Governo. “Ave Caesar morituri te salutant”

Mattarella riaprirà martedì le consultazioni al Quirinale

Si sono concluse ieri pomeriggio, le consultazioni del Presidente della Repubblica in seguito alla crisi di Governo.

In serata il Presidente Mattarella, con  una dichiarazione ferma ed articolata, che merita un’attenta lettura, ma pronunciata con un’espressione che non celava disappunto e irritazione, ha annunciato di voler riaprire le consultazioni nella giornata di martedì 27 settembre.

La crisi va risolta all’insegna di decisioni chiare; e in tempi brevi” ha esordito il capo dello Stato .”Lo richiede l‘esigenza di governo di un grande Paese come il nostro. Lo richiede il ruolo che l’Italia deve avere nell’importante momento di avvio della vita delle istituzioni dell’Unione Europea per il prossimo quinquennio. Lo richiedono le incertezze, politiche ed economiche, a livello internazionale”.

“Non è inutile ricordare”, prosegue il Presidente “che, a fronte di queste esigenze, sono possibili soltanto governi che ottengano la fiducia del Parlamento, in base a valutazioni e accordi politici dei gruppi parlamentari su un programma per governare il Paese.

In mancanza di queste condizioni la strada da percorrere è quella di nuove elezioni. Si tratta di una decisione da non assumere alla leggera - dopo poco più di un anno di vita della Legislatura - mentre la Costituzione prevede che gli elettori vengano chiamati al voto per eleggere il Parlamento ogni cinque anni. Il ricorso agli elettori è, tuttavia, necessario qualora il Parlamento non sia in condizione di esprimere una maggioranza di governo.

Nel corso delle consultazioni appena concluse, mi è stato comunicato da parte di alcuni partiti politici che sono state avviate iniziative per un’intesa, in Parlamento, per un nuovo governo; e mi è stata avanzata la richiesta di avere il tempo di sviluppare questo confronto.

Anche da parte di altre forze politiche è stata espressa la possibilità di ulteriori verifiche.

Il Presidente della Repubblica ha il dovere – ineludibile - di non precludere l’espressione di volontà maggioritaria del Parlamento, così come è avvenuto – del resto - anche un anno addietro, per la nascita del governo che si è appena dimesso.

Al contempo, ho il dovere – per le ragioni che ho esposto – di richiedere, nell’interesse del Paese, decisioni sollecite.

Svolgerò quindi nuove consultazioni che inizieranno nella giornata di martedì prossimo per trarre le conclusioni e per assumere le decisioni necessarie”.

Da tutti il Capo dello Stato si era atteso scelte chiare e tempi rapidi, per senso di responsabilità verso il Paese che ha davanti a sé decisioni importanti a cominciare dalla manovra per il 2020.

Abbiamo invece assistito ad un teatrino tra le dichiarazioni formali rese dai leader al Quirinale e comunicati emessi successivamente dagli stessi protagonisti.

Escludendo gli sconosciuti del gruppo misto o di coloro che di solito non fan parte delle comparsate televisive, l’attenzione al detto o non detto ha riguardato i leader protagonisti del corso dei prossimi eventi e cioè, Nicola Zingaretti per il PD, Luigi Di Maio per il M5S e Matteo Salvini per la Lega. Ognuno per se, è formalmente favorevole alle elezioni, ma mentre per Salvini dovrebbero avvenire in autunno per garantire il successo al centro destra, gli altri due, in armonia con le indicazioni del Capo dello Stato, sostengono di privilegiare la governabilità, non a tutti i costi, ma con un programma cementato e di legislatura e paletti ben precisi.

Inizialmente per il segretario del PD "Non un governo a qualsiasi costo: serve un governo di svolta, alternativo alle destre, con un programma nuovo, solido, una ampia base parlamentare che ridia una speranza agli italiani. Se non dovessero esistere queste condizioni, tutte da verificare, lo sbocco naturale della crisi sono nuove elezioni anticipate alle quali il Pd è pronto". Disponibilità poi annacquata e manifestata in giornata per bocca di altri esponenti del PD.

Di Maio che, in caso di elezioni sarebbe il più esposto in casa grillina, è addirittura più possibilista perchè  non indica interlocutori privilegiati da imbarcare al governo, ma entra pesantemente nel merito "In queste ore sono state avviate tutte le interlocuzioni necessarie per individuare una maggioranza solida al servizio dei cittadini che voglia convergere sui 10 punti presentati”, sostiene Di Maio. “Noi non lasciamo la nave affondare, non lasciamo che a pagare questa crisi siano gli italiani, perché l'Italia siamo tutti indistintamente dai colori politici e dagli interessi di parte".

Matteo Salvini che prima di tutti aveva sventolato il vessillo delle elezioni, provocando la crisi di governo sembra far eco a Di Maio e si dimostra possibilista al massimo "Sono sicuro che Mattarella ha e avrà tutti gli elementi per valutare: sono sicuro, penso, che ci vedremo nelle prossime ore".

Così il leader della Lega Matteo Salvini, al Quirinale dopo le consultazioni con il Presidente della Repubblica. Ma se le elezioni sono la "via maestra", il ministro dell'Interno non chiude ai 5 stelle: "Se qualcuno mi dice "ragioniamo perché i "no" diventano "si", miglioriamo la squadra, diamoci un obiettivo, facciamo qualcosa "non contro" ma "per", io l'ho sempre detto, sono una persona concreta, non porto rancore guardo avanti, non indietro".

Nella lunga attesa che ha preceduto le dichiarazioni del Capo dello Stato, i deputati del M5S hanno ribadito che il primo punto da includere nel programma di Governo dovrebbe riguardare il taglio dei parlamentari ed in tale contesto autorizzano Di Maio ad aprire il confronto con il PD.

Decisione già di per sé contradditoria perché i precedenti voti parlamentari sul taglio dei parlamentari sono stati votati dal M5S, Lega e partiti di centro destra, con l’opposizione ferma del PD e delle sinistre. A questo punto con quale lente rileggere le dichiarazioni di Salvini?

Gigino di Maio potrebbe somigliare a un doroteo, ma non è un cattocomunista. Non capiamo e lo capisce pure lui cosa vorrà significare buttarsi nella mani del PD, in una coalizione innaturale e destinata a non durare, per fare il gioco di Matteo Renzi che non vuole un governo di legislatura, ma cerca tempo e finanziamenti per farsi il partito personale, suffragato dalla peggiore nomenclatura prodiana, per poi presentarsi con tempi comodi agli elettori.

Cosa potrà succedere prima del nuovo consulto con il Presidente Mattarella?

I morituri sono rimasti in due, Zingaretti e Di Maio, se sfiliamo il già defunto Conte e Salvini che potrebbe avere interesse a far l’oppositore ad una maggioranza imbastardita e magari (a ragione, denunciare il golpe).

Le elezioni anticipate, o la riedizione del governo giallo verde, per evitare un governo pasticciato ed una maggioranza di comodo, potrebbe allungare la vita ai due segretari, con il placet di Mattarella, appunto.

Quali scenari si profileranno nei prossimi giorni?

Non c’è da essere ottimisti con questi attori in campo e le precedenti scelte quirinalizie che hanno chissà perché sempre privilegiato i partiti perdenti, escludendo i vincitori od i potenzialmente egemoni.

Ricorre il pensiero all’ homunculus di Paracelso citato nel Faust di Goethe.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 23/08/2019