Il celebre alienista Cesare Lombroso

Come ne parlava la Guida di Torino "Augusta Taurinorum", nel 1901?

Sfogliando la guida “Augusta Taurinorum. Torino illustrata nelle sue Cose e nei suoi Cittadini”, edita nel 1901, alla ricerca di idee per qualche chiacchierata estiva su tematiche della Torino d’antan, mi sono soffermato con una certa curiosità sul capitolo dedicato agli scienziati al tempo viventi nella nostra città.

Per coloro che amano le statistiche sono riportati 9 personaggi, tutti maschi, dei quali 5 medici (Camillo Bozzolo, Cesare Lombroso, Angelo Mosso, Luigi Pagliani, Carlo Reymond), 3 veterinari (Lorenzo Brusasco, Giovanni Mazzini, Edoardo Perroncito) e un chimico (Michele Fileti). A parte Lombroso, sono tutti dimenticati e, nella migliore delle ipotesi, vengono vagamente citati se titolari di una via cittadina trafficata.

Quello che mi ha colpito è la concisione con cui è stata trattata la biografia di Lombroso. Visto il costante interesse per questo personaggio torinese d’adozione (è nato a Verona il 6 novembre 1835 ed è morto a Torino il 19 ottobre 1909) ho ritenuto interessante riportare la mezza paginetta che gli ha dedicato la guida.

Leggiamo:

 

Prof. Dott. Comm. Cesare Lombroso.

 

Cesare Lombroso, il celebre alienista, nacque a Verona nel 1836 [rectius 1835]. Fece come medico militare le campagne per l’Indipendenza Italiana del 1859. Insegna Medicina Legale e Clinica Psichiatrica ed è Direttore degli Istituti omonimi della Università di Torino.

Parlare dello scienziato, dell’illustre psichiatra, è cosa vana, giacché in tutto il mondo civile è penetrato il suo nome, la dottrina sua benefica.

Ricorderemo alcuni suoi lavori: L’amore nel suicidio e nel delitto; L’uomo delinquente in rapporto all’antropologia; Delitti di libidine; L’Uomo di genio in rapporto alla Psichiatria; Sulla medicina legale del cadavere secondo gli ultimi studi di Germania e d’Italia; Caso di premonizione; Le crime, causes et remèdes; Les peines des femmes; Les progrès de la Psychiatrie; La femme criminelle et prostituée; Studi clinici sulla pellagra; Trattato della pellagra.

Quando, nel 1901, la guida “Augusta Taurinorum” pubblica questa ipersintetica biografia di Lombroso, mancano 8 anni alla sua scomparsa, avvenuta come si è detto a Torino il 19 ottobre 1909, e contrassegnata da una polemica sorta fra i suoi allievi e quelli del professor Carlo Giacomini (Sale, Alessandria, 1840 – Torino, 1898) medico e valoroso ricercatore della struttura anatomica del cervello, spesso in contrasto con le convinzioni lombrosiane: un episodio che in futuro merita rievocare.

Seguiranno, sempre nel 1909, le dure parole di Padre Agostino Gemelli, al secolo Edoardo Gemelli, (Milano, 1878 – 1959), medico e religioso, scienziato e ricercatore di psicologia, che pubblica la sua conferenza «I funerali di un uomo e di una dottrina: in morte di Cesare Lombroso».

Ne riporto il passo che ritengo più interessante: «E la constatazione è che i funerali di Lombroso furono anche i funerali di una idea che ha trionfato, che ha abbacinato le menti, che ha sconvolto dottrine e che ha finito per lasciare nulla o quasi nulla. Al più oggi della antropologia criminale di Lombroso - se non fossero intervenute a salvarla dal naufragio la scuola tedesca e la inglese con le ricerche di biometrica e con quelle di psicologia - non rimarrebbero che le applicazioni pratiche, prima tra tutte le norme di polizia scientifica».

 

Mi tengo volutamente lontano dalle polemiche meridionaliste e neoborboniche sul Museo Lombroso perché esulano da questa chiacchierata e sicuramente richiedono spazio ben maggiore.

Mi piace sottolineare le parole di Padre Gemelli relative alla polizia scientifica e ricordo che il fondatore della Polizia Scientifica italiana, Salvatore Ottolenghi (Asti, 20 maggio 1861 – Roma, 20 marzo 1934) si è laureato all’Università di Torino ed è stato assistente di Cesare Lombroso. Lo ricorda il recente libro di Andrea Giuliano, Sostituto Commissario della Polizia di Stato, dattiloscopista del Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica di Torino, autore del recente volume “Salvatore Ottolenghi. Le impronte digitali in Polizia scientifica e Medicina legale” (Minerva Medica, Torino, 2018).

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/07/2019