita intorno alla Terra. Fortunatamente lo sbarco andò a buon fine e non vi fu necessità di ricorrere a quell’escamotage niente affatto improbabile (era in corso la guerra nel Vietnam, a ogni costo occorreva un’americanata importante da presentare alla nazione, al mondo e soprattutto all’URSS).

Chi ha un po' più di cinquant'anni si ricorda dov'era quella notte?

Questa, grosso modo, una breve divergenza su ipotesi che hanno accompagnato la leggenda di quella memorabile impresa. Altro è un salto nel passato per quelli come me che hanno già una certa età, perché lo sbarco sulla Luna è stato uno di quegli avvenimenti che hanno segnato nella memoria dove eravamo quel giorno, cosa si stava facendo e con chi si era cinquant’anni fa.

Quel giorno di luglio del 1969 ero in villeggiatura a Ceres e il massimo della felicità era portare a spasso per le valli di Lanzo delle fanciulle appollaiate sul sellino del mio cinquantino a 4 marce. Avevo 15 anni, quella sera del 20 luglio, avevamo tutti un appuntamento con la storia. Nella notte sarebbe successo qualcosa!

Quasi nessuna famiglia in villeggiatura possedeva un televisore, ma per fortuna c’era il bar Bianco, proprio sul piazzale, storico luogo di incontro per noi giovani in vacanza da quelle parti. Nel retro del bar infatti, il Tv Dumont stava nella sala in cui un juke-box era l’impianto stereo a 45 giri di quel retrobottega dove, alla sera, si andava a ballare, strappando ogni tanto un bacio all’amica del cuore.

Quella sera da fantascienza, niente ballo e musica: eravamo tutti incollati al televisore, seguendo le vicende narrate dalla voce di Tito Stagno e dalla diretta con Houston. La sala era piena di amici e parenti, tutti ipnotizzati dalla fantastica impresa. A nessuno passò per la mente che potesse esserci anche un minimo dubbio sulla veridicità di quell’evento.

A quel tempo gli americani erano l’X 15 ipersonico, le star di Hollywood, l’Harley Davidson, il Nautilus, le navicelle del programma Gemini, erano i buoni, i forti, il mito della tecnologia e dell’infallibilità, nonostante quella guerra del Vietnam di cui in verità non se ne sapeva ancora granché. Il fatto che stessero sbarcando sulla Luna pareva quasi una scontata meraviglia.

Non ho che sprazzi di quella emissione nella memoria, di più le voci di Tito stagno e Ruggero Orlando. Eravamo in tanti e tutti stipati in una seppur accogliente stanza; io ero in piedi ma non vedevo bene, forse non vidi nemmeno tutto e qualche ricordo è anche successivo. So che Armstrong impresse l’immortale impronta alle 2.56 UTC (orario globale calcolato sul meridiano di Greenwich), quindi deduco che probabilmente partecipai soltanto alla diretta dell’allunaggio alle 20.40 UTC del giorno 20. (Quindi in Italia era un’ora dopo?)

Mi ricordo che alla fine della maratona televisiva (o più probabilmente, durante), noi giovani rampolli ci trovammo sul piazzale di Ceres, seduti sul “muretto” che ci accoglieva tutti quanti. Dopo aver passato il giusto tempo per commentare la performance yankee, come tutte le sere ognuno tornò a casa prima che fosse troppo tardi, la mente in due o tre altre giovanili cose altrove. Forse rammento meglio il rientro, la navicella nell’oceano e la grande portaerei, altro mito americano: elicotteri, jet, potenza, imbattibilità.

Questo il mio ricordo in bianco e nero e a tratti, sempre più sbiadito ad ogni primavera che passa. E chi a quel tempo c’era, che ricordi ha? Dov’era? E rammenta con chi?

Il mese di luglio del 1969 è lontano mezzo secolo ormai, ma è nei ricordi del tempo e di quel giorno, anche per l’Apollo 11 e l’epica impresa. Certo è che allora eravamo in tanti a credere che nel 2000 saremmo sbarcati perlomeno su Marte, che forme di vita aliene avrebbero anche potuto essere alle porte e che sognare di far l’astronauta era possibile in un futuro zeppo di navicelle a far su e giù nel cielo più nero. Nessuno immaginava che il pianeta Terra sarebbe stato il grande ammalato dal progresso!

Cinquant'anni dopo: la realtà è una triste disillusione

A cinquant’anni da allora il cinema ha sfornato di tutto: Star Trek, Guerre stellari, Alien, E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo, Il pianeta rosso e tanto d’altro, sempre spaziale, ma solo virtuale. In realtà l'uomo ipotizza di poter colonizzare Marte, mentre sta distruggendo l'unico pianeta vivente: la Terra. Il tempo stringe, la prospettiva è tristissima.

Le missioni Apollo restano ancora le uniche imprese veramente spaziali, talune persino in dubbio e in cinquant’anni l’uomo è rimasto in orbita appena fuori dell’atmosfera. Abbiamo spedito sonde nell’infinito e a imbrattare qualche pianeta, inoltriamo segnali radio in cerca di altre vite e osserviamo le galassie con ottiche sempre più potenti, mentre documentari ipnotici imbrogliano, spiegando un futuro spaziale che non ci sarà mai. Niente di fantastico accade, mentre la Luna rimane a guardarci sorniona e sorridente, nonostante già siano state lasciate tonnellate di pattume spaziale sul suo volto butterato di crateri, ma pulito.

Tutto sommato, nel guardarci adesso, il futuro che verrà, per ben più di un motivo si presenta preoccupante & alquanto deludente.

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Articolo pubblicato il 20/07/2019