“Prima il Nord” non c’entra nulla con “prima gli italiani”.

Stamane il Presidente Conte presenta il Governo alla Camera di Deputati.

Alle 11 di stamane il Presidente Conte presenta il suo secondo Governo alla Camera dei Deputati e domani lo stesso copione si ripeterà al Senato. Avrà modo così, oltre alla presentazione della squadra, d’illustrare, nei dettagli il programma di Governo.

In questi giorni ci siamo sottratti al vociare scomposto di coloro che si sono dilettati in considerazioni che non erano neppur pallidamente politiche. Badiamo ai contenuti e interverremo non appena conosceremo il programma di Conte ed i primi provvedimenti concreti, ad iniziare dalla Finanziaria.

Sono però emersi spezzoni di dichiarazioni del presidente del Consiglio e di Ministri che fanno presagire l’impostazione marcatamente meridionalista e centralista dell’Esecutivo , ad iniziare dalla provenienza geografica e culturale dei Ministri in carica.

In un contesto economico riflessivo per l’Europa e di tensioni nei mercati mondiali, sorge imperativa la “Questione settentrionale”. Si demonizza poi l’autonomia, per non parlare del federalismo, quasi che Paese come gli Stati Uniti, la Germania e la Svizzera rappresentassero il degrado sociale ed il sottosviluppo. E’ bene non dimenticare che Il Federalismo non esclude  la Solidarietà. Esclude solo la “Furbizia Parassitaria”.

Pubblichiamo un approfondito articolo di Brian Sciretti che ci aiuta ad approfondire  tematiche che, nei prossimi mesi diverranno ancor più di stringente attualità.

 

“Prima il Nord” non c’entra nulla con “Prima gli Italiani”. La differenza, sottile ma enorme, è nel soggetto prioritario: Nel caso del motto bossiano il Nord, un territorio, nel motto nazionalista, appunto, una nazionalità.

Il Nord ha ragione di essere messo prima per una semplice ragione: è la parte produttiva d’Italia, in un contesto che tende a premiare la politica del posto pubblico, del sussidio e del tutto allo Stato, cosa ovviamente positiva per il politico dato che chi deve la propria ricchezza non a sé stesso ma allo Stato sarà sempre un suddito e una marionetta in mano alle clientele della politica.

In un Paese normale sottoporre Milano al medesimo sistema vigente a Trapani verrebbe vista come una follia, dato che il sistema o è sviluppato per la produttiva Milano, strozzando la Trapani smaniosa di svilupparsi, o è sviluppato per una Trapani che deve svilupparsi limitando inevitabilmente Milano oppure, come ha fatto l’Italia, si crea un compromesso che danneggia tutti.

Pensateci, infatti: Il Nord da tempo chiede meno Stato e più possibilità di svilupparsi autonomamente, mentre il Sud chiede più Stato per svilupparsi. Ovviamente, come ben sappiamo, raramente più Stato è una via per svilupparsi, ma è innegabile, anche in un contesto di Stato liberale, che lo Stato debba costruire determinate infrastrutture per favorire il commercio e l’industria, cosa che non viene fatta dato che i fondi del Sud sono spesso usati per clientele o direttamente non usati.

Ci troviamo dunque con un sistema politico che scontenta tutti all’infuori di chi con questo sistema campa, come falsi invalidi, disoccupati cronici e baby-pensionati.

Iniziare a considerare il Nord sviluppato pienamente e capace di autodeterminarsi e il Sud in via di sviluppo, dove dunque il ruolo dello Stato dev’essere più deciso nell’ordine pubblico e nella costruzione di infrastrutture è vantaggioso per tutti, ovviamente nella nostra ottica si tratterebbe di “Prima il Nord”, nell’ottica della società produttiva meridionale sarebbe “Prima chi produce” o “Basta parassiti”.

Ad unire queste istanze vi è, comunque, un rifiuto chiaro e netto del parassitismo, tema caro a Gianfranco Miglio, e un sistema non invasivo che favorisca dunque chi è meritevole, capace e soprattutto abbia voglia di mettersi in gioco. Lo dicevo già, in un altro articolo: Il Nord deve guardare alla rivoluzione thatcheriana per ripartire.

Prima gli italiani, invece, mette una nazionalità prima di altre. La nazionalità non è, di certo, un elemento di particolare merito.

Ciò non significa negare che esistano turisti del welfare che vengono in Italia a dare poco e prendere tanto, fenomeno che va combattuto decisamente. Se l’Italia può avere un dovere di aiutare, entro certi limiti, i propri cittadini ed eventualmente i cittadini comunitari non si può pensare che l’Italia debba aiutare tutto il mondo. In fin dei conti uno Stato non è la Caritas né un’opera pia.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 09/09/2019