Effetto biblioteca a Casalborgone.

Luoghi che si esprimono come esseri viventi.

Si fa presto a dire libro!

Lo sono praticamente tutti quegli assemblaggi di un certo numero di fogli, non solo cartacei, sui quali è riportato qualcosa di scritto per essere letto. E continuano ad esserlo anche quando vengono semplicemente usati per pareggiare le gambe di un tavolo traballante.

 

Si fa presto a dire biblioteca!

Lo sono praticamente tutti i luoghi in cui si trovano dei libri. Perfino uno scatolone è a suo modo una biblioteca! Transitoriamente forse, ma pur sempre tale fino al suo completo svuotamento a favore di un’altra sistemazione più consona al loro contenuto.

 

Si fa presto a dire lettore!

Si presume che lo siano tutti coloro che vengono a chiedere in prestito i libri di una biblioteca. Male che vada, anche se non saranno loro a leggerli, li stanno portando a qualcuno che lo farà.

 

Libri, biblioteche e lettori!

 

Cosa c’è di così rilevante da evidenziare sulle relazioni tra essi in un articolo di giornale come notizia degna di attenzione?

 

C’è che qualcosa di inaspettato e delicato sta accadendo nella piccola biblioteca di Casalborgone, così spontaneamente fuori dalle regole che nel descriverlo rischio di banalizzarlo e nel metterlo davanti ai nostri occhi sembra rendersi ancora più impercettibile ed evanescente.

 

Un qualcosa di cui non mi ero reso conto fino a che domenica 11 agosto su La Stampa ho letto l’articolo di Caterina Soffici dal titolo “Anche i libri chiusi possono renderci più intelligenti”, che mi ha “aperto gli occhi”.

 

L’articolo contiene in sintesi una informazione tecnica stupefacente, ricavata da una ricerca italiana condotta su un significativo campione di elementi. Eccola!

 

I libri chiusi emettono radiazioni

che contengono le risposte a ciò che non sappiamo.

 

La notizia colpisce di per sé, ma quello che mi ha stordito definitivamente con un colpo da knock out è essermi accorto finalmente che le persone reagiscono estemporaneamente a tali radiazioni diventando esse stesse libri, domande e risposte, perdendo filtri, timori e pudori.

 

La biblioteca, pur mantenendo la sue caratteristiche riconoscibili, è diventata luogo di interazione diretta in cui “chi ne sente le radiazioni”, somma di quelle emesse dai libri esposti, diventa esso stesso libro e scrive, al momento e con i presenti, le pagine salienti relative a episodi particolarmente significativi della propria vita.

 

Un altro modo di fare silenzio, molto espressivo e partecipato, un altro modo di vivere la relazione con i libri evolvendola attraverso tutto il proprio essere verso una integrazione nell’intelligenza a cui tutto appartiene.

 

Parole estratte dal cuore e dalla mente, scritte nell’aria per poter essere rese respirabili da tutti senza distinzione, preclusione o secondi fini.

 

Lievi anche se relative a fatti grevi.

Educative!

Terapeutiche!

Comunque benefiche!

Irripetibilmente umane!

 

Grandi esperienze di comunicazione, sintesi essenziali, libri di autori anonimi!

 

Radiazioni vitali intelligenti!

 

Foto e testo

Pietro Cartella

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Articolo pubblicato il 23/08/2019