Motociclismo amarcord. Anni 70-90. Scartabellando tra i piloti piemontesi in cerca di campioni
Silvano Ricchetti a Misano nel 1995

Una lente su Silvano Ricchetti: 35 anni di passione, alla ricerca del modo più veloce per oltrepassare una curva. Una storia umana e di sport, molto interessante

In questi tempi di moto GP, di Valentino Rossi e Marc Marquez fenomeni mediatici, forse è bene fermarsi un attimo e ricordare che il motociclismo nasce da categorie minori ed è una passione che accomuna tutti i piloti. Campioni mondiali o meno noti assi dal manubrio e dell'equilibrio, praticano il medesimo gesto, quella danza al limite dell'aderenza che restituisce uniche sensazioni.

Vi sono stati anni in cui il motociclismo anche nelle categorie inferiori, era molto seguito a livello regionale. Tempo degli eroi della montagna e delle gare in salita, o dei tracciati cittadini, ormai banditi da tempo. In quel periodo si correva con pochi soldi e tanta passione.

Circuito cittadino di Cuneo 1971  - N.5, Silvano Ricchetti su Aermacchi 125

Il Piemonte non è mai stata terra di campioni seguiti dai mass media, ma di talenti ne aveva. Qui la storia di uno per tutti, tutti per un medesimo sport.

Possiamo affermare che Silvano Ricchetti, classe 1952, è uno dei più blasonati piloti piemontesi degli anni che vanno dal 1969 fino al 2004? I risultati parlano chiaro, ma ancor di più spicca la durata dell’attività agonistica! 35 anni di competizioni meritano una coppa alla carriera e un cavalierato regionale.

Durante la sua lunga carriera, Silvano Ricchetti ha corso in tutte le occasioni possibili e quasi tutte le classi, dalle cronoscalate, dove ha vinto 7 volte, alla pista, vincitore a Modena, Misano, Vallelunga, Varano per un totale di 9 volte. Numerosissimi i podi in entrambe le specialità, arrivando terzo nel campionato della montagna a 19 anni, fino a campione italiano velocità della 350 nel 1980 su Yamaha TZR, anno in cui si distingue per lusinghiere apparizioni nel mondiale a Misano. Quindi, per bizzarra circostanza, campione svizzero fuori classifica nel 1991 nella classe Mono.

1976 autodromo di Modena, campionato italiano 1º classificato classe 250

Pilota di talento raro e cristallino, forte nel fisico, dal carattere volitivo e combattivo, Silvano si è avviato allo sport motoristico con un Itom 50, pochi soldi e tanta passione, per poi passare alla Aermacchi Aletta 125, alla Benelli 2C, alla Aermacchi HD 250 bicilindrica, alla Yamaha 350 TZR. Ha corso con continuità soprattutto nei campionati italiani, raccogliendo prestigiosi piazzamenti, per lo più come pilota privato, più volte sul podio in ogni categoria, correndo quasi sempre con pochi sponsor e meccanico di se stesso, sopraffino preparatore di motori a 2 tempi.

Quindi, passando a cilindrate superiori, nel corso della sua caleidoscopica carriera, Ricchetti ha corso nella categoria derivate di serie rispettivamente in sella a Ducati 750 SS F1, Yamaha 750 FZ, Kawasaki Harris, e nella Open, su Yamaha e Honda, nella SBK su Yamaha e Honda. Nella categoria endurance invece, su Ducati e Kawasaki Termignoni.

Silvano si è impegnato anche nella categoria supermono, correndo con Gilera, Yamaha Moretti, Yamaha Corby, Cagiva Pasolini, Mondial, quindi su Suzuki nella Supersport 600. Da segnalare le gare trofeo Yamaha RD, sia nella classe 350 che nella 500. Infine, nel trofeo over 32 su Suzuki.

1987 Misano adriatica, prima gara SBK in Italia. N. 37, in testa fino a guasto elettrico

Un grave problema di salute che in teoria avrebbe dovuto stroncare la carriera del pilota piemontese è legato all'insorgere di complicanze cardiache nel 95: due infarti in due anni. Limitazioni legate alla sopravvivenza e apparentemente insuperabili in quasi ogni sport, certamente definitive in una disciplina che richiede impegno fisico e intensità di concentrazione qual è il motociclismo. 

La passione invece, talvolta è un balsamo capace di sanare molte ferite. L’amor proprio anche, e la competizione è quel maschio, imperioso istinto di sfida che chiama a raccolta l’adrenalina, il miglior farmaco per molte cure del corpo. Silvano Ricchetti, in barba agli infarti, ai bypass e impegnative operazioni, ha continuato a correre per altri 9 anni, aggirando l'impossibile. Nessun presidente di moto Club gli avrebbe dato il permesso. In questi casi occorre un'idea, un guizzo della mente, una trovata ai limiti della legalità e poi, il trucco supera l'ostacolo. Silvano Ricchetti voleva tornare a correre. Così è stato, il come & perché è meglio che rimanga un piccolo segreto.

Silvano Ricchetti è da considerarsi dunque l'alfiere di una ristretta schiera di piloti piemontesi anni 70-90 (in questo caso anche oltre), dotati di grande talento ma che, penalizzati da varie circostanze; soprattutto dalla mancanza nella nostra regione, prima di tutto di una politica e una cultura sportiva motoristica atta a favorire l’attività agonistica, e poi, dall’assenza di circuiti adatti a competizioni di un certo livello (in quegli anni la pista di Morano Po, unico tracciato valido presente in Piemonte durò pochi anni, chiuso per superficiali, poco lungimiranti e provinciali motivi).

1977 Silvano Ricchetti su Aermacchi HD 250 in conformazione da salita

Erano gli anni in cui, piloti italiani di altre regioni, soprattutto provenienti dalla Lombardia dall’Emilia-Romagna, dal centro Italia e dal Lazio, da province storicamente entusiaste per le moto da corsa e ben servite da impianti sportivi, da Monza a Misano, al Mugello, a Vallelunga etc., scrivevano importanti pagine di sport sulle piste italiane e sul panorama del variopinto circus del motomondiale.

Bello è ricordare, inutile far dietrologia, immaginare ciò che non è stato, ma qualche domanda resta, su cosa avrebbero potuto fare certi campioni quali Cresta, Giugler, Pagnozzi, Giachino, e naturalmente Silvano Ricchetti (di gran lunga il più blasonato su pista), in circostanze più favorevoli, in luoghi più sensibili alle sponsorizzazioni e soprattutto, con più soldi in tasca da scaraventare in una passione ben più costosa delle bocce. Il potenziale economico, particolare che negli sport motoristici fa sempre la differenza.

Pur essendo chiacchiere da bar, consapevolmente, ancora oggi si fanno. Con Silvano ci si ritrova ogni tanto, fosse per lui, se l’età e la salute non avessero imboccato un impegnativo percorso, ci riproverebbe ancora adesso. La passione delle due ruote è un contagio che non conosce alcuna cura. Lo so bene anch’io.

Imola 1989, Ricchetti su Yamaha 250 

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Articolo pubblicato il 17/09/2019