Novara – Un libro della White Star per rivivere i fasti della Bella Epoque

La magnificenza dei manifesti pubblicitari veri cronisti del XX secolo

Mancano due mesi e mezzo alle festività natalizie ( qualcuno esclamerà troppo presto) ma Il libro che la casa editrice White Star  ha presentato in questi giorni “La Storia dei Manifesti” curato da David Rymer ha tutte le caratteristiche di un libro d’arte da collezione che si dona bene in un regalo intelligente, da tenere in considerazione in momenti appropriati che verranno).

Questa iniziativa editoriale ci porterà alla scoperta di alcuni tra i manifesti più belli e iconici, quelli che vanno  dalla Bella Epoque,  di fine Ottocento  coinvolgendo il lettore con immagini da sogno tutte curate con una delicata raffinatezza  che vanno  dalla  grafica, al reale colore dell’esemplare alla scrittura, avvolgendoci in questi meravigliosi capolavori. Il volume  un vero gioiello dell’editoria moderna.

Toulouse – Lautrec fu -forse- il primo artista della storia a trasformare la pubblicità in arte, durante l’epoca parigina della Belle Époque, egli ottenne questo risultato storico cancellando la tradizionale linea di confine che separava la pittura e il disegno dalle arti commerciali come i manifesti e la pubblicità, aprendo la strada a brillanti artisti come Alphonse Mucha, M.C. Escher e Andy Warhol, creando  così,  opere degli “Anni d’Oro” del manifesto, che vanno dalla fine degli anni dell’Ottocento, fino ad arrivare a quelli influenzati dal Cubismo, dall’Espressionismo. Veri capolavori dell’arte.

Si racconta, però, che uno dei più noti antiquari torinesi, scomparso una   cinquantina di anni fa utilizzasse vecchi manifesti per imballare oggetti vari. Questo dimostra che il cartellone pubblicitario, anche se disegnato da noti artisti, fino a poco tempo fa, a differenza dei diversi tipi di stampe ( litografie, acqueforti, xilografie) non veniva ancora considerato un’opera d’arte. Questo accadeva specialmente in Italia.

Il manifesto illustrato “Zodiac - la plume” di Alphose Mucha (ritenuto uno dei grandi per la grafica dei manifesti) pubblicato nel 1896 fu la sua prima creazione per il tipografo Champenois. Questo divenne una delle creazioni più popolari di Mucha: ne esistono nove versioni ( una di queste è diventata la bella copertina  e la sovraccoperta del volume edito dalla White Star di Novara).

La rivista La Plume ne acquistò i diritti per il calendario del 1897.  I manifesti pubblicitari compete l’indiscusso ruolo di essere stati i più attenti cronisti del XX secolo. Il manifesto con una sola immagine e una breve frase aveva il potere di  suggestionare la fantasia delle masse, che nello stesso tempo questa fantasia nel tempo sarebbe diventata realtà.

David Ryner (australiano autore di narrativa e saggista, un freelance e un esperto di Storia dell’arte Graphic design), ha trattato tutti i periodi del manifesto, riportando anche la storia di ogni artista che li ha prodotti.  La scoperta al lettore.

Ma innanzitutto analizziamo cosa vuol dire la parola manifesto. Il vocabolo viene dal latino manifestus, in francese manifesto si traduce in “affiche” che sostanzialmente è l’estensione del verbo ficher (fissare contro un muro) e quindi connota la muralità e lo spazio urbano e architettonico sul quale il grande foglio si incolla.

Tuttavia il termine “fissare”indica anche un fissare nella mente, una capacità della comunicazione di restare impressa. In inglese poster che ha che fare con to post up, e quindi con il porre sul muro, sia con il concetto di posto pubblico. Come posiamo dedurre il termine manifesto è ricco di significati comunicativi di grande valore socio-culturale.

In Italia  Leopoldo Metlicovitz  con Hochenstein e  Dudovich, sono considerati  un po’ i padri del cartellone pubblicitario italiano. La sua visionarietà del manifesto  sta nella sua essenza verbo-visiva, ma anche nella fascinazione che esso ha esercitato nella realtà, nella fantasia e nell’immaginazione del futuro delle masse e degli individui.

Il manifesto esprime una vox populi , una visione del  mondo nella quale il  mondo si riconosce come visione condivisa, come pensiero collettivo, conscio e inconscio.

Descrizione foto

Foto copertina libro Zodiac-la Plume di Alphonse Mucha 1896

Foto 1 Retrocopertina del volume : Tournée du Chat  Noir de Rodolphe Salis di Théophile – Alexandre Steinlen, 1896

Foto 2 Manifesto disegnato da Jules Chéret per l’allestimento parigino del Faust con la ballerina di fama internazionale Lydia Thompson nel ruolo di Mefisto.

Foto 3 Manifesto pubblicitario realizzato da Jules Chéret per Benzo-Moteur, uno dei primi marchi di benzina europea.

Foto 4 Uno dei primi manifesti di Jules Chéret per Buttes Chaumont, un grande magazzino di Parigi. E’ una pubblicità per i bambini. Il soggetto    raffigura un costoso cavallo a dondolo riccamente decorato.

Foto 5 Questo classico manifesto Belle Époque realizzato da Jules Chéret per il Quinquina Dubonet Apéritif.

Foto 6  Questo manifesto venne commissionato a Henri De Tolulouse – Lautrec  dai Jardin de Paris per commemorare il debutto di Jane Avril  l’ispiraqzione è presa dal primo manifesto Moulin Rouge - La Goulue.

Foto 7 Manifesto di Toulouse Lautrec per pubblicizzare il cantante Aristide Bruant: Eldorado, pubblicato nel 1892.

Foto 8 Leopoldo Metlicovitz  con questo manifesto vinse il concorso dell’Esposizione Internazionale del 1906. Il soggetto raffigura Mercurio sul treno mentre esce dall’oscurità del Traforo del Sempione e si dirige verso la luce in Italia

Foto 9 Il manifesto Leopoldo  Metlicovitz creato nel 1907 per la mostra del Ciclo a Milano

Foto 10 Il manifesto di Leopoldo Metlicovitz per pubblicizzare igli abiti dei Magazzini Italiani Mele di Napoli.

David Rymer “La Storia dei Manifesti Pubblicitari. Dalla fine dell’Ottocento agli anni Quaranta” White Star, cartonato formato 26x32,8 cm con sovracoperta riccamente illustrato € 35.00.    

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Articolo pubblicato il 06/10/2019