Franco Coppi sul Foglio: "La riforma Bonafede? Servirebbe competenza".
Franco Coppi

L'avvocato penalista sul Foglio smonta il testo sulla giustizia e sul Guardasigilli dice: "Nella vita non ci si improvvisa".

Ho visto cose che voi umani... Franco Coppi, il più famoso avvocato d’Italia, nella sua carriera si è trovato davanti a processi monstre, ad altissimo impatto mediatico: ha difeso Giulio Andreotti dalle accuse di collusione con la mafia,  l’ex governatore Antonio Fazio nel processo per lo scandalo di Antonveneta, Sabrina Misseri nel caso dell’uccisione di Sarah Scazzi - ”È l’angoscia della mia vita, ho la certezza assoluta dell’innocenza” -, ha difeso Gianni De Gennaro nel processo sulle violenze alla Scuola Diaz a Genova, o ancora Silvio Berlusconi nel processo Ruby - “Le cene eleganti? Di sicuro erano divertenti. Se mi avessero invitato, ci sarei andato” - e nel processo Mediaset. 

 

“Nei tribunali c’è un tale degrado che mi è passata la voglia di andarci” dice Coppi in un lungo colloquio con il Foglio, “nelle corti di assise capita di imbattersi in giurati con la maglietta da mare e la fascia tricolore, in magistrati con la toga buttata addosso a un paio di jeans e la camicia aperta fino all’ombelico. Non pretendo che si torni ai tempi in cui ti guardavano storto se ti presentavi in Cassazione con l’abito spezzato, ma...”.

 

D’altra parte i problemi della giustizia non sono soltanto legati all’abbigliamento. Ieri per otto ore il Governo ha cercato invano un’intesa sulla riforma della giustizia proposta dal ministro Guardasigilli Alfonso Bonafede. Tra i nodi da dirimere il termine perentorio dei 6 mesi per concludere le indagini preliminari. Il giudizio di Franco Coppi è tagliente: 

 

“Nella vita non ci si improvvisa. Da anni sento parlare di come riformare la giustizia: una materia così rilevante e complessa andrebbe affidata a persone dotate della competenza necessaria. A mio giudizio, porre limiti temporali alle varie fasi del processo è in sé sbagliato: se per una perizia tossicologica si impiegano tre mesi abbondanti, come si fa a stare nei sei mesi? Ho sentito lo stesso ministro presentare come obiettivo auspicabile il processo lungo 9 anni nei tre gradi di giudizio. Un’idea commovente”... “Come si può pensare che 9 anni siano un tempo trascurabile nella vita di una persona? Nove anni sono un’enormità, una cosa mostruosa! Anziché fissare termini drastici, bisognerebbe indurre il magistrato a correre di più. L’attuale codice invece sembra favorire le lungaggini”.

 

Tanto duro il giudizio sul ministro Bonafede, tanto lusinghiero il suo parere su Giulia Bongiorno, “una professionista con le carte in regola, chissà dove arriverà”.

 

Huffpost.it

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/08/2019