La crisi del Governo gialloverde
Foto di repertorio (video.corriere.it)

Gigi Cabrino, consigliere comunale di San Giorgio Monferrato, per Civico20News

Può ancora succedere di tutto in questa crisi di governo agostana, ma tutto sembra tendere nella direzione di una nuova maggioranza parlamentare composta da 5 stelle, PD e satelliti di centrosinista; niente di illegittimo, i numeri sono quelli in Parlamento ed il Parlamento è sovrano, ma se un merito questa maggioranza lo ha avuto, anche agli occhi di chi non si riconosce in nessuno dei due partiti che l'hanno costituita, è stato quello di interrompere la scia di maggioranze parlamentari e di governi a guida PD che ininterrottamente dal 2011 sono al potere senza che la sinistra abbia una sola volta vinto le elezioni.

In questo caso tutto sarebbe ancora più clamoroso perché il PD andrebbe al governo senza passare dalle urne dopo avere incassato nel 2018 la più clamorosa delle sconfitte elettorali; ma a quanto pare il partito che si definisce democratico non riesce ad andare al governo passando dal più democratico del passaggi che è quello delle elezioni; non dimentichiamo che le due sole vittorie elettorali della Sinistra in Italia alle politiche sono state quelle del 1996 e del 2006 con a capo della coalizione Prodi.

Dalla maggioranza gialloverde ci si aspettava una sola cosa, vale a dire la ridiscussione di tutti i trattati dell’Unione Europea che, di fatto, anestetizzano la possibilità di governi ed amministrazioni locali di agire politicamente; ci si aspettava, se non proprio una Italexit, almeno la possibilità delle autorità nazionali di potere scegliere autonomamente le politiche da realizzare senza avere quotidianamente il fiato sul collo della Commissione UE o degli stati-padroni dell’UE Germani e Francia, in pratica di poter decidere autonomamente e sovranamente le politiche da adottare senza dover chiedere il permesso ai grandi capi UE anche per andare in bagno; questo avrebbe portato maggiore disponibilità di manovra anche alle piccole amministrazioni locali che dal rapporto deficit/pil in poi si sono viste progressivamente legare le mani e chiudere le borse.

E’ stato via via evidente che questo non sarebbe successo, si è partito col mettere in sordina il ministro Savona, per poi allontanarlo promuovendolo alla Consob, si è proseguito col silenziare tutte le voci fuori dal coro e ovviamente dei referendum sulla permanenza dell’Italia nell’Unione e della moneta unica promessi da Grillo nei giorni ruggenti non se ne è più parlato.

Da ultimo l’appoggio dei 5 stelle alla nuova presidente della Commissione Europea Angela Merkel, pardon Ursula von der Leyen.

La nuova maggioranza che si delinea non è poi nemmeno così innaturale, diversi punti programmatici dei 5 stelle sono stati scritti da esponenti della galassia di Soros, quel Soros che attraverso il Partito Radicale (praticamente una sua proprietà privata) ha inserito molti suoi uomini nei partiti di centrosinistra (ma anche nel centrodestra per la verità); e poi non c’è da dimenticare il precedente illustre, i cinque anni in cui Crocetta ha guidato la Sicilia con l’appoggio dei 5 stelle.

Chi può dire di avere un bel ricordo degli anni che vanno dal 2011 al 2018, anni in cui la Sinistra ha governato l’Italia senza passare dalle elezioni? A parte banchieri oligarchi e manager gestori dell’accoglienza di immigrati (a spese del contribuente) credo ben pochi.

Quali sono i Comuni che possono ammettere di aver potuto operare in questi anni nella piena autonomia che è garantita agli Enti locali dall’art. 5 della nostra Costituzione?

Se quello che ci aspetta è la riedizione di quanto vissuto negli anni dal 2011 credo che a questa crisi estiva sarebbe stato di gran lunga preferibile uno dei governi balneari che la fantasia della prima Repubblica aveva partorito.

 

Gigi Cabrino

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 21/08/2019