Dialoghi sul senso della vita – 3.3 di n.

Aprirsi a ciò che è scritto nel cuore.

Prosegue dal precedente articolo dal titolo: il culto dei morti

 

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Solo chi è nobilitato può accedere alla conoscenza celata nei simboli!

 

Chi non ha seguito un processo di riconversione simile equivocherà sempre il senso dei messaggi provenienti dalla propria essenza perché la sua coscienza non sarà in grado di comprenderli. Ecco perché possiamo assistere a tutte le esagerazioni mistico-religioso-fanatiche!  Anziché evolvere stiamo dimenticando sempre più, e di pari passo sostituiamo ciò che abbiamo dimenticato con qualcosa che dovrebbe assomigliargli.

 

IDP… in che periodo si collega questo uomo … con i suoi ricordi …

 

Qui posso solamente raccontare ciò che mi è stato detto e ho letto di coloro che hanno potuto vedere in quella banca dati collettiva quando ciò era ancora possibile perché non ancora così degenerata ed inquinata.

 

Tutti gli esseri viventi, e tutti i posti dove essi sono, hanno avuto un’evoluzione come è avvenuto per l’essere umano; da un embrione di possibilità essi si sono strutturati per diventare via via uno strumento sempre più idoneo al compito che gli era proprio.

 

Lo sforzo che sto facendo è ascoltare e credere alle parole che sento uscire da me oggi per la prima volta, sapendo che domani dovrò ricredermi rispetto ad esse!

 

IDP… una contraddizione continua, continua …

 

Infatti la cosa più semplice è seguire ciò che si muove dal nostro interno, come un percorso di conoscenza, di divenire nuovamente coscienti di ciò di cui disponiamo al nostro interno e che attende solo di poter fluire e rendersi visibile alla nostra coscienza.

 

Queste parole, questi spunti servono solo a dare, a chi ne ha voglia, la possibilità di aprirsi, è il termine corretto, verso l’interno! In tal modo potremo, come riportato in alcuni scritti, leggere direttamente” sulle tavole di carne costituite dal proprio cuore”. Non c’è niente che debba ancora essere scritto, è sempre stato scritto; è il compito dell’uomo; è il senso della vita: leggere ciò che è sempre stato presente nel nostro cuore!

 

Ma non come un’emozione mistica o un desiderio elaborato dalla mente; semplicemente come verità nuda e cruda!

 

L’essere umano originale si è allontanato da quella fonte di vita. L‘essere umano biologico non solo non ha colpa di ciò, ma al contrario rappresenta una possibilità di aiutare il ritorno all’origine di chi, provenendo dall’origine se ne è allontanato e non può più ritornarvi se non attraverso tale aiuto.

 

Questo corpo non ha alcuna colpa anche quando compie azioni negative o brutali perché è costretto a farle da forze che neppure sospetta esistano!

Su questa ignoranza fondamentale e sul tentativo di arginare tali azioni l’essere umano biologico ha strutturato una società che lo protegga e sostenga! Quindi nessuna colpa, solo ignoranza! E conseguenze morali e di comportamento!

 

Se pensate che di fatto abitiamo un cimitero dove, dall’inizio dei tempi, sono stati sepolti circa centodieci miliardi di esseri umani, e quante guerre sono state fatte in nome di una qualsiasi ragione, quanti omicidi, quanto poco sia stata valutata una singola esistenza fino a poco tempo fa, e quanto ancora lo sia in diverse parti di questo mondo, si può facilmente comprendere come il nostro sentire morale non sia veramente tale ma sia semplicemente una convenzione di comportamento relativa ai propri interessi più nascosti e profondi!

 

Tant’è che se ci muore davanti agli occhi una persona magari siamo dispiaciuti, ma se muore lontano dai nostri occhi non ce ne importa nulla!

 

IDP… vero!

 

Ma sempre di un morto si tratta! Quindi tutte le ipotesi fatte rispetto a ciò che accade ad un essere umano che perda il suo vestito di carne, così suona più poetico, sono impostate in parte su quanto alcuni hanno potuto constatare potendo osservare oltre il momento della morte tutte quelle forme che ancora mantengono aspetti sottili, ma comunque materiali, in grado o no di interagire in qualche modo con coloro che sono ancora dotati di tale vestito.

 

Una descrizione sintetica ed efficace, anche se incompleta, ne viene fornita nel “Libro tibetano dei morti”. Per completezza occorrerà aggiungere qualche altra informazione riguardo ad aspetti molto poco conosciuti e quindi molto efficaci perché liberi di agire a nostra insaputa.

 

IDP… a me i tibetani erano sconosciuti …

 

Il libro tibetano dei morti descrive cosa accade ad una persona dopo la morte fisica e come essa debba percorrere un preciso tracciato senza fermarsi laddove le appaiano delle cose o entità luminose ed amorevoli. Per aiutare la persona che non conosce tale necessità, non ne ha esperienza o ricordo, ci sono degli accompagnatori che, mettendosi vicino al defunto, lo chiamano per nome e gli descrivono cosa deve fare mano che incontra tali situazioni. Soprattutto lo avviseranno di non fermarsi qua o là anche se ciò che apparirà potrà sembrare positivo e magnifico; ma di proseguire fino alla destinazione corretta.

 

Vi sono procedure simili anche in altre religioni; anche in quella cattolica vi sono i riti di accompagnamento dei defunti: tuttavia ogni religione adotta una propria procedura per raggiungere il risultato in cui crede. Molti di questi riti sono ormai svuotati di senso, tuttavia mantengono la capacità di trattenere per i propri fini, e non lasciare libero, l’essere in questione. Questi residui di conoscenza sono ciò che rimane di una saggezza originale ormai generalmente perduta. Per chi vuole indagare sull’argomento non c’è che l’imbarazzo della scelta sulle fonti da consultare.

 

Però una cosa è indagare ed altra cosa è poter comprendere ed utilizzare ciò che si trova durante l’indagine. Gli stessi indizi possono condurre a conclusioni diverse perché occhi e menti diverse vedono le stesse cose in modo diverso e gli stessi occhi e le stesse menti vedono le stesse cose in modo diverso in tempi diversi alla luce di nuove esperienze.

 

Che confusione! Che complicazione! Niente è come sembra né rimane uguale a se stesso per più di un istante!

 

Anche ciò che è scritto nel cuore, per fortuna! Infatti si aggiorna continuamente alla luce delle necessità e possibilità del momento; così ognuno ha sempre esattamente quello che gli serve.

 

Però occorre imparare nuovamente a leggere nel cuore correttamente, liberi dalle emozioni e dai condizionamenti.

 

Il che richiede un impegno costante prima, durante e dopo la vita. Tanto, come qualcuno sostiene … “c’è più tempo che vita”!

 

Continua nel prossimo articolo 3.4 di n dal titolo:

identità o identificazione?

 

Foto e testo

Pietro Cartella

  

 

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Articolo pubblicato il 06/09/2019