Il senso del benessere

La ricerca

In sogno il maestro zen mi ha detto: “Chiedi ciò che vuoi, ti risponderò”. Dimmi cos’è lo zen, se puoi”, ho chiesto io”. “Non lo so!”, ha risposto lui, ridendo a crepapelle.

Ci sono momenti in cui, nella vita, emergono domande sulla nostra condizione esistenziale, i perché, le ipotesi. Più episodi, dipende dai periodi. Le più svariate risposte arrivano da ogni dove, esperti veri e presunti si prodigano in grandi dissertazioni sulla condizione umana, sulle differenze tra i piani materiali e spirituali. Tutto questo giro ha concorso, almeno nella mia esperienza, all'aumento esponenziale di un confuso non so. Soprattutto in età giovanile, cercavo certezze, punti fissi, norme efficaci a scoprire l’incognito che agitava il lago della mia mente.

Più avanti ho imparato a vedere con maggiore chiarezza: se c’è un minimo di buona volontà e di serenità a guida della ricerca, è interessante scoprire che il non so è la regola fondamentale, non è una condizione negativa. E' la scintilla che innesca l’incendio interiore, è un susseguirsi di vari focolai alimentati dalla curiosità di conoscere. Sorge anche il desiderio di sperimentare altri stati di coscienza… no, niente sostanze psicotrope o similari, ma castelli in aria, viaggi tra le nuvole, immaginazione, fantasia, tutte risorse che, se ben utilizzate, possono condurre verso la consapevolezza. Sembra quasi che i pensieri, visti sinora come un complicato percorso ad ostacoli, perdano il loro significato...

No, è tutto più semplice.

Tempo sprecato? Tutt’altro. Si tratta di passaggi necessari e fondamentali, che aiutano a comprendere la realtà così com'è. Nella vita umana ogni cosa è un'istante impermanente, temporaneo, fittizio, effimero. “Un bel gioco dura poco”, così era usuale sentire in casa mia. Odiavo questa proverbialità popolare, ma col tempo ne ho capito il senso: il bel gioco, quello che ti dà soddisfazione e felicità, cerca di godertelo qui e ora, perché è limitato, passa e se ne va. Fanne tesoro.

La ricerca interiore dunque non ha inizio né fine, è un ciclo che, se vogliamo pensarla in maniera quantistica, non si crea e non si distrugge, cambia continuamente forma per adattarsi al nostro percorso. Sta a noi agire, senza indugiare in fronzoli ed elucubrazioni, l’esistenza ci viene incontro e ci accoglie.

Probabilmente il nostro compito è cercare di collaborare con essa, non per realizzare chissà quale obiettivo, ma per assaporare ogni momento come opportunità di evolvere.

Forse non è necessario salire a tremila metri per fermarsi un attimo a meditare... però aiuta!

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Articolo pubblicato il 10/08/2019