Il segreto del numero 5

Dall'istruzione alla politica, il numero che conta sempre meno

Molti (non) si saranno accorti che laddove sia richiesto un certo numero di anni per portare a termine un processo, sia esso politico che di istruzione, un numero ricorrente è il numero 5: cinque sono infatti gli anni delle elementari, delle superiori, dell'università nel campo dell'educazione scolastica, così come cinque sono le durate del parlamento europeo, delle giunte comunali, regionali e di una legislatura.

Nel settore dell'istruzione, il motivo è probabilmente da ricondurre al fatto che ci vuole un ciclo né troppo corto né eccessivamente lungo per portare a termine un percorso scolastico, ossia una degna preparazione.

La nostra epoca, soprattutto per via della rapida evoluzione tecnologica, richiede un accorciamento dei tempi, e così da diversi anni a fianco delle scuole superiori che consentono di acquisire un diploma dopo cinque lunghi anni, prendono sempre più piede corsi di formazione per inserirsi prima nel mondo del lavoro. Stessa cosa sta accadendo per l'Università, da quando sono nate diversi anni orsono le Laure brevi triennali.

In politica, dalle europee, alle amministrative sino alle nazionali, le elezioni si tengono ogni cinque anni, poiché è quello un periodo da considerarsi utile affinché l'indirizzo politico di quella istituzione possa produrre leggi, norme, decreti i cui frutti necessitano di un quinquennio per essere valutati.

In questi giorni, si sta assistendo alla nascita di un nuovo Governo targato PD-M5S, dopo la caduta del'esecutivo Lega-M5S e da più parti si è sostenuto che ciò andrebbe contro il volere degli Italiani che nelle ultime Regionali ed Europee hanno palesemente dichiarato la loro volontà di premiare una politica di centrodestra.

In realtà, gli elettori italiani nell'ultima votazione alle politiche avevano indicato proprio nel PD e nel M5S i due partiti maggiori, tanto da avere tutt'oggi la maggioranza di parlamentari alla Camera e al Senato e quindi un Governo da loro sostenuto rispecchierebbe per assurdo maggiormente l'indirizzo politico degli aventi diritti rispetto all'esecutivo precedente dal momento che la Lega era ed è in Parlamento il terzo partito per numero di parlamentari.

Da ciò nasce dunque una considerazione seria: se quanto emerge dalle votazioni europee e regionali deve servire per sovvertire quanto deciso dalle politiche, dovremmo ripensare a un sistema secondo cui grosso modo ogni anno o anno e mezzo si vada a votare.

Rimanendo sul nostro territorio, appare a tutti abbastanza evidente che, sia per l'esito avuto dal centrodestra durante le recenti elezioni sia per i continui disappunti da parte dei Torinesi verso la giunta pentastellata, oggi il sindaco Chiara Appendino difficilmente riotterebbe l'incarico di sindaco di Torino se si andasse a elezioni, ma, giustamente, nessuno ha proposto di far tornare i Torinesi alle urne, proprio perché in democrazia una volta ottenuto un mandato, per cinque anni si ha il diritto e l'onere di portare a termine il progetto indipendentemente dall'esito di elezioni che riguardano altri incarichi.

Negli ultimi anni, il M5S ha fatto della piattafoma Rousseau un luogo vistuale attraverso cui molte persone possano esprimersi in tempo reale su cosa vogliono dalla politica; ma il problema di quella che mi sento di definire democrazia diretta continua è proprio che ritiene essenziale e maggiormente democratico il rivolgersi in maniera permanente ai cittadini, rendendo così quasi inutili le giunte amministrative e i Parlamenti che invece hanno una loro autonomia nel portare avanti un progetto senza il continuo confronto elettorale.

Pur non entrando nel merito né sul programma dei nuovo esecutivo né sulla spartizione delle poltrone né sulla paura di tornare alle urne, è necessario da parte di tutti, politici, intellettuali, organi di informazione, far presente ai cittadini che essendo la nostra una Repubblica Parlamentare, Il Parlamento definito dagli elettori ad ogni tornata elettorale ha il diritto e l'autonomia di sostenere qualsiasi Governo per l'intera legislatura quinquennale.

 

 

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Articolo pubblicato il 03/09/2019