Giuseppi il megalomane silente

"Si può competere con l’Intelligenza, ma non con la stupidità. L’Intelligenza ascolta, capisce e, anche se non condivide, accetta. La stupidità si dimena nell’ EGO, pretende ragione e non guarda oltre a ciò che vede la sua convinzione." (per citare un anonimo del web).

 

Naturalmente nessuno  può mettere in dubbio l’intelligenza del professore. Un uomo con un CV di tutto rispetto, educato elegante e colto ma sgusciante e pieghevole.

Duttile e malleabile come una moneta falsa.


Così come non si può mettere in dubbio il suo EGO, e la sua supponenza. Specie nel momento in cui tratta con superiorità arrogante una giornalista, quella del parmigiano,  che, pur avendo avuto un comportamento  non consono  istituzionalmente, forse non meritava quel trattamento. Non da quel tipo di persona, che ha continuato a polemizzare anche quando era già uscita di scena.

Cosa che un vero signore in quella circostanza non dovrebbe mai fare.E non in quella sede.


Questo è soltanto un aneddoto, ma spesso proprio da un solo gesto eclatante si recepisce carattere e personalità di un individuo.
Dagli strani silenzi che lo facevano apparire una marionetta uscita dalle maglie dei vaticanensi  che lo proteggevano. Dall’apparente provenienza dal nulla, dalle nebbie dell’Università di Firenze, che comunque non è l’ultima arrivata, ci piove addosso una serie di scoperte che non fanno certo pensare a un parvenue, a uno sceso dal monte con la piena, come tanti membri del suo governo. Anzi, dei suoi governi.


Il suo acerrimo nemico, con il quale ha governato fino a pochi mesi fa e verso il quale ha avuto parole di fuoco, tanto da renderlo, almeno apparentemente, sgomento, sostiene che ormai ha perso il controllo, per l’impegno a districarsi fra Renzi, gli americani e le spie. In un’intervista al Mattino, il leader leghista gli si scaglia contro togliendosi anche il famoso sassolino dalla scarpa.

 

Contro il premier che si è detto pronto a riferire al Copasir sulla questione della visita del ministro Usa William Barr a Roma e sul Russiagate.
“Conte può andare quando vuole, la sua parabola la vedo bella che finita. È confuso, da cinque giorni dice tutto e il contrario di tutto, ma evidentemente c’è qualcosa che non torna”.


Ora, tutto si può dire di Salvini, di tutto e di più, ma non che abbia tenuto nascosto il proprio carattere. Un’amica  aveva definito Giuseppi l’acqua cheta, da sempre. E nessuno può dimenticare il detto famoso. Quello sui ponti rovinati. In questo caso i Governi.


“Il patto Pd-M5S diventi un’alleanza contro Salvini e Raggi non si deve dimettere” intanto  esordisce con voce chioccia e sguardo pendulo il segretario piddino. Senza rendersi conto, evidentemente, che tanti dei suoi sodali hanno capito ormai che non si fa sempre politica contro qualcuno, ma ogni tanto si fa anche pro cittadino. Che altrimenti si scoccia  di brutto. 

 

E che qualche volta è anche necessario costruire e andare oltre il “tutti e di tutto contro Salvini”.
Ma quanto durerà? Sarà il fuoco amico a far fuori il premier, e non le opposizioni. Primo inquietante segnale durante la votazione sul Def, quando Franceschini avrebbe chiamato i grillini, apparentemente molto tranquilli: “Ragazzi fate qualcosa, chiamate i vostri. Avete visto l’Aula? Siamo sul filo dei numeri“.


Tutto ciò premesso, cresce la fiducia nel governo, secondo il sondaggio Ipsos del Corriere della sera. Sale il gradimento del premier e dei leader dell’alleanza giallorossa.
Se son rose fioriranno.


Nota a margine.
Intanto, facendo il conto della serva si evince che mentre dal TAGLIO dei PARLAMENTARI, fatta la somma algebrica il risparmio sarebbe di 100 milioni pro anno, e il condizionale è d’obbligo, con ALITALIA, tanto per esemplificare, la perdita è stata di 60 milioni di pro anno, da almeno 15 anni.


Cara Ceretelli

 

Fotografia dell’autrice

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 20/10/2019