Estate dell’anno 2019: l’Amazzonia in fiamme, i ghiacciai scompaiono
Così La foresta amazzonica

Il nostro unico, magico pianeta è sempre più agonizzante. Chi lo salverà?

Questo tormentato anno del Signore 2019 sarà ricordato come il punto di non ritorno per le speranze di Gaia, il pianeta vivente?

Mentre la politica e gli organismi di stampa mondiale si stanno sintonizzando, cercando di stabilire strategie, comunicazione e obiettivi sulla sostenibilità ambientale, scanditi rispettivamente dalla carta del 2020, da quella del 2030 e quella del 2050, l’inesorabile precipitare degli eventi è già davanti ad ogni più ottimistica, e a questo punto puerile intenzione. La realtà si può ignorare, ma non aspetta mai.

Il contenimento dell’aumento della temperatura in 2° centigradi entro il 2030 è stato ampiamente superato nel silenzio di ogni tipo di informazione ufficiale. La realtà è che la Groenlandia si sta spogliando del suo manto ghiacciato, ricordando al mondo di essere la più grande isola del pianeta.

Anziché coalizzarsi per formulare intelligenti contromisure, i grandi imbecilli padroni della terra, presidente Trump in testa, stanno valutando il prosciugamento della Groenlandia come un buon affare immobiliare zeppo di petrolio & come una regione militarmente strategica.

L’artico si assottiglia, l’Antartide si scioglie, i ghiacciai delle Alpi come quelli dell’Islanda e di ogni altra parte del mondo, semplicemente scompaiono, riversando acqua dolce negli amareggiati oceani zeppi di plastica.

Diapositive dal mondo, poche tra tanti aspetti da far risalire alla demenziale, esponenziale attività umana, al capitalismo sfrenato, a uno sbagliato modello di sviluppo. Immagini di distruzione della nostra grande madre Terra.

Uno delle centinaia di focolai dolosi che si stanno mangiando l'Amazzonia

La speranza si assottiglia quanto la banchisa. Come potremo contrastare e diminuire le emissioni di CO2 responsabili dell’effetto serra, se in questo momento, le foreste di conifere della Siberia, il polmone verde dell’Amazzonia e la foresta pluviale del sud-est asiatico stanno bruciando senza sosta? Ogni albero che brucia emette CO2 anziché restituire ossigeno all'aria. Catastrofi planetarie  visibili anche dalla stazione spaziale orbitante, fiamme che stanno mandando in fumo qualsiasi programma di politica ambientale.

La politica del presidente brasiliano Bolsonaro, ciecamente indirizzata allo sfruttamento intensivo del territorio e al massimo profitto, è un esempio di capitalismo vorace che non ha nessun rispetto per la sostenibilità ambientale. Non è l’unico presidente che sta bruciando il mondo. Solo adesso si sollevano tardive voci che chiamano allo spegnimento, quella di Papa Francesco in testa. Occorreva farlo molto tempo prima.

Nel frattempo, scompaiono nei roghi centinaia di specie vegetali e animali, mentre nel cuore della foresta pluviale 900.000 appartenenti alle antiche tribù autoctone, gridano aiuto mentre combattono gli incendi da soli, con orgoglio e con coraggio, per non morire bruciati.

Un pianeta non può essere vivente se si stanno carbonizzando i suoi unici, insostituibili polmoni, fonte di vita, di ossigeno, dell’aria pura che mai più sarà. Non può vivere se si interferisce con i suoi delicati equilibri così come ci sono stati consegnati da un Mistico mistero irrisolto. Non può vivere se si continua a monetizzare le sue terre, sfruttare ogni forma di vita e insozzare le acque. Siamo tutti chiamati a una consapevole reazione che richiede un rapido rinnegare l'attuale modello di sviluppo a livello globale.

Il futuro è ormai scritto, e a voi, fratelli umani che verrete dopo di noi, chiedo perdono a nome di tutti coloro che non videro e non fecero nulla per fermare l’orrore. Non siate nei nostri confronti troppo duri di cuore.  (E. Parker)

Immagini:  Fotógrafo Araquém Alcântara

 

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Articolo pubblicato il 26/08/2019