Il giorno più lungo

L’11 Settembre come spartiacque per l’Occidente

Diciotto anni or sono la tragedia dell’11 Settembre.

Ieri gli U.S.A., e con essi il mondo libero, si sono fermati per commemorare le migliaia di vittime di una follia senza precedenti. Le Torri Gemelle trapassate come carne tenera dalla lama d’acciaio di due aerei fuori controllo, le fiamme, il fumo e la polvere che per sempre hanno oscurato la serenità e la speranza dell’Occidente.

Quel giorno è stato proprio il paradigma dell’Occidente a cambiare, e una nuova presa di coscienza ha cominciato pian piano a farsi strada negli animi, persino fra quelli più scettici.

Qualcuno, fra cui Oriana Fallaci, aveva vaticinato il pericolo, esortando a non dare per assodata e immutabile una tranquillità domestica che, nella nostra parte di mondo, poteva forse sembrare immune da attacchi così cruenti e spietati.

Ma la Natura – e questo lo aveva già ben capito Aristotele – ha orrore del vuoto, anche in spirito, e laddove per colpa o inedia mancano stimoli e azioni propositive ecco che la lacuna viene colmata dall’afflato di odio e fanatismo.

Un altro filosofo, Hobs, parecchi secoli dopo ribadiva come l’Uomo sia ineluttabilmente destinato a essere lupo per gli altri Uomini, in una latente logica di branco che dimentica del tutto l’elemento di raziocinio.

Come difendersi? Con la consapevolezza di quello che si ha e del tortuoso cammino che si è reso necessario per conquistarlo. Attraverso impegno, sacrifici e financo errori che rimarranno macchie indelebili sui libri di Storia, ma dai quali è necessario imparare.

La Democrazia, la Libertà, la suddivisione dei poteri non sono concetti facilmente esportabili: e soprattutto non sono implementabili altrove, senza il consenso e l’adesione della controparte. Integrare con la forza, oltre a essere un bisticcio semantico, si rivela anche un proposito impossibile, e sicuramente controproducente per chi mosso da buonismo ritiene di farlo proprio.

I fiumi di parole celano spesso verità ben note ma che non si vogliono ammettere. E le chiusure, lungi dall’esprimere un concetto negativo, rappresentano spesso l’unica reazione di buonsenso verso chi, abbattendo muri e aprendosi troppo, finisce semplicemente con lo snaturare se stesso.

 

 

 

(Immagine in copertina tratta da Il Capoluogo.it)

 

 

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Articolo pubblicato il 12/09/2019