Avvenne l'11 settembre 1697

Il mito, quasi dimenticato, del principe Eugenio di Savoia-Soissons

Oggi, 11 settembre, è una data che ormai viene solo più ricordata per l’attentato delle famose torri gemelle. 
E’ bene invece ricordarla per le gesta di un nostro antenato italiano, di ITALA GLORIA, come recita la scritta sulla statua posta a perenne ricordo del Principe Eugenio di Savoia presso Piazza Palazzo di Città a Torino.
L’ 11 settembre 1697 veniva infatti combattuta la poco nota (a noi italiani) ma importantissima battaglia di Zenta, dove l’esercito austriaco, comandato da uno dei nostri avi, Eugenio di Savoia (che poi salverà Torino nel 1706), sconfisse i turchi guidati dal Sultano Mustafa II, che, ancora una volta, volevano conquistare Vienna, e poi tutta l’Europa. 
Sembra che a distanza di secoli la storia si ripeta.
Ma chi fu il nostro eroe ?
Eugenio di Savoia-Soissons, detto “Prinz Eugen”, fu uno dei più grandi e geniali condottieri dell’età moderna, salvatore di Torino nel 1706. 
Nacque a Parigi da nobile famiglia e già era un predestinato.
Suo zio era il Cardinale Mazarino, sua madre, Olimpia Mancini, una delle amanti di Re Sole, la cui fortuna si oscurò quando venne coinvolta nell’affare “dei veleni” e fu accusata di aver fatto parte di una cospirazione contro Sua Maestà, Luigi XIV.
Si parlò addirittura di stregoneria, di filtri d’amore e di altri misteri. Per questo Olimpia decise di andare in esilio, in modo da non affrontare il processo. 
Eugenio passò quindi la sua infanzia in mezzo a tanta disciplina e poco affetto, forgiando il suo carattere da combattente. 
Non era bello, nemmeno atletico, tutt’altro, era gracile e aveva una leggera scoliosi. 
Pare fosse destinato alla carriera ecclesiastica, ma lui voleva fare quella militare, come suo padre. Così si presentò a Luigi XIV per ottenere un comando nell’esercito francese.
Ma il Re Sole gli negò questa possibilità. Quasi sicuramente per la storia della madre e dei veleni. Non certo per le voci di omosessualità di Eugenio, messe in giro da qualche cortigiano invidioso.
O forse, piuttosto, fu l’aspetto fisico, con poco portamento militare, a influenzare la scelta del Re Sole.
Sia quel che sia, Luigi XIV si sarebbe poi pentito mille volte di quella scelta, dal momento che Eugenio, di fronte al rifiuto, andò a offrire i suoi servigi alla famiglia degli Asburgo dove già militava suo fratello maggiore (Luigi Giulio), che per coincidenza d’eventi, morì in battaglia poco prima che Eugenio giungesse a Vienna.
L’Imperatore Leopoldo aveva molta stima delle capacità militari dei Savoia, e teneva in grande considerazione il fratello di Eugenio, così lo accolse nel suo esercito senza pensarci due volte. 
Col grado di aiutante di campo, si distinse subito nella guerra contro i turchi per liberare Vienna dall’assedio del 1683.
Di lui stupiva il fatto che combattesse sempre in prima linea, e malgrado fosse stato ferito più volte dai moschetti nemici, ogni volta tornava alla testa dei suoi uomini, più determinato e coraggioso di prima.
Il legame con il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia, suo cugino, iniziò invece nel 1690, quando il Piemonte venne invaso dalle truppe francesi del Maresciallo Catinat, ed Eugenio venne mandato in suo soccorso. 
La guerra ebbe alterne vicende, con le brutte sconfitte a Staffarda e Marsaglia. 
Eugenio, anche se non aveva né gli uomini, né gli armamenti sufficienti, riuscì però a contenere i danni e a ottenere anche alcune vittorie, fino a che non si giunse a un’onorevole pace tra la Francia e il Ducato di Savoia.
Eugenio venne allora richiamato con urgenza in Austria, stavolta col titolo di Feldmaresciallo, con l’ordine di fermare un’altra invasione dell’Impero Ottomano. 
Eugenio guidò 50.000 uomini contro un esercito numeroso il doppio e molto meglio armato. 
Ma Eugenio, sapendo di non avere speranze in uno scontro in campo aperto, tese un’imboscata al nemico mentre stava attraversando un fiume su un ponte di barche. 
E fu una vittoria strepitosa, la famosa battaglia di Zenta.
I turchi persero 30000 uomini, mentre gli austriaci poche centinaia. 
Era l’11 settembre 1697 e a quel punto la fama di Eugenio come condottiero raggiunse tutta Europa, che aveva salvato dall’invasore mussulmano.
Nel 1701 scoppiò poi la guerra di Successione Spagnola, che vedeva Francia da una parte, e Austria dall’altra, con le varie potenze europee schierate a sostegno dei Borboni di Francia (Spagna e inizialmente Savoia) contro gli Asburgo (Inghilterra, Olanda, principati di Baviera, e in seguito i Savoia). 
Eugenio, insieme al generale inglese John Churchill (avo di quell’altro Churchill, diventato famoso durante la seconda guerra mondiale), inflisse ai francesi alcune severissime sconfitte sul fronte delle Fiandre. 
Eugenio non era solo un soldato coraggioso e un abile stratega, ma ci sapeva fare anche come diplomatico. 
Sembra sia stato lui a convincere il Duca di Savoia ad abbandonare la causa francese per abbracciare quella imperiale. 
Fu così che Eugenio scese in Italia per prestare soccorso ai Savoia (passati da alleati a nemici dei francesi), diventando poi l’eroe dell’assedio quando liberò Torino nel 1706, di fatto decretando la vittoria degli imperiali sul fronte italiano.
A questa seguirono molte altre vittorie e trionfi militari del principe. Tanto è vero che Eugenio combatté battaglie fino a oltre 70 anni.
Dalle sue vittorie ottenne un’enorme ricchezza che spese per farsi costruire, a Vienna, la bellissima villa del Belvedere, per accumulare libri e oggetti d’arte, di cui era grande appassionato.
Morì nel sonno, nel 1736.
Il suo corpo è tumulato a Vienna, mente il suo cuore, per volere della famiglia Savoia, nella basilica di Superga a Torino, costruita proprio da suo cugino Vittorio Amedeo II per tenere fede al voto fatto insieme prima di iniziare la battaglia di liberazione della città dall’assedio del 1706.
Fu uno dei migliori strateghi del suo tempo e con le sue vittorie e la sua opera di politico assicurò agli Asburgo e all'Austria la possibilità di imporsi in Italia e nell'Europa centrale e orientale. 
Per ironia del destino, se i Savoia hanno avuto un innegabile merito nell’aver dato impulso all’Unità d’Italia, ci fu un Savoia anche dietro alle fortune di quello che fu il più feroce avversario dell’unità stessa, ossia l’Impero Asburgico, il Principe Eugenio di Savoia-Soissons. Un mito che i piemontesi (e anche tutti gli italiani) dovrebbero riscoprire e ammirare. Per averci salvato due volte.

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Articolo pubblicato il 11/09/2019