Dopo l’Umbria tocca all’Emilia Romagna. E ora Bonaccini trema. Di Giuseppe Leonelli.

“Emilia Romagna, tutta un’altra storia”. E’ questo lo slogan che il presidente ricandidato Pd in Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, rilancia all’indomani della disfatta dell’accordo Pd-M5S in Umbria.

 

“In Umbria, l’accordo tra centrosinistra e 5 Stelle ha risposto ad una condizione di emergenza, arrivando ad una candidatura neutra e ad un disarmo bilaterale per rendere possibile l’alleanza; qui io posso essere in campo con la mia faccia, la mia storia e con quel che sto facendo – afferma Stefano Bonaccini in un lungo post su Facebook -. C’è un centrosinistra largo che si apre al civismo, l’appello dei sindaci e le tante disponibilità che stanno arrivando a correre in una mia possibile lista civica dimostrano la capacità espansiva di questa esperienza di governo regionale.

Lo ribadisco: se qui ci sarà un accordo coi 5 Stelle sarà sui contenuti e sul progetto: sono pronto a confrontarmi in qualsiasi momento per verificare insieme le tante cose che ci uniscono e per discutere anche laicamente delle cose su cui non siamo d’accordo. La sfida sarà certamente molto dura ma possiamo vincere, avanzando proposte migliori e più credibili di quelle dei nostri avversari.

 

Ci rivolgeremo anche a chi vota a destra ma può riconoscere che questa Regione è governata bene, meglio del resto del Paese. Poi il mio appello va a tutti, naturalmente: se non si vuole consegnare l’intero Paese agli altri bisogna mettersi insieme. Insieme per le cose da fare, non contro qualcuno. Insieme per l’Emilia-Romagna”.

 

Un appello all’unità, quello di Stefano Bonaccini, che suona un po’ come un sos disperato ai 5 Stelle per evitare che la disfatta umbra si ripeta sotto le Due Torri. Appello ai grillini, che peraltro hanno già chiuso le porte definitivamente, ma non solo. Il governatore uscente punta a una Santa alleanza per fermare il centrodestra a traino Salvini, dipinto ovviamente come il male assoluto, ma dimentica programmi e coerenza di vedute.

 

Vanno bene tutti nella coalizione larga di Stefano Bonaccini: dall’estrema sinistra fino a destra purché anti-Salvini. “A chi si dichiara di sinistra e democratico però è amico di tutti perché non si sa mai, e anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico, ed è anche fondamentalista per evitare guai” – cantava Guccini nel suo “Addio”.

 

Un appello a tutti per non morire, per non diventare il primo presidente di sinistra dell’Emilia Romagna a passare alla storia come perdente. Per non trasformarsi da Godot (nomignolo attribuitogli in Emilia per il suo ritardo, strategico, nelle scelte) a Ultimo samurai del Sistema Pd.

 

Loccidentale.it

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Articolo pubblicato il 30/10/2019