Sherlock Holmes nulla è insignificante

Enrico Solito, uno dei massimi esperti italiani di Sherlock Holmes, ha pubblicato il suo ottavo libro con quattro racconti sul più famoso investigatore di sempre

Tra i miei “peccati di vecchiaia” devo anche annoverare alcuni saggi dedicati a Sherlock Holmes, inseriti nel libro, curato da Massimo Centini, “I segreti di Sherlock Holmes. Miti, misteri e successo dell’investigatore più noto del mondo” (Torino, 2004). Ho successivamente utilizzato parte di questi saggi nell’ottobre del 2014, per pubblicare su “Civico20News” una serie di articoli col titolo “Sherlock Holmes e la polizia scientifica”.

Questo per spiegare il mio costante interesse per Sherlock Holmes e per gli apocrifi a lui dedicati, soprattutto se di produzione italiana.

Ho appena scoperto che Enrico Solito, uno dei massimi esperti italiani di Sherlock Holmes, ha iniziato la pubblicazione di una serie di libri “I gialli di Crimen” (Algama, 2019) che raccolgono suoi racconti apocrifi e una nuova edizione dell’Enciclopedia di Sherlock Holmes, scritta in collaborazione con Stefano Guerra, altro profondo conoscitore holmesiano.

Solito e Guerra sono due esperti che considero come “maestri” e ai quali sono debitore di molte informazioni che ho utilizzato per i miei modesti elaborati.

Nell’attesa di procurarmi l’intera serie de “I gialli di Crimen”, ho voluto condividere con i Lettori di “Civico20News” le mie impressioni sull’ottavo volume di Solito, “Sherlock Holmes nulla è insignificante”, che contiene quattro racconti e la settima parte dell’Enciclopedia.

Queste le trame dei racconti, esposte in modo da non commettere spoiler.

La marmellata della Signora Hudson” è una piccola dolce storia dedicata all’infanzia, tutta interna a Baker Street, ai rapporti tra i suoi occupanti, ai bambini e alla signora Hudson, al Buon Dottore (Watson) e al gelido investigatore (Holmes) che non è mai stato gelido. Una storia scritta per bambini e che di bambini e dei monelli di Baker Street parla.

Il furto della collana” si apre con Londra è oppressa da una micidiale mistura di nebbia e smog e perfino il mondo della malavita sembra languire. Un marito angosciato piomba a Baker Street: la moglie ha subito un’aggressione in strada e le è stata strappata dal collo una collana di valore. Riuscirà Holmes a recuperarla in quell’oceano che è la Londra sotterranea, infestata da povertà e malavita? E siamo poi certi che tutto sia come appare?

Il caso della ‘Calcutta Cup’” prende le mosse dal più inesplicabile dei furti che colpisce al cuore il mondo sportivo britannico. Holmes è praticamente costretto dai suoi doveri d’amicizia a cercare di sbrogliare il bandolo della matassa. Se non che, la sua capacità deduttiva è richiesta anche in una seconda indagine: un altro impossibile furto a bordo di un treno in corsa. Solo la genialità del grande investigatore può portare luce in un mistero inestricabile.

Il gemito del neonato” è ambientato nel Diogene’s Club, la seconda casa di Mycroft Holmes, il fratello di Sherlock. Si tratta del posto più eccentrico di Londra, dove è vietato ai soci parlare fra loro, che è scosso da uno scandalo impensabile: un socio morto dentro il club, assassinato con una lancia. Riuscirà Sherlock Holmes, chiamato dal fratello, a risolvere l’inspiegabile mistero?

In ben tre dei suoi quattro racconti, Solito introduce gli “Irregolari di Baker Street”. Prende questo nome una banda di monelli da strada, reclutati e istruiti da Sherlock Holmes per le sue indagini, nella convinzione di notevoli possibilità operative: «… uno solo di quei furfantelli riesce a fare più di una dozzina di agenti regolari». Si infilano dappertutto, ascoltano, pedinano e riferiscono. Disciplinati ed efficienti, lo aiutano in molti casi. Sono ricompensati con uno scellino al giorno, più le spese, più un premio di una ghinea per chi trova l’oggetto della ricerca.

Secondo la lettura psicoanalitica di Guerra (1999), questi monelli da strada, cui nessun passante poneva attenzione, erano gratificati dal fatto di essere gli alleati indispensabili e fidati del grande detective. A sua volta, Holmes aveva pensato alla realizzazione degli Irregolari di Baker Street perché lui stesso «irregolare». I ragazzi hanno intuito che SH era, in fondo, identico a loro ed hanno collaborato con lui con grande ardore e impegno.

Esposito e Solito hanno evidenziato che Baden Powell fondò gli scout pensando agli Irregolari di Baker Street. Baden Powell, che conosceva personalmente Conan Doyle, nel suo Scouting for Boys (1908), dedicò il quarto capitolo alla interpretazione delle tracce al modo di Sherlock Holmes (Guerra, 1999).

Altre considerazioni sugli Irregolari di Baker Street possono scaturire da un esame della storia della polizia come istituzione. Alla metà dell’Ottocento, i modelli organizzativi della polizia sono sostanzialmente due: quello francese, che è considerato efficiente ma non sempre democratico, e quello londinese, considerato efficiente ma soprattutto democratico.

Ricordiamo che la polizia del regno d’Italia, nel 1861, nacque in continuità con quella istituita e perfezionata nel regno di Sardegna dal 1848 al 1860, tanto che come anniversario di costituzione della Polizia di Stato era stata scelta la data dell’11 luglio 1852, data di promulgazione della legge n. 1.404 che istituì il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.

Il modello della polizia del regno di Sardegna è più simile a quello francese.

Così la polizia londinese viene a rappresentare il punto di riferimento per gli intellettuali più preoccupati di una impostazione democratica della istituzione. Il conte Verasis di Castiglione, marito della celebre contessa, è uno dei primi e sicuramente il più autorevole ammiratore della polizia londinese, che descrive per esperienza diretta, con particolari assai godibili. Al suo studio Alcune osservazioni sulla Polizia, apparso a Torino nel 1858, fanno seguito quello del mazziniano bolognese Augusto Aglebert, Della polizia in Inghilterra, in Francia e in Italia (Bologna, 1868) generoso di lodi per il modello inglese, e lo studio del funzionario di polizia cavalier Alessandro Cuniberti, La polizia di Londra, con note ed osservazioni sulla polizia italiana (Bologna, 1872).

Questi intellettuali, piemontesi e poi italiani, cui si uniscono gli autori di articoli di giornali a carattere divulgativo, ammirano l’ottimo addestramento degli agenti londinesi (i policemen), educati e veramente rispettosi nei confronti dei cittadini. Enfatizzano poi la “trasparenza” della polizia inglese, che si manifesta col mancato ricorso a fondi segreti ed all’opera di infiltrati, spie, agenti segreti e provocatori. L’impiego di spie e di informatori aveva infatti in parte inquinato la pur democratica polizia torinese. Ecco perché la “trasparenza” del modello inglese viene vista come una luminosa prova di civiltà nella organizzazione della polizia. Evidentemente Holmes non disdegna questo tipo di collaboratori e utilizza gli Irregolari.

Un po’ paradossalmente, Conan Doyle sembra quindi indicare come un limite della polizia londinese quel mancato ricorso a infiltrati e agenti segreti che all’estero era motivo di ammirazione e di lode.

Sono considerazioni personali che non intendono affatto sminuire la piacevolezza di questi racconti di Solito, del quale spero di poter presto condividere con i Lettori altri apocrifi holmesiani.

 

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Articolo pubblicato il 17/09/2019