Maurizio Cassetti, breve ricordo di un amico

di Giancarlo Libert

Profondo cordoglio nel mondo culturale piemontese ha provocato la scomparsa, all’età di 78 anni a Torino, di Maurizio Cassetti, dove si era ritirato in pensione. Nato a Roma nel 1941, arrivò in Piemonte nel 1967 al suo primo impiego. Nel maggio del 1969 giunse a Vercelli come direttore del locale Archivio di Stato con l’ufficio ricavato in un negozio di via Dante Alighieri; all’epoca l’archivio aveva 411 volumi e registri (liste di leva e ruoli matricolari provenienti dall’Archivio di Stato di Torino) conservati in una cantina.

Successivamente curò l’apertura delle sezioni staccate di Biella (diventata autonoma con la nascita della provincia) e di Varallo. Venne poi nominato Direttore dell’Archivio di Stato di Asti, dove rimase fino al febbraio 2005, per essere poi trasferito come Dirigente del Servizio II° della Direzione Generale degli Archivi di Roma.

Fu Socio Corrispondente della Deputazione Subalpina di Storia Patria, si rese promotore nel 1971-72 della fondazione della Società Storica Vercellese, di cui fu primo segretario, consigliere e poi consigliere onorario, Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Cavaliere al merito della Repubblica Italiana. Fondò con alcuni amici l’Associazione Amici degli Archivi Piemontesi che pubblicava la rivista Archivi e Storia, di cui fu Direttore.

Fu nominato “Vercellese dell’anno” nel 1996, studioso della storia e della civiltà cinese. Ha pubblicato, a partire dal 1970, oltre centocinquanta tra articoli e volumi Nel periodo astigiano (dal dicembre 1993 al 2005) recuperò numerosi archivi comunali e di famiglie nobili, archivi di enti pubblici e privati e archivi notarili, curò il trasferimento dell’Archivio dalla sede di via Morelli (piazzetta dell’Archivio) in quella attuale presso il nuovo Tribunale, negli ampi locali del restaurato monastero di Sant’Anna. Innumerevole le iniziative volte a far conoscere il grande patrimonio archivistico astigiano in occasione di mostre realizzate in collaborazione con diversi enti istituzionali.

Come aveva fatto a Vercelli e a Biella pubblicò una Guida dell’Archivio di Stato di Asti, apparsa nel 1996. Avendolo conosciuto nel periodo astigiano ho poi continuato a frequentarlo anche nel periodo successivo al suo rientro da Roma, partecipando a diverse conferenze, collaborando con articoli alla rivista da lui diretta e con visite nel suo “studiolo” nel palazzo Scaglia di Verrua, vicino all’Archivio Storico della Città di Torino, dove ha raccolto un’importante biblioteca di oltre duemila testi sulla Cina, una delle sue grandi passioni.

Anche per un neofita come il sottoscritto che si avvicinava al mondo degli archivi negli anni giovanili quando il sabato mattina frequentavo con passione, l’Archivio di Stato di Asti, Maurizio Cassetti dava sempre importanti consigli e aiuti nelle ricerche storiche. Mi ha dato importanti segnalazioni per le mie prime pubblicazioni di carattere storico, insegnandomi sempre a confrontare le diverse fonti archivistiche.

La sua empatia era contagiosa e le sue battute, talvolta in romanesco, erano un aiuto e un bene prezioso. Cassetti fu sempre un leale funzionario dello stato, attendo alle spese, talvolta ingenti come quelle per il restauro del monastero di Sant’Anna. Lo ha commemorato con un toccante ricordo Piera Mazzone, direttrice della biblioteca di Varallo.

Nel 2011, uscì il suo lavoro Pagine sparse, corposo volume dedicato alla moglie Carmela e ai figli Roberto e Laura: “Dopo tanti anni di appassionato e duro lavoro ho sentito il dovere di regalarmi questo libro…la mia azione primaria si è rivolta soprattutto alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio archivistico e a questo hanno mirato i miei scritti. Non ho potuto né voluto fare opera da storico, che del resto non rientrava nei miei doveri di archivista di Stato. Sono fiero di essere rimasto nell’Amministrazione (anche se più volte c’è stata la tentazione e la possibilità di abbandonarla) animato sempre da entusiasmo, nonostante tante delusioni, incomprensioni e silenzi, e di avere nel mio piccolo cercato di contribuire al suo buon nome”.

Giancarlo Libert

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Articolo pubblicato il 13/11/2019