Il suicidio assistito di Jeffrey Epstein.

Jeffrey Epstein è stato trovato suicidato nella sua cella. La notizia fa il giro del mondo dato il clamore suscitato dal suo arresto.

Clamore legato non tanto al primo reato contestato, ovvero l’abuso di ragazze minorenni, perversione purtroppo alquanto diffusa quanto sottaciuta (eccetto quando riguarda la Chiesa), quanto per il secondo reato, ovvero il traffico delle suddette, legato a quello che appariva, a stare alle accuse, il suo vero lavoro, che era quello di metterle a disposizione di ricchi e potenti.

 

Epstein, il giocattolaio

Il miliardario era una sorta di giocattolaio di certe élite, alle quali non solo metteva a disposizione le ragazze, ma anche privée riservati, come l’isola di Saint Thomas o le sue più che lussuose residenze sparse in giro per il mondo.

 

Sui media sono usciti nomi importanti. Non solo Bill Clinton, che ha ammesso di aver viaggiato sui suoi aerei privati – negando ovviamente l’incontro con le ragazze -, ma anche altri molto più potenti, quei potenti tanto potenti che i media di sistema, per non rischiare di sbagliare,  dovendo dar loro una connotazione, identificano come “benefattori”.

 

Un’attività che rendeva benissimo Un cenno alla natura della fortuna di Epstein lo si può trovare nel lungo articolo a lui dedicato, al tempo, da Vanity Fair, rivista non certo complottista, nel quale il miliardario si diceva non interessato ai modelli economici, ma piuttosto allo “stile di vita”.

Faceva feste, Epstein, nelle sue residenze, invitando il fior fiore dell’élite, relazionava VF, alle quali partecipavano molte ragazze giovani. Dalle quali alcuni, e non altri, uscivano “inorriditi”.

 

La morte dell’indagato arriva come una mazzata per l’inchiesta. Certo, come scrivono i media americani, c’è ancora la possibilità di proseguire le indagini, sia sul suo entourage che sulla sua rete finanziaria. Ma ora è tutto più arduo e fumoso.

 

Il suicidio assistito

Tre settimane fa Epstein fu trovato malconcio nella sua cella, vicenda derubricata a tentativo di suicidio. Così oggi i media Usa si interrogano sul perché un detenuto con asserite tendenze suicide non fosse oggetto della prassi abituale in questi casi: luce sempre accesa e vigilanza costante dei secondini.

E sul perché il suo compagno di cella fosse stato trasferito in anticipo rispetto ai tempi fissati, così da lasciarlo solo. Inoltre il Dailymail riferisce che il detenuto aveva detto alle guardie che volevano ucciderlo.

 

Ma interpellarsi sulla sua morte è inutile, tanto è chiara, ed è anche un utile modo per non parlare della sostanza della vicenda.

Il decesso, peraltro, serve a rendere edotti futuri (eventuali) indagati della sorte che attende a chi solo pensa di collaborare, come aveva ipotizzato Epstein al suo arresto.

 

Così il suicidio assistito del miliardario più che un modo per evitare sue rivelazioni, sembra altro, soprattutto per le modalità con cui è avvenuto.

 

Il monito

Dopo il tentato omicidio/suicidio di tre settimane fa, Epstein era ormai più che conscio della necessità del suo silenzio. In fondo, da questo punto di vista, poco cambiava che fosse sopravvissuto.

 

Ma venerdì sono uscite 2000 pagine di accuse dettagliate nei suoi confronti. Da qui la necessità di dare un monito al mondo e dimostrare la potenza, che è poi delirio di onnipotenza, di certi ambiti.

 

Così il decesso di Epstein suona come un monito chiaro e forte: certe élite non possono essere sfiorate da ombre. Del resto, anche l’inchiesta finora ha prodotto pochino.

 

Non si ha notizia, ad esempio, di eventuali perquisizioni nelle altre residenze di Epstein, tra cui la famosa isola di St. Thomas, della quale abbiamo solo riprese aeree.

 

Sarebbe interessante vedere cosa nascondono le sue viscere o vedere la natura del tempio che vi è stato edificato, uno dei pochi edifici visibili.

Forse non lo sapremo mai, nonostante la prassi indichi che all’arresto di un reo consegua la perquisizione della sua abitazione (eseguita solo in quella di Manhattan).

 

O se perquisizione si avrà, c’è stato tutto il tempo per ripulire. Per gli ambiti che hanno frequentato tali luoghi è più che agevole trovare una “ditta di pulizie” specializzata e i soldi necessari.

 

Né sapremo mai cosa riempiva di orrore alcuni dei partecipanti ai ricevimenti di Epstein né i nomi dei tanti clienti del miliardario specializzato in “stile di vita”.

Depotenziata, l’inchiesta potrebbe proseguire. Ma la dimostrazione di potenza di sabato induce a non aspettarsi troppo. Vedremo.

 

Piccolenote.ilgiornale.it

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 13/08/2019