Nella società occidentale sono in netto aumento gli stati depressivi. Fra le varie cause della malattia numerosi indizi portano all’eccessivo consumo di fumo e alcool, in particolare fra i giovani

La depressione è la condizione in cui una persona si sente scoraggiata, triste, senza speranza, demotivata o disinteressata alla vita. Quando questi sentimenti durano per un breve periodo di tempo, può trattarsi di  un evento del tutto occasionale, ma se questo stato in cui viene a trovarsi un individuo dura più di due settimane e quando i sentimenti interferiscono con le attività quotidiane impedendone il normale svolgimento, trascurando  il prendersi cura della famiglia, della propria persona, il trascorrere del tempo con gli amici, o andare al lavoro o a scuola, è importante prendere in considerazioni che possa trattarsi del preludio di uno stato depressivo di una certa gravità e, come tale, che non debba essere trascurato.

In Italia 7,5 milioni di persone soffrono di depressione. In percentuale si tratta del 12,5 per cento della popolazione, ossia 1,2 cittadini su 10. I dati sono diffusi dalla Società Italiana di Psichiatria (SIP). Si calcola che nel 2020 la depressione costituirà la prima causa di disabilità. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha previsto che entro il 2030 la depressione rappresenterà il più alto livello di disabilità accordato a qualsiasi disturbo fisico o mentale nel mondo (WHO, 2008). Livelli significativi di depressione colpiscono circa il 20 per cento degli adulti, direttamente o indirettamente durante la loro vita, con quasi il doppio nelle donne rispetto agli uomini.

Un dato che non deve essere trascurato e fornito dai dati statistici relativi allo stato di salute della nostra società, che indicano un netto aumento, rispetto al passato, degli stati depressivi fra i giovani. Vi sono numerose potenziali spiegazioni per comprendere quali possano essere le cause della evoluzione di una malattia che interessava soprattutto le fasce più anziane della popolazione, fra queste viene sovente additata la correlazione esistente fra lo stato di benessere sociale dell’individuo e lo stato del suo umore; una maggiore disuguaglianza e la solitudine sono condizioni favorevoli all’insorgenza di uno stato depressivo, anche se in più di una occasione questo dato è stato smentito dai fatti.

Ancora fra le varie cause di insorgenza della depressione, si pensa ad uno sfasamento fra benessere mentale e fisico dipendente dall’aumento della durata della vita, con l’inevitabile insorgenza di malattie croniche e ciò che questo comporta, mentre per le generazioni intermedie, lo sfasamento evolutivo tra il tipo di vita del passato e la continua evoluzione della vita moderna, può essere causa scatenante di stati depressivi insorti in chi non riesce a tenere il passo con i tempi. Le popolazioni moderne sono sempre più sovralimentate, malnutrite, sedentarie, carenti di luce solare, prive di sonno e socialmente isolate. Questi cambiamenti nello stile di vita contribuiscono alla cattiva salute fisica e influenzano l'insorgenza della depressione. Ma tutto ciò non è ancora sufficiente a spiegare perché soprattutto le fasce giovanili siano sempre più interessate da stati depressivi, se non si tiene conto della enorme, e per certi versi, incontrollata diffusione del fumo di sigaretta. 

Le statistiche hanno evidenziato  che l’età in cui si inizia a fumare è intorno agli 11-12 anni e lo spirito con cui viene acquisita questa forma di schiavitù nei confronti della nicotina, dipende oggi, come fra le generazioni passate, dallo spirito di emulazione nei confronti degli adulti che porta un soggetto giovane a credere di essere già come loro, manifestando una certa dose di audacia, autorizzandolo a sfidare divieti, per lo più imposti in ambito  familiare.  Con l'accensione della sigaretta viene simbolicamente tagliato un ponte che ricollega all’infanzia e il gesto assume il significato di volersi emancipare da uno stato di sudditanza, acquisendo così la dignità di soggetto finalmente  svincolato da un particolare tipo di vita che lo vuole sottomesso. Ma perché il fumo è così amato da larghe fasce della popolazione, in particolare dai giovani?

Con l'aumentare dell'età crescono i motivi di stress e il fumare, iniziato come atto dimostrativo, comincia ad essere utilizzato per vincere i numerosi motivi di tensione cui tutti, per un motivo o l'altro, siamo sottomessi e che aumentan il livello di stress degli individui.

 Il fumare una sigaretta quando si è nervosi costituisce un vero e proprio atto di "autoprescrizione" di un presidio che si vorrebbe farmacologicamente efficace nell'attenuare lo stress. Ma le ricerche sulla correlazione esistente fra il  fumo e lo stress hanno dimostrato che, lungi dall'aiutare le persone a rilassarsi, il fumo aumenta l'ansia e la tensione. La nicotina crea un immediato senso di rilassamento e quindi la gente fuma nella convinzione che vengano ridotti  lo stress e l'ansia, ma questa sensazione di rilassamento è temporanea e, ben presto,  lascia il posto a sintomi di astinenza e ad un aumento del desiderio. E' interessante notare che l'introduzione della nicotina tramite le sigarette, favorisce  il rilascio della dopamina chimica nel cervello. La dopamina, una molecola che il nostro corpo produce naturalmente,  è la sostanza che presiede i nostri sogni, controlla le sensazioni piacevoli, la motivazione personale, l'attenzione, l'apprendimento e controlla i meccanismi di regolazione del sonno. La dopamina si trova spesso a livelli molto bassi nelle persone che soffrono di stati depressivi; si tratta di soggetti che utilizzano le sigarette come un modo per aumentare temporaneamente il loro apporto di dopamina, avendo la sensazione che il fumo sia  di aiuto nella depressione. Fumando  è possibile sperimentare una sensazione di benessere, ma in realtà, numerosi sono i problemi derivanti dall'utilizzo delle sigarette per affrontare la depressione.

Come detto sopra è definitivamente accertato che il fumo, tramite la nicotina, stimola il rilascio della dopamina chimica nel cervello, ma la sensazione di benessere che questa stimola, è presto offuscata dal fatto che il fumo stesso spinge  il cervello a rallentare il proprio meccanismo di produzione di dopamina così che, in un tempo più o meno lungo, il fumatore, per sperimentare lo stato di quiete e benessere indotto dal rilascio di dopamina, è costretto a fumare sempre più, riducendo ulteriormente la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore della felicità, situazione che lo porterà in tempi più o meno lunghi ad uno stato sempre più ingravescente  di ansia e di depressione.

Sono questi i   motivi per cui  molte persone pur rivolgendosi al fumo per placare l'ansia e trovare una via d'uscita dalla depressione,  si rivolgono alle sigarette quando vengono a trovarsi in uno stato d'ansia e gli effetti fisiologici della nicotina possono condurlo verso una sensazione di tranquillità. Tuttavia questo meccanismo di solito funziona solo fino a quando la sostanza agisce  attraverso il sistema di rilascio della dopamina, il che significa che le situazioni che provocano ansia, placate temporaneamente da alcune boccate di fumo, riporteranno la persona allo stesso stato ansioso in cui si trovava  prima di accendersi la sigaretta, facendolo scivolare sempre più verso la depressione. Tutti i benefici a breve termine che il fumo sembra avere, sono poi ulteriormente  peggiorati dai tassi più elevati di problemi di salute fisica legati al fumo, come il cancro ai polmoni , l'ipertensione e l'infarto, ragion per cui è opportuno che i meccanismi della sanità pubblica preposti alla prevenzione, tengano in debita considerazione una appropriata e sempre più indispensabile opera di informazione dei danni da fumo fra le aule scolastiche per far si che almeno una delle cause della depressione venga notevolmente ad essere notevolmente attenuata fra gli adulti di domani.       

 

 

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Articolo pubblicato il 08/10/2019